Sunday, November 8, 2015

19/07/2013 ARRESTATO A PANAMA AGENTE CIA*******

19/07/2013
ARRESTATO A PANAMA AGENTE CIA*******
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Robert Seldon Lady, ex capo della stazione CIA, arrestato a Panama
Da Frances D'Emilio e Juan ZAMORANO 07/18/13 19:42 ET EDT AP
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PANAMA CITY - Un ex capo base della CIA condannati nel rapimento del 2003 un sospetto terrorista da una strada italiana è stato arrestato a Panama dopo che l'Italia ha chiesto il suo arresto in uno degli episodi più noti del programma statunitense noto come consegna straordinaria, italiani e funzionari panamensi ha detto Giovedi.
Robert Seldon Lady, l'ex capo della CIA a Milano, è entrato Panama, ha attraversato il confine con il Costa Rica ed è stato rimandato a Panama dove è stato detenuto, secondo un funzionario italiano conosce indagine della resa di Chierico Osama Moustafa Hassan Nasr Italia. Il funzionario ha parlato a condizione di anonimato perché il funzionario non è stato autorizzato per discutere il caso.
Un ufficiale di polizia nazionale panamense ha detto Lady, 59 anni, era stato arrestato Mercoledì al confine con il Costa Rica e Panama. Il funzionario ha parlato a condizione di anonimato a causa della mancanza di autorizzazione per discutere la questione.
Il governo di Panama, che mantiene uno dei rapporti più stretti della regione con gli Stati Uniti, è stato ufficialmente in silenzio sul caso. Sicurezza ministro Jose Raul Mulino ha detto alla Associated Press che non era a conoscenza della detenzione di Lady e l'ufficio stampa della polizia nazionale - che funziona con l'Interpol, l'agenzia di polizia internazionale - ha detto di non avere informazioni. La CIA ha anche rifiutato di commentare.
Nasr, noto anche come Abu Omar, è stato spinto in una macchina nel febbraio 2003 in una strada di Milano, dove ha predicato, e trasferito in basi militari USA in Italia e in Germania prima di essere volato in Egitto. Egli sosteneva di essere stato torturato in Egitto prima di essere rilasciato.
Italia condotto un'indagine aggressiva e carica 26 della CIA e di altri dipendenti del governo degli Stati Uniti nonostante le obiezioni di Washington. Tutta l'Italia di sinistra prima di accuse sono state depositate nel primo processo al mondo che coinvolge programma di consegne straordinarie della CIA, in base al quale i sospetti terroristi sono stati rapiti e trasferiti in paesi terzi dove molti sono stati sottoposti a tortura.
Tutti i sospetti degli Stati Uniti sono stati poi condannati, ma solo Lady ha ricevuto una condanna - nove anni di carcere - che meritò una richiesta di estradizione secondo le linee guida legali italiani. Due ex capi di spionaggio italiani sono stati condannati anche quest'anno per il loro ruolo nel rapimento del religioso.
Il caso ha provocato tensioni tra Roma e Washington, due alleati tradizionalmente aitanti. Nel mese di aprile, il presidente d'Italia, Giorgio Napolitano, ha graziato un colonnello dell'Air Force statunitense condannato nel caso rendition, una mossa Napolitano sperava avrebbe mantenuto relazioni americano-italiano forte, soprattutto in materia di sicurezza.
Napolitano ha detto che ha concesso il perdono, nella speranza di risolvere un affare che gli Stati Uniti considerato senza precedenti a causa di un ufficiale militare statunitense per la NATO era stato condannato per fatti commessi sul territorio italiano.

Il colonnello Joseph Romano, fu il capo della base aerea di Aviano, nel nord Italia, dove Nasr è stata presa per la sua strada verso l'Egitto sicurezza.
Nel rilasciare il perdono, l'ufficio di Napolitano ha detto che il presidente aveva preso in considerazione il fatto che Obama, subito dopo la sua elezione, aveva posto fine a George W. Bush di amministrazione pratiche anti-terrorismo che l'Italia e l'Unione Europea considerati `' non compatibili con i principi fondamentali dello Stato di diritto ".
Madonna, che è nato in Honduras, ha lasciato l'Italia presto nella indagine italiana del rapimento. Egli ha anche ritirato dalla CIA. Interpol aveva emesso una richiesta di arresto di Lady, che riflette la determinazione d'Italia per riaverlo.
"I funzionari degli Stati Uniti che hanno finora eluso qualsiasi responsabilità per il loro ruolo in un programma di tortura globale dovrebbero prendere lo sviluppo di oggi come un segnale di avvertimento", la sede a New York Center for Constitutional Rights, che ha combattuto i programmi antiterrorismo statunitensi come consegne speciali e la detenzione di Guantanamo Bay, ha detto in un comunicato inviato via email.
Italia e Panama hanno alcun trattato di estradizione, i diplomatici italiani hanno detto, ma Panama sarebbero liberi di inviare Lady in Italia se lo volesse.
Italia consente solo l'estradizione da richiedere per le persone che sono stati condannati a più di quattro anni di carcere.
Un condono 2006 in Italia tre anni fa la barba al largo tutte le condanne inflitte dai tribunali italiani, nel senso se Lady è portato di nuovo in Italia, si troverebbe ad affrontare sei anni di carcere.
19/07/2013 - LA RICOSTRUZIONE
Già libero il regista del caso Abu Omar
Abu Omar, l’imam di Milano rapito nel 2013
+ Dopo il fermo di Bob Seldon Lady si rischia una crisi Roma-Washington MAURIZIO MOLINARI
L’ex capo Cia fermato ieri a Panama
in volo verso gli Usa. Sfuma il ritorno
in Italia, dove deve scontare 6 anni

Robert Seldon Lady, l’ex capocentro Cia di Milano condannato a 9 anni per la «extraordinary rendition» di Abu Omar, fermato ieri a Panama inseguito da un mandato di cattura internazionale dall’Italia sarebbe già stato rilasciato stamane dalle autorità locali e avrebbe già preso un volo alla volta degli Usa. Seldon Lady è stato arrestato mercoledì scorso dalla polizia panamense in compagnia di una donna di nazionalità colombiana, scrive oggi il quotidiano La Prensa, che sottolinea il silenzio assoluto che mantengono le autorità locali sul caso.
Secondo una fonte anonima citata dal giornale, Lady è stato fermato a Guabito, nella provincia di Bocas del Toro, all’estremo occidentale di Panama, dopo essere stato respinto dalle autorità del Costa Rica: l’americano e la donna colombiana, la cui identità non è stata rivelata, «si trovavano a Panama come turisti e con i documenti in regola, anche se non si sa da quando», ha detto la fonte.
Si allontana la possibilità di estradizione. «L’Italia non ha con Panama un trattato di estradizione: sarà difficile concretizzare l’arrivo in italia di Robert Seldon Lady» spiega Stefano Dambruoso, magistrato esperto di terrorismo che per 8 mesi fu titolare delle indagini sul caso Abu Omar, in merito all’arresto a Panama dell’ex capocentro della Cia, condannato in Italia per il sequestro dell’ex imam di Milano, avvenuto il 17 febbraio 2003. Dambruoso, oggi deputato di Scelta Civica, sottolinea che l’agente “Bob” era «il punto di riferimento del gruppo Cia che arrivò a Milano nel 2003. Il suo ruolo fu davvero importante in quella che fu la “rendition” di Abu Omar. Per questo -rimarca il Questore della Camera- è stato riconosciuto colpevole e condannato definitivamente dalla Cassazione. La giustizia, sebbene lenta, procede però nel suo difficile percorso...».
LA CONFERMA DEL DIPARTIMENTO DI STATO
Bob Seldon Lady in volo verso gli Usa
L'ex agente Cia coinvolto nel sequestro di Abu Omar
sarebbe stato rimesso in liberta dalle autorità di Panama
Caso Abu Omar0
Bob Seldon Lady
Usa14
Panama
WASHINGTON - Bob Seldon Lady è su un aereo speciale in volo verso gli Stati Uniti. Lo hanno rivelato indiscrezioni sul "Washington Post" poi confermate da fonti del Dipartimento di Stato. L’ex agente Cia, coinvolto nel sequestro dell’imam Abu Omar, è tornato in libertà dopo essere stato fermato a Panama in seguito ad un mandato d’arresto italiano. "Secondo le nostre informazioni è in volo, destinazione gli Usa", hanno dichiarato funzionari dell’amministrazione Obama.
LE TRATTATIVE - La liberazione di Lady sarebbe arrivata dopo trattative condotte dietro le quinte tra Panama, Washington e alcune persone di fiducia dell’agente residenti negli Usa. E del resto le autorità del piccolo stato, molto legato agli Stati Uniti, avevano creato nelle ultime ore una sorta di muro attorno ad un caso spinoso. Il direttore del servizio immigrazione, Javier Carillo, contattato dai media, ha affermato che il nome di Lady «non gli diceva nulla» e che nessuna persona con quel nome era trattenuta dai suoi uomini. Sulla stessa linea diversi responsabili della sicurezza. Al contrario il quotidiano «La Prensa» aveva sostenuto che l’ex funzionario era stato bloccato, mercoledì, insieme ad una donna colombiana mentre cercava di entrare dal Panama in Costa Rica. I doganieri di quest’ultimo paese - secondo la versione - lo avevano rispedito indietro perché non aveva pagato una tassa turistica. E a quel punto era stato preso in consegna dai panamensi che avrebbero scoperto l’avviso di arresto dell’Interpol.
I SOGGIORNI A PANAMA - Una ricostruzione che lascia perplessi. Sembra anche che Lady viaggiasse con propri documenti e si fosse presentato quale «turista». In realtà è noto che l’uomo della Cia trascorreva lunghi periodi a Panama, usata come punto d’appoggio per la sua attività nel campo della sicurezza privata. Non sarebbe certo una sorpresa se Washington avesse usato le sue proprie leve per ottenere la liberazione di Lady cercandone il rimpatrio per sottrarlo alla Giustizia italiana e a domande scomode.*****************************************************************************************************************

Abu Omar, si chiude la «spy story» Gli ex Sismi prosciolti in Cassazione “Azione coperta da segreto di stato”

Annullata la sentenza d’appello che aveva condannato Pollari e Mancini
ANSA
Nicolò Pollari, ex presidente del Sismi

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24/02/2014
Dopo undici anni dal rapimento dell’imam egiziano Abu Omar - avvenuto a Milano il 17 febbraio del 2003 ad opera della Cia con la collaborazione di agenti del Sismi, mentre la magistratura del capoluogo lombardo stava indagando su di lui ed era prossima ad arrestarlo - la Cassazione, nonostante la strenua insistenza della Procura generale, si è risolta ad accettare l’ultimo verdetto della Consulta che, più volte, ha steso la coperta dell’immunità del segreto di Stato sui servizi segreti italiani coinvolti in questa extraordinary rendition. 

I supremi giudici della Prima sezione penale - ha letto in aula Maria Cristina Siotto che ha presieduto il collegio degli `ermellini´ - hanno annullato senza rinvio le condanne per i vertici del Sismi Nicolo’ Pollari e Marco Mancini, e per tre agenti dei servizi, in quanto «l’azione penale non poteva essere perseguita per l’esistenza del segreto di Stato». Nel 2012, invece, la Suprema Corte aveva annullato i proscioglimenti ritenendo che il segreto di Stato, riconosciuto dalla Consulta più volte interpellata, non coprisse tutti i comportamenti dei nostri `007´ - aiutati anche dal Ros - che avrebbero agito non su input del governo ma con il fine personale di fare carriera ascoltando le promesse del capoarea della Cia Robert Seldon Lady. Per la Cassazione quel rapimento era una violazione della sovranità italiana. 

Parole durissime che hanno fatto da guida al processo di appello bis conclusosi il 12 febbraio del 2013 con la condanna di Pollari a dieci anni, di Mancini a nove, e a sei anni di reclusione ciascuno per gli agenti Luciano Di Gregorio, Giuseppe Ciorra e Raffaele Di Troia. «La Cassazione, nella quale avevo sinceramente fiducia - ha commentato Pollari - ha posto la parola fine, ma probabilmente quanto sostenuto da quattro compagini governative diverse avrebbe potuto indurre a riflettere un po’ di più prima e a non portare le cose fino a questo punto». Effettivamente, i governi Prodi, Berlusconi, Monti e Letta, si sono sempre battuti per il riconoscimento della ragion di Stato sui documenti legati al rapimento. «Ora - ha aggiunto l’ex capo dei servizi - non posso non rivolgere il mio pensiero a quelle persone che hanno operato con me e che per questioni collaterali a questa vicenda hanno avuto condanne anche definitive. Sono profondamente addolorato di questo e credo che le conseguenze subite siano quantomeno da valutare tenuto conto dell’esito di questo processo». A due anni e otto mesi sono stati infatti condannati in via definitiva per il rapimento dell’iman egiziano, il responsabile dell’archivio del Sismi Pio Pompa e il funzionario Luciano Seno. 

Con il verdetto della Cassazione, che chiude una lunga e travagliatissima contrapposizione tra i giudici di Milano spalleggiati dalla Cassazione e la Presidenza del Consiglio `supportata´ dai giudici costituzionali, è stata sbarrata definitivamente la strada anche alle pretese risarcitorie di Abu Omar e di sua moglie Nabila, costituitisi in giudizio come parti civili. L’imam, portato via dall’Italia con volo dalla base di Aviano, venne in seguito incarcerato e torturato in Egitto. Nella sua requisitoria, il sostituto procuratore generale della Cassazione Aurelio Galasso aveva chiesto un nuovo processo per gli imputati poiché «il materiale di questo processo è enorme e serve un vaglio del giudice di merito per stabilire se ci sono elementi che attestano la responsabilità penale oltre a quelli dichiarati inutilizzabili dalla Consulta». Un altro rinvio «è del tutto inutile» aveva invece sottolineato nella sua arringa Franco Coppi - che ha difeso Pollari insieme a Titta Madia - rilevando che «la Cassazione non può che prendere atto della circonferenza del segreto di Stato così come è stato disegnato dalla Consulta». In aula erano presenti tutti gli imputati, eccetto Pollari. Tra un mese circa si conosceranno le motivazioni in base alle quali la Suprema Corte ha deciso di mettere fine alla prova di forza con la Corte Costituzionale. A scriverle sarà il consigliere Umberto Zampetti. Guidati dalla presidente Siotto, gli altri `ermellini´ del collegio sono Aldo Cavallo, Margherita Cassano e Patrizia Mazzei. 

Sono ventidue gli agenti Cia condannati per il sequestro di Abu Omar. L’unico militare americano coinvolto nella vicenda, Joseph Romano, all’epoca comandante della base di Aviano, ha ricevuto la grazia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nonostante il parere contrario della Procura della Corte di appello di Milano. Romano, contumace, era stato condannato a sette anni. Per lui si era mossa anche la diplomazia della Casa Bianca che ha sempre seguito con il fiato sospeso tutta la vicenda processuale. 

Sequestro Abu Omar, il pg di Cassazione: "Annullare le condanne"

Chiesto l'annullamento della condanna di Pollari e degli altri uomini del Sismi accusati del sequestro dell'ex imam

La condanna per sequestro di persona di Nicolò Pollari e degli altri uomini del Sismi accusati del sequestro Abu Omar è stata inflitta violando il segreto di Stato e utilizzando atti che non potevano essere utilizzati, nonostante che il segreto su di essi fosse stato apposto e confermato da tre diversi governi: per questo il procuratore generale della Cassazione, Galasso, ha chiesto stamane l'annullamento delle condanne inflitte dalla Corte d'appello di Milano e la trasmissione degli atti al capoluogo lombardo per un nuovo processo.
Per il pg, si tratta della conclusione obbligata dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha dato ragione su tutta la linea al governo, accogliendo i conflitti di attribuzione sollevati dal consiglio dei ministri contro la magistratura. La Consulta ha stabilito che la salus rei publicae, l'interesse dello Stato alla sua sicurezza, viene prima di qualunque altro interesse ed obbligo: compreso quello della magistratura a perseguire i reati.
A venire annullata, in particolare, deve essere secondo il pg Galasso la sentenza della Corte d'appello milanese che ha inflitto dieci anni di carcere a Pollari, nove al capo del controspionaggio Marco Mancini e cinque altri 007. Ma a venire smentita sarebbe di fatto la stessa Cassazione, che per prima aveva contestato la legittimità del segreto di Stato apposto sulla vicenda del rapimento dell'imam, effettuato a Milano nel febbraio 2003 da una squadra di agenti della Cia.
La parola è passata adesso agli avvocati difensori. Se la sentenza, che è prevista per la giornata di oggi, accogliesse la richiesta del pg e gli atti tornassero a Milano per un nuovo processo, l'intera vicenda si avvierebbe quasi inevitabilmente verso la prescrizione, chiudendo senza vincitori né vinti lo scontro tra istituzioni in merito alla complessa vicenda. E gli unici condannati con sentenza definitiva resterebbero l'ex capocentro Cia di Milano Bob Lady e gli altri 007 americani che parteciparono, in modo a dire il vero un po' maldestro, alla preparazione e alla esecuzione della rendition. Insieme agli agenti Cia è stato condannato anche l'ex comandante della base Usa di Aviano dove Abu Omar venne imbarcato su un aereo per la Germania, Joseph Romano III, che però è stato graziato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Abu Omar, la Cassazione: "Tutti prosciolti per segreto di Stato"*******************

Abu Omar, la Cassazione: "Tutti prosciolti per segreto di Stato"

Prosciolti Pollari, Mancini e tre agenti del Sismi. La Cassazione: "L'azione penale non poteva essere proseguita per segreto di Stato"

Undici anni e qualche giorno dopo il sequestro di Abu Omar, imam estremista rapito a Milano da una squadra di agenti della Cia, arriva la parola definitiva della giustizia italiana sulla vicenda: ed è una parola che sancisce una volta per tutte la prevalenza degli interessi di sicurezza dello Stato con il pur legittimo diritto-dovere della magistratura ad indagare sui reati.
La prima sezione penale della Cassazione ha spazzato via oggi le sentenze a carico di Niccolò Pollari, ex direttore del Sismi, del suo braccio destro Marco Mancini e di altri tre 007 che a Milano erano stati pesantemente condannati per concorso in sequestro di persona. E non ci sarà un nuovo processo, come invece aveva chiesto la Procura generale: "annullamento senza rinvio", dice il dispositivo pronunciato poco fa, "perché l'azione penale non poteva essere proseguita per l'esistenza del segreto di Stato".
È una pesante sconfessione di quanto sia la stessa Cassazione che la Corte d'appello di Milano avevano stabilito negli anni scorsi, sostenendo che nessun segreto di Stato avrebbe mai potuto coprire un reato grave come il sequestro di persona. Per questo, sfidando i provvedimenti di apposizione del segreto firmati da Romano Prodi, Silvio Berlusconi e Mario Monti (i tre premier avvicendatisi nell'arco della vicenda), i vertici del Sismi erano stati trascinati sul banco degli imputati e pesantemente condannati: dieci anni a Pollari, nove a Mancini, cinque agli altri.
Invano, nell'aula del processo d'appello, i difensori degli imputati si erano battuti perchè i giudici prendessero atto dell'esistenza del segreto. I giudici erano andati avanti per la loro strada, consentendo che atti segreti fossero letti in aula dal rappresentante dell'accusa e poi impiegandoli per giustificare la condanna degli imputati.
Ma la Corte Costituzionale, accogliendo i ricorsi sollevati dai governi precedenti e confermati dal governo Letta, il 14 gennaio aveva confermato l'esistenza del segreto, in nome della prevalenza della salus sei publicae su ogni altra esigenza, e confermando che solo al potere politico, cioè al governo, spetta stabilire i confini del segreto.
E oggi la Cassazione ne ha preso atto a pieno campo. Finisce in niente il filone italiano dell'inchiesta, ma restano le condanne inflitte (e passate in giudicato) agli agenti della Cia che eseguirono la rendition. Ma resta soprattutto un principio generale su cui in questi anni si è dibattutto a non finire. conta più lo stato di diritto o conta di più la sicurezza nazionale di cui l'attività di intelligence, ovvero dei servizi segreti, è una componente fondamentale? La risposta di oggi non sembra lasciare spazio a dubbi.
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