Monday, January 19, 2015

Napolitano taglia i viveri al suo successore. E il suo segretario: “Non applaudite?”*******

Napolitano taglia i viveri al suo successore. E il suo segretario: “Non applaudite?”

Napolitano taglia i viveri al suo successore. E il suo segretario: “Non applaudite?”
C’è voluta una lunga e pacata riflessione,
durata la bellezza di nove anni, ma alla fine anche Giorgio Napolitano si è convinto che per la presidenza della Repubblica fosse giunta l’ora di stringere un po’ la cinghia. E giusto prima di chiudere la porta del Quirinale e tornare nell’appartamento personale di via dei Serpenti nel rione Monti, ha deciso che fosse giunta l’ora della dieta. Quella del suo successore. E finalmente le forbici hanno sferruzzato anche i capitoli di bilancio della presidenza della Repubblica. Niente di clamoroso, per carità: nel 2015 fra l’attuale reggente Piero Grasso e il successore ufficiale che verrà prima o poi eletto nel mese di febbraio ci saranno nelle casse del Colle 4 milioni di euro in meno dell’ultimo anno vissuto da Napolitano. Quattro su 228, quindi la riduzione è inferiore al 2% del bilancio, ma è pur sempre un primo passo. Il fatto è quella forbicina ha tagliuzzato i capitoli in modo che sembra quasi malizioso, quasi irrispettoso nei confronti del nuovo Presidente. Mica è andata a ridurre le spese fisse, che sono gran parte del bilancio: restano sostanzialmente immutate, limate solo in qualche spicciolo (ridotte di 12 mila euro) le retribuzioni al personale fisso, che superano i 90 milioni di euro di costo, e rappresentano quasi il 40 per cento del bilancio complessivo. Aumentano anche le spese previdenziali, e lì c’è poco da fare: l’unico travaso è all’interno delle varie voci, con le pensioni di reversibilità che crescono del 5% e quelle dirette che salgono di qualche decina di migliaia di euro. Siccome è un bilancio di previsione, l’indicazione è vagamente iettatoria: significa che nelle previsioni degli amministratori del Quirinale il 2015 sarà l’ultimo anno in vita per molti ex dipendenti, e che durante i 12 mesi i trattamenti pensionistici saranno trasferiti alle vedove. I taglietti però incidono in modo particolare sullo staff del prossimo presidente della Repubblica, che si troverà ridotto dopo anni di vacche grasse. Lo stanziamento per i consiglieri del presidente della Repubblica vengono infatti ridotti da 2 milioni e 371 mila euro a 2 milioni e 80 mila euro. Mancheranno quindi 291 mila euro di dotazione, e dal punto di vista percentuale è il taglio più rilevante apportato al bilancio del Quirinale: -12,27%. Scendono di 326 mila euro (ma percentualmente rappresentano il 3 per cento) anche gli stanziamenti per pagare il personale distaccato (in bilancio ora ci sono 10 milioni e 487 mila euro), con cui spesso vengono allargati gli staff presidenziali. Saranno di meno dunque i collaboratori del nuovo presidente della Repubblica, e soprattutto saranno più stanziali, forse prevedendo che chi salirà sul Colle avrà meno attivismo politico e internazionale del predecessore. Fatto sta che Napolitano prima di andarsene ha fatto ridurre di 120 mila euro anche le spese di trasferta 2015 per i suoi collaboratori:passano da 370 mila a 250 mila euro, con una riduzione assoluta di 120 mila euro e percentuale ancora più significativa: -32,43%. Meno staff, meno poltrone e scrivanie per i collaboratori del presidente. Per l’acquisto degli arredi il capitolo di spesa scende da 545 mila a 470 mila euro: in termini assoluti tagliati 75 mila euro, che percentualmente vogliono dire – 13,76%. Napolitano ha fatto tagliare sensibilmente anche il capitolo della biancheria, e onestamente qui la ragione è più difficile da comprendere:il personale fisso è numericamente lo stesso di prima. Forse ci si riferisce a tovaglie e tovaglioli, e con meno collaboratori ci sarà qualcuno meno a tavola. Fatto sta che la riduzione è di 57 mila euro, con il capitolo che passa da 327 mila a 270 mila euro (-17,43%). Il taglio più sensibile in proporzione e forse più curioso è quello operato sul capitolo dell’acquisto di bestiame per la tenuta di Castelporziano. I numeri, prima di tutto:il capitolo perde 61 mila euro passando da una dotazione di 130 mila a una di 69 mila euro. Il taglio è una batosta: -46,92%. A cosa si riferisca però è di difficile interpretazione: la nota illustrativa che accompagna il bilancio di previsione 2015 del Quirinale semplicemente non ne fa cenno alcuno. Si rileva solo che “circa 20 mila fra studenti, insegnanti e studiosi italiani e stranieri sono stati guidati nei vari percorsi naturalistici e culturali offerti dalla Tenuta di Castelporziano”. Degli animali si fa cenno in una lunga scheda pubblicata sul sito internet della presidenza della Repubblica. Si spiega che “Gli ungulati vivono allo stato selvatico e numerosi, insieme a cinghiali e daini, sono presenti i caprioli e più modesti nuclei di cervo. Insieme agli ungulati la foresta è popolata da numerosi altri mammiferi: fra i mustelidi la martora, la puzzola, la faina e il tasso, la volpe e il riccio, e fra i roditori l’istrice, la lepre e il coniglio selvatico. Di particolare interesse zoologico vanno segnalati il cinghiale maremmano in purezza, il capriolo attribuito alla sottospecie italica e la lepre mediterranea”. Ma gran parte di queste specie in genere non si acquistano. Il taglio dovrebbe riguardare dunque la popolazione di animali da allevamento. Di questi si fa gran vanto la stessa scheda sul sito: “Gli allevamenti degli animali domestici, costituiscono una componente rilevante del paesaggio tipico della campagna romana. Castelporziano, infatti, assicura la permanenza in purezza di equini e bovini di razza maremmana, quasi in via di estinzione, allevati allo stato brado ed accuditi da esperti butteri, secondo la tradizione secolare. La selezione è assiduamente curata, tanto che gli esemplari della Tenuta spesso si classificano ai primi posti nelle principali esposizioni e rassegne di settore”. Infine i tagli ai consumi base: il prossimo presidente della Repubblica sarà probabilmente più giovane, e quindi via un po’ di riscaldamento che non sarà più necessario. Tagliate del 20% anche le dotazioni per le spese telefoniche, del 12% quelle di cancelleria, della stessa percentuale quelle per l’organizzazione di eventi culturali, dell’11% quelle per la sanificazione ambientale e ben del 22,2% quelle per l’acquisto dei materiali di pulizia. IL successore è bene che si rassegni: il Quirinale con lui sarà un po’ più sporchetto…Il segretario generale del Quirinale, Donato Marra , si arrabbia e scrive:
Con riferimento all’articolo a firma Franco Bechis apparso ieri sul quotidiano da lei diretto, dal titolo “L’ultima beffa di Re Giorgio, taglia la corte al suo successore” non posso fare a meno di rilevare che tale affermazione è destituita di fondamento, oltre che mistificatoria nei confronti di un Presidente che, fin dall’inizio del suo primo mandato, ha promosso l’adozione da parte del Segretariato generale di numerosi provvedimenti diretti alla riduzione delle spese del Quirinale: provvedimenti ampiamente riportati nelle note illustrative dei bilanci di previsione, pubblicate ogni anno e agevolmente consultabili sul sito del Quirinale, che hanno posto le premesse per il progressivo riequilibrio del bilancio interno. Mi limito a riportare i seguenti inoppugnabili dati di fatto: a) la riduzione della dotazione a carico del bilancio dello Stato a 224 milioni di euro per il triennio 2015 – 2017 ha riguardato, in misura tra l’altro superiore, anche il bilancio per il 2014, avendo l’amministrazione restituito, lo scorso anno, 4 milioni e 500.000 euro al MEF. b) la suindicata riduzione della dotazione è stata poi resa possibile dalle economie realizzate nel corso degli anni precedenti grazie ai provvedimenti via via adottati, tra i quali ricordo in particolare: consistenti riduzioni del personale grazie al blocco del turn over, abrogazione del meccanismo di adeguamento automatico delle retribuzioni al 90 per cento di quelle del personale del Senato, blocco delle retribuzioni tabellari e pensioni al livello conseguito nel 2007 e infine introduzione del tetto di 240 mila euro alle medesime retribuzioni. Si è inoltre resa più efficiente e controllata la gestione amministrativa, anche grazie all’introduzione del bilancio di cassa e del bilancio pluriennale, contribuendo a ridurre in misura consistente la stessa spesa discrezionale per beni e servizi, scesa dal 31 dicembre 2006 ad oggi da 26 a 22,09 milioni di euro, nonostante l’inflazione di circa il 13% maturata da allora e la maggiorazione degli oneri fiscali (in particolare l’IVA). Gli effetti di tali provvedimenti si sono prodotti a partire dalla loro adozione e hanno inciso pertanto innanzitutto – per usare le parole dell’autore dell’articolo – sulla “corte” del Presidente Napolitano. c) la riduzione della spesa prevista per il personale distaccato non riguarda il personale addetto agli staff del Presidente della Repubblica e dei suoi Consiglieri, ma esclusivamente il personale addetto alla sicurezza, drasticamente ridotto di 321 unità rispetto al 31 dicembre 2006. Tanto basta a dimostrare che la riduzione della dotazione a 224 milioni di euro è l’effetto di una oculata gestione avviata fin dal 2006 su impulso lungimirante del Presidente Napolitano dinanzi a polemiche egualmente infondate e nel merito opposte a quella odierna: l’avere cioè mantenuto a un livello troppo elevato gli oneri del Quirinale. Nulla, comunque, che possa far pensare ora a una decisione estemporanea diretta a danneggiare il nuovo Presidente della Repubblica. Cordialmente, Donato Marra
A Marra debbo anche io una controrisposta. Eccola:
Spero che la tradizione non si interrompa questo anno: dal 2006- da nove lunghi anni- racconto ogni mese di gennaio il bilancio di previsione del Quirinale e poche ore dopo arriva la piccata e sempre gradita replica del segretario generale, Donato Marra. Ormai è come il Natale e la Pasqua: un appuntamento a cui ci si prepara. E con il tempo si smussano perfino gli angoli: il segretario generale accetta- sia pure a denti stretti- quella definizione di “corte” di Giorgio Napolitano per descrivere i suoi più stretti collaboratori. Per restituire il favore, vanno bene anche la “lungimiranza” e l’ “oculatezza” dell’ex presidente della Repubblica. Nel merito però: l’articolo confrontava il bilancio di previsione 2014 e 2015 del Quirinale, due documenti redatti con la stessa tecnica e la stessa filosofia ragionieristica. Quindi confrontabili, perchè si possono confrontare le pere con le pere, per dirla in parole povere. Il dottor Marra con la sua replica cita dati del bilancio consuntivo 2014 (che non è pubblico, e non è confrontabile con quello di previsione 2015), e mette a raffronto addirittura nove anni di gestione con un bilancio preventivo. Confronta le pere con un’intera piantagione, e non è consentito dai principi base della ragioneria. Il bilancio di previsione 2014 indicava una dotazione di 228 milioni, quello 2015 di 224 milioni: sono 4 milioni in meno. A consuntivo dell’anno raffronteremo gli eventuali risparmi durante i 12 mesi. Ora non è possibile, né corretto farlo. La riduzione della spesa per il personale distaccato mette a confronto ancora una volta previsioni 2015 e 2014. Non ha senso una replica con i dati del 2006. Che si tratti di personale addetto alla sicurezza, apprendo come tutti dalla lettera di Marra: non c’è scritto nelle tabelle di bilancio, né nella nota illustrativa che le accompagna. Franco Bechis

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