L’ITALIA E GLI SCENARI GLOBALI: IL RAPPORTO DELL’ISPI
di Redazione
15 marzo 2015, pubblicato in Analisi Italia
Nel 2014 le relazioni politiche ed economiche internazionali si so-no riscoperte ancora una volta “in mezzo al guado”. Non soltanto perché appare tutt’altro che superata la grande crisi economica esplosa ormai da quasi otto anni, solo in parte riassorbita negli Stati Uniti ma, in compenso, particolarmente acuta proprio in Europa oltre che in molti paesi emergenti. E neppure perché, proseguendo una tendenza alla decomposizione dell’ordine internazionale attiva sin dagli inizi del nuovo millennio, anche nel corso del 2014 si sono moltiplicate o aggravate le crisi diplomati-che e militari in Medio Oriente, in Libia e nella stessa Europa, fino a coinvolgere direttamente anche una grande potenza come la Federazione russa.
Quello che ha contribuito più di tutto a rafforzare la sensazione di trovarsi ancora in mezzo a un guado è il nuovo, brusco raffreddamento delle speranze di ripresa coltivate in Euro-pa nell’ultimo biennio, per non parlare di quelle ancora più ambiziose suscitate solo sei anni fa, su scala globale, dall’elezione alla presidenza degli Stati Uniti di Barack Obama.
A sei anni dall’esordio dell’amministrazione Obama, la politica estera degli Stati Uniti sembra essere tornata nuovamente al punto di partenza, tanto da offrire l’immagine di un paese-leader incapace di guidare almeno 10 In mezzo al guado. Scenari globali e l’Italia dall’inizio del nuovo millennio e, alla prova dei fatti, non all’altezza del potere e del prestigio incontrastati di cui ha goduto dalla fine del bipolarismo a oggi.
La portata eccezionalmente ampia dell’attuale crisi è interpretata, nel primo capitolo del nostro volume, quale immagine riflessa della natura eccezionalmente ambiziosa (e irrealistica) di quel modello: un modello gerarchico, fondato sullo strapotere del paese-leader, sulla collaborazione di una cerchia sempre più ampia di alleati e sull’acquiescenza di tutti i potenziali antagonisti; orientato a un progetto esplicito d’ingegneria sociale, riassunto nella “religione civile” della transizione al mercato e alla democrazia; e fondato in ultima istanza su una fantasia di coerenza tra dimensioni e valori immaginati come sempre conciliabili e destinati, invece, a entrare periodicamente in conflitto tra loro – la preferenza per democrazia e il principio dell’eguaglianza fra gli Stati, l’appello alla giustizia e il timore dell’instabilità, lo strapotere del più forte e il rispetto del-le istituzioni e del diritto internazionale.
Foto: Stato Islamico, AP
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