Friday, January 2, 2015

ANDANTE CON RITMO-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-2 gennaio 2015

ANDANTE CON RITMO-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-2 gennaio 2015
ANDANTE CON RITMO-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-2 gennaio 2015

L'Italia è il Paese europeo col maggior numero di leggi e col più alto tasso di illegalità. È prima in Europa, nel G 7 e nell’intero Occidente per corruzione percepita, al 69 ° posto fra le nazioni più virtuose (fonte Transparency International). La corruzione si mangia il 40 % di ogni grande opera: solo l’alta velocità ferroviaria costa da noi una media di 61 milioni a km contro i 10, 2 della Parigi-Lione, i 9, 8 della Madrid-Siviglia e i 9, 3 della Tokyo-Osaka (Commissione Ue). Abbiamo i cantieri più lenti d’Europa, con tempi allungati di un terzo negli ultimi cinque anni (Dps-Uver): ogni opera sopra i 100 milioni dura in media 14 anni. La nostra evasione fiscale è la più alta d’Europa (la terza nel mondo, subito dopo Turchia e Messico), come pure la pressione fiscale (44 %, la quarta dell’Eurozona, la prima per il suo aumento in base al Pil nell’ultimo decennio: nel 2002 era al 40, 5). Ogni italiano evade in media 38 euro ogni 100: merito dei 10-11 milioni di evasori su 40 milioni di contribuenti, per almeno 180 miliardi sottratti ogni anno al fisco (Ocse-Corte dei conti). Un italiano su due dichiara meno di 15 mila euro, il 50 % dell’Irpef la paga il 10 % dei contribuenti e gli imprenditori risultano più poveri dei loro dipendenti. Il 40 % delle imposte evase in tutt’Europa è made in Italy. Primato mondiale per il sommerso: l’economia in nero è il 21 % di quella legale, 340 miliardi l’anno. Ma niente paura: secondo l’Institut de criminologie et de droit penal, nel 2011 avevamo appena 156 detenuti per crimini economici e fiscali, contro gli 8. 601 della Germania (55 volte in più): la media europea è 10 volte la nostra, col 4, 1 % di colletti bianchi in galera contro lo 0, 4 dei nostri. Che sono 1 / 6 degli olandesi, 1 / 10 degli svedesi, inglesi e norvegesi, 1 / 11 dei finlandesi, 1 / 15 degli spagnoli, 1 / 22 dei turchi. E ci umiliano persino i paradisi fiscali di Montecarlo (23 %) e Liechtenstein (38, 6 %). Abbiamo servizi fra i più scadenti, ma siamo secondi in Europa per i rincari delle bollette: + 19, 1 % nel 2014 (+ 324 pro capite). Ci batte solo la Spagna, ma l’anno prossimo vinciamo noi (la Cgia di Mestre prevede aumenti di acqua, trasporti, sanità e rifiuti per 677 euro a testa). Nei costi dei conti correnti bancari non ci supera nessuno: 350 euro l’anno contro i 114 della media dell’Unione europea. Illegale il Paese, illegale lo Stato: l’Italia è prima in Europa per procedure d’infrazione Ue (ben 99), multe per trasposizione tardiva delle norme europee (36), reclami all’Ue di cittadini italiani contro il loro Stato (438) e frodi comunitarie. Siamo invece ultimi per aumento di turisti stranieri: cresciuti in tutta Europa (persino in Grecia e Lettonia), da noi sono calati dello 0, 5 % (-4, 6 calcolando anche il crollo del turismo nazionale): il tutto, con il maggior patrimonio artistico e culturale del mondo. Siamo ben piazzati anche sull’economia. In 20 anni abbiamo perso rispetto alla Germania 14 punti di Pil, che nel 2014 è sceso dello 0, 4 % (il Def di Renzi prevedeva un + 0, 8). Il debito pubblico, sotto il governo Renzi, è cresciuto di 80 miliardi in 10 mesi toccando i 2. 140 miliardi (131, 6 % del Pil). Il deficit (che doveva scendere, nelle previsioni del premier, al 2, 3 %), è salito al 2, 9. La produzione industriale è precipitata dell’ 1, 2 %. Intanto abbiamo smarrito altri 600 mila posti di lavoro: la disoccupazione, che Renzi aveva preso al 12, 7 %, ora è al 13, 2 (quella giovanile è balzata dal 42, 3 al 43, 3). E meno male che siamo il paese più vecchio dell’Ocse (l’unico con più di un abitante su cinque over 65 e meno di uno su quattro under 25), col secondo peggior tasso di natalità d’Europa (8, 5 bambini su mille abitanti, secondi solo al Portogallo) e con le peggiori politiche per le famiglie e le giovani coppie: sennò saremmo ancor più rovinati. Fortuna poi che molti giovani se ne vanno: 94. 126 espatri solo nel 2013 (+ 28 %).
Ma non è che chi lavora se la passi granché meglio: coi salari fra i più bassi d’Europa, un occupato italiano è più povero di un disoccupato tedesco (in Germania il sussidio ai senzalavoro con famiglia supera i 1. 600 euro: il salario di gran parte dei nostri lavoratori). Avendo astutamente rinunciato alla banda larga, una famiglia su tre al Nord e una su due al Centro-Sud non ha ancora accesso a Internet: la nostra velocità media di navigazione è di 5 megabit contro gli 8 della Germania e i 12 dell’Olanda. Il che ci pone al 36 ° posto nell’Ict Developement Index su dotazioni e competenze digitali, dietro a Emirati, Qatar e Barbados. Quanto a velocità di download domestica, con 8, 51 megabyte scaricabili al secondo siamo ultimi nel G 8 (penultimo il Canada con 23, 09) e nell’Ocse, penultimi in Europa: nel 2010 eravamo al 70 ° posto al mondo, ora siamo al 98 °, tallonati dal Kenya. Peggio ancora la rapidità di upload: in cinque anni siamo precipitati dall’ 86 ° al 157 ° posto. Per non farci mancare nulla, siamo anche primi in classifica per ignoranza e disinformazione (Ignorance Index), su 14 paesi testati da Ipsos. Ma pure 64 esimi al mondo per libertà d’informazione secondo Freedom House e 49 esimi secondo Reporters Sans Frontières. E ultimi nell’Ocse per spesa nella scuola e nella ricerca in rapporto al Pil: solo un ricercatore precario su 100 viene stabilizzato. Per investimenti esteri siamo al 56 ° posto nel mondo e al 18 ° in Europa. Per competitività, 49 esimi nell’Ocse. Per risolvere una lite commerciale, impieghiamo 1. 185 giorni, il triplo dei grandi paesi europei. Nel ramo giustizia, a fronte della magistratura più produttiva d’Europa, abbiamo così tanti processi (5, 2 pendenti e 4 milioni nuovi ogni anno nel civile, 3, 4 pendenti e 3 nuovi nel penale) che durano in eterno. Le politiche di austerità, oltre a non risolvere nessuno dei guai sventolati per giustificarle, hanno aumentato diseguaglianze e ingiustizie sociali, raddoppiando il numero dei poveri: il 12, 4 % della popolazione (nel 2007 erano il 6, 8). Intanto siamo affondati al 24 ° posto dell’Ue per capacità d’inclusione nella vita sociale e lavorativa: solo Ungheria, Bulgaria e Grecia stanno peggio. E al penultimo per giustizia intergenerazionale. Però siamo primi per la la Repubblica, che ora purtroppo ci lascia dopo appena nove anni. Grazie a tutti per averci salvati dal baratro, alla faccia dei gufi e dei rosiconi. Avanti così, mi raccomando. Ma con più ritmo. quota di “Neet”, cioè di giovani che non lavorano e non studiano (Fondazione Bertelsman). L’ultimo rapporto dell’Ufficio Studi Confartigianato colloca l’Italia sotto la media europea in ben 42 indicatori economici e sociali su 50: oltre a quelli già detti, primeggiamo in peggio per tasso di abbandono scolastico, efficienza della spesa pubblica, costi dell’energia, tempi di procedure import-export, rapporti telematici con la PA, e così via. Il che produce un altro record: un tasso di pessimismo unico in Europa, con appena il 15 % dei genitori che pronostica per i figli una vita migliore della propria. Dall’alto di questo medagliere olimpico, non possiamo che guardare con rinnovata fiducia al futuro e con profonda gratitudine a chi ci ha così ben governati, a cominciare dai vari premier e dal più longevo presidente della Repubblica, che ora purtroppo ci lascia dopo appena nove anni. Grazie a tutti per averci salvati dal baratro, alla faccia dei gufi e dei rosiconi.
Avanti così, mi raccomando. Ma con più ritmo.

ANDANTE CON RITMO-Marco Travaglio-Il Fatto Q.-2 gennaio 2015
L'Italia è il Paese europeo col maggior numero di leggi e col più alto tasso di illegalità. È prima in Europa, nel G 7 e nell’intero Occidente per corruzione percepita, al 69 ° posto fra le nazioni più virtuose (fonte Transparency International). La corruzione si mangia il 40 % di ogni grande opera: solo l’alta velocità ferroviaria costa da noi una media di 61 milioni a km contro i 10, 2 della Parigi-Lione, i 9, 8 della Madrid-Siviglia e i 9, 3 della Tokyo-Osaka (Commissione Ue). Abbiamo i cantieri più lenti d’Europa, con tempi allungati di un terzo negli ultimi cinque anni (Dps-Uver): ogni opera sopra i 100 milioni dura in media 14 anni. La nostra evasione fiscale è la più alta d’Europa (la terza nel mondo, subito dopo Turchia e Messico), come pure la pressione fiscale (44 %, la quarta dell’Eurozona, la prima per il suo aumento in base al Pil nell’ultimo decennio: nel 2002 era al 40, 5). Ogni italiano evade in media 38 euro ogni 100: merito dei 10-11 milioni di evasori su 40 milioni di contribuenti, per almeno 180 miliardi sottratti ogni anno al fisco (Ocse-Corte dei conti). Un italiano su due dichiara meno di 15 mila euro, il 50 % dell’Irpef la paga il 10 % dei contribuenti e gli imprenditori risultano più poveri dei loro dipendenti. Il 40 % delle imposte evase in tutt’Europa è made in Italy. Primato mondiale per il sommerso: l’economia in nero è il 21 % di quella legale, 340 miliardi l’anno. Ma niente paura: secondo l’Institut de criminologie et de droit penal, nel 2011 avevamo appena 156 detenuti per crimini economici e fiscali, contro gli 8. 601 della Germania (55 volte in più): la media europea è 10 volte la nostra, col 4, 1 % di colletti bianchi in galera contro lo 0, 4 dei nostri. Che sono 1 / 6 degli olandesi, 1 / 10 degli svedesi, inglesi e norvegesi, 1 / 11 dei finlandesi, 1 / 15 degli spagnoli, 1 / 22 dei turchi. E ci umiliano persino i paradisi fiscali di Montecarlo (23 %) e Liechtenstein (38, 6 %). Abbiamo servizi fra i più scadenti, ma siamo secondi in Europa per i rincari delle bollette: + 19, 1 % nel 2014 (+ 324 pro capite). Ci batte solo la Spagna, ma l’anno prossimo vinciamo noi (la Cgia di Mestre prevede aumenti di acqua, trasporti, sanità e rifiuti per 677 euro a testa). Nei costi dei conti correnti bancari non ci supera nessuno: 350 euro l’anno contro i 114 della media dell’Unione europea. Illegale il Paese, illegale lo Stato: l’Italia è prima in Europa per procedure d’infrazione Ue (ben 99), multe per trasposizione tardiva delle norme europee (36), reclami all’Ue di cittadini italiani contro il loro Stato (438) e frodi comunitarie. Siamo invece ultimi per aumento di turisti stranieri: cresciuti in tutta Europa (persino in Grecia e Lettonia), da noi sono calati dello 0, 5 % (-4, 6 calcolando anche il crollo del turismo nazionale): il tutto, con il maggior patrimonio artistico e culturale del mondo. Siamo ben piazzati anche sull’economia. In 20 anni abbiamo perso rispetto alla Germania 14 punti di Pil, che nel 2014 è sceso dello 0, 4 % (il Def di Renzi prevedeva un + 0, 8). Il debito pubblico, sotto il governo Renzi, è cresciuto di 80 miliardi in 10 mesi toccando i 2. 140 miliardi (131, 6 % del Pil). Il deficit (che doveva scendere, nelle previsioni del premier, al 2, 3 %), è salito al 2, 9. La produzione industriale è precipitata dell’ 1, 2 %. Intanto abbiamo smarrito altri 600 mila posti di lavoro: la disoccupazione, che Renzi aveva preso al 12, 7 %, ora è al 13, 2 (quella giovanile è balzata dal 42, 3 al 43, 3). E meno male che siamo il paese più vecchio dell’Ocse (l’unico con più di un abitante su cinque over 65 e meno di uno su quattro under 25), col secondo peggior tasso di natalità d’Europa (8, 5 bambini su mille abitanti, secondi solo al Portogallo) e con le peggiori politiche per le famiglie e le giovani coppie: sennò saremmo ancor più rovinati. Fortuna poi che molti giovani se ne vanno: 94. 126 espatri solo nel 2013 (+ 28 %).
Ma non è che chi lavora se la passi granché meglio: coi salari fra i più bassi d’Europa, un occupato italiano è più povero di un disoccupato tedesco (in Germania il sussidio ai senzalavoro con famiglia supera i 1. 600 euro: il salario di gran parte dei nostri lavoratori). Avendo astutamente rinunciato alla banda larga, una famiglia su tre al Nord e una su due al Centro-Sud non ha ancora accesso a Internet: la nostra velocità media di navigazione è di 5 megabit contro gli 8 della Germania e i 12 dell’Olanda. Il che ci pone al 36 ° posto nell’Ict Developement Index su dotazioni e competenze digitali, dietro a Emirati, Qatar e Barbados. Quanto a velocità di download domestica, con 8, 51 megabyte scaricabili al secondo siamo ultimi nel G 8 (penultimo il Canada con 23, 09) e nell’Ocse, penultimi in Europa: nel 2010 eravamo al 70 ° posto al mondo, ora siamo al 98 °, tallonati dal Kenya. Peggio ancora la rapidità di upload: in cinque anni siamo precipitati dall’ 86 ° al 157 ° posto. Per non farci mancare nulla, siamo anche primi in classifica per ignoranza e disinformazione (Ignorance Index), su 14 paesi testati da Ipsos. Ma pure 64 esimi al mondo per libertà d’informazione secondo Freedom House e 49 esimi secondo Reporters Sans Frontières. E ultimi nell’Ocse per spesa nella scuola e nella ricerca in rapporto al Pil: solo un ricercatore precario su 100 viene stabilizzato. Per investimenti esteri siamo al 56 ° posto nel mondo e al 18 ° in Europa. Per competitività, 49 esimi nell’Ocse. Per risolvere una lite commerciale, impieghiamo 1. 185 giorni, il triplo dei grandi paesi europei. Nel ramo giustizia, a fronte della magistratura più produttiva d’Europa, abbiamo così tanti processi (5, 2 pendenti e 4 milioni nuovi ogni anno nel civile, 3, 4 pendenti e 3 nuovi nel penale) che durano in eterno. Le politiche di austerità, oltre a non risolvere nessuno dei guai sventolati per giustificarle, hanno aumentato diseguaglianze e ingiustizie sociali, raddoppiando il numero dei poveri: il 12, 4 % della popolazione (nel 2007 erano il 6, 8). Intanto siamo affondati al 24 ° posto dell’Ue per capacità d’inclusione nella vita sociale e lavorativa: solo Ungheria, Bulgaria e Grecia stanno peggio. E al penultimo per giustizia intergenerazionale. Però siamo primi per la la Repubblica, che ora purtroppo ci lascia dopo appena nove anni. Grazie a tutti per averci salvati dal baratro, alla faccia dei gufi e dei rosiconi. Avanti così, mi raccomando. Ma con più ritmo. quota di “Neet”, cioè di giovani che non lavorano e non studiano (Fondazione Bertelsman). L’ultimo rapporto dell’Ufficio Studi Confartigianato colloca l’Italia sotto la media europea in ben 42 indicatori economici e sociali su 50: oltre a quelli già detti, primeggiamo in peggio per tasso di abbandono scolastico, efficienza della spesa pubblica, costi dell’energia, tempi di procedure import-export, rapporti telematici con la PA, e così via. Il che produce un altro record: un tasso di pessimismo unico in Europa, con appena il 15 % dei genitori che pronostica per i figli una vita migliore della propria. Dall’alto di questo medagliere olimpico, non possiamo che guardare con rinnovata fiducia al futuro e con profonda gratitudine a chi ci ha così ben governati, a cominciare dai vari premier e dal più longevo presidente della Repubblica, che ora purtroppo ci lascia dopo appena nove anni. Grazie a tutti per averci salvati dal baratro, alla faccia dei gufi e dei rosiconi.
Avanti così, mi raccomando. Ma con più ritmo.

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