Al quale segue la replica di Notarianni:
“Trovo criminale e pericoloso un titolo come quello – spiega Notarianni al fatto.it – Ci sono leggi che regolano la libertà di stampa e determinano il limite dell’istigazione all’odio. Ecco, per me in questo caso il giornale ha commesso un reato, ma chiaramente valuterà un giudice”. Notarianni aveva visto la prima pagina già la sera del 13 novembre, “ma non credevo – prosegue – che la pubblicassero, anche perché fin da quel momento avevo visto molte proteste sui social“. La sua denuncia, però, non è stata l’unica.
Su Facebook è comparsa anche quella di Giampiero Monaca, che ha postato copia della querela: “Ho acquistato in data odierna una copia del giornale Libero ritenendomi profondamente offeso dal titolo che riporta la seguente dicitura, ‘Bastardi islamici'”, scrive online. Monaca aggiunge di avere “molti amici fedeli di quella rispettabilissima religione” e ritiene “che in questo preciso contesto storico questolinguaggio possa rivelarsi incitazione all’odio razziale e religioso“.
Utenti su Twitter: “Libero sciacallo, fuori dalla società civile” – Intanto su Twitter #Libero è trend topic e sono decine i commenti contro il giornale. “#libero sciacallo: persona che per rubare approfitta delle disgrazie altrui”, attacca un utente, accusando Belpietro. “Come aggiungere odio all’odio#Libero #vergogna“, aggiunge Carlotta. “Oggi #Libero è definitivamente uscito dalla società civile. Solidarietà a tutti quei colleghi che ci lavorano e si vergognano”, dice un giornalista. Tanti chiedono poi di intervenire contro Belpietro: “Prima pagina di #libero su #ParisAttacks. Ma come vi salta in mente? Radiare Belpietro dall’ordine dei giornalisti. Subito”, scrive Stefano Sanguineti. Altri scelgono l’ironia, come Noodles che scrive: “Ma la prima pagina di #libero l’ha fatta Renato er macellaro de Pietralata?”. Stesso tono anche per i commenti su Facebook. Qualcuno, però, difende la scelta di Libero, “Per la #fecciarossa il vero problema è il titolo di #Libero“, ribatte un altro utente. Mentre un secondo scrive: “Non sarà censurando #Libero che si vincerà la guerra in atto contro l’#Isis“. 
Romani (Forza Italia): “Non si può condividere quel titolo” – I malumori creati dal titolo, però, non sono soltanto in rete, ma anche tra molti dirigenti di Forza Italia. Un aspetto che è emerso nel corso della manifestazione del gruppo Ppe a Milano, dove erano presenti il vicepresidente del Parlamento europeo Antonio Tajani e il capogruppo al Senato Paolo Romani. Quest’ultimo si è limitato a dire con chiarezza ai sostenitori di Forza Italia che “se siamo persone responsabili non possiamo condividere quel titolo”.
Più articolato il discorso di Tajani, che è stato il più appassionato nel difendere le ragioni di chi non vuole una deriva estremista verso il mondo islamico, tanto da raccogliere anche qualche isolato brusio in sala.Tajani ha riconosciuto che “l’Europa è stata debole in politica estera” e deve recuperare un ruolo dentro un consesso internazionale che coinvolga in una missione Onu contro l’Isis “oltre a Usa e Russia ancheCina e paesi arabi”.
Ma detto questo “non è che tutti i musulmani sono terroristi, così come è un errore politico chiedere di chiudere tutte le moschee, perché poi vanno altrove e diventato tutti terroristi, ed è quello che vuole l’Isis“. Chi propone di chiudere le moschee e respingere i migranti, secondo il vicepresidente del Parlamento Ue, fa solo “chiacchiere e propaganda che non servono a nulla”, anche perché “non si vince il terrorismo con quel titolo di giornale ma con la testa e il ragionamento”.
Non è stato facile far passare questi messaggi nella platea milanese di Forza Italia, per la maggior parte impegnata a sostenere le ragioni di un attacco militare contro l’Isis e della richiesta di non concederemoschee, per esempio a Milano. La giornata organizzata dall’eurodeputato Stefano Maullu si è conclusa prima del previsto (sulle note della Marsigliese) proprio per non dilungarsi su altri temi vista lasituazione internazionale.