Thursday, December 24, 2015

*GRAZIA CONCESSA AGLI AGENTI CIA DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA*******

Abu Omar: Mattarella grazia Medero e Seldon Lady

Il presidente della Repubblica ha firmato tre decreti, due dei quali riguardano due ex agenti della Cia coinvolti nel sequestro di Abu Omar. L'ultimo decreto è per Massimo Romani, condannato per detenzione di sostanze stupefacenti
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ROMA - Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oggi ha firmato tre decreti di concessione di grazia. Due riguardano Betnie Medero eRobert Seldon Lady, gli ex agenti della Cia coinvolti nel sequestro dell'imam Abu Omar. I due - ricorda la nota del Quirinale - sono stati condannati, in concorso tra loro e con altre ventiquattro persone, per il reato di sequestro di persona, avvenuto a Milano nel febbraio del 2003.

Nel caso di Medero, il provvedimento riguarda la pena ancora da espiare (tre anni di reclusione), estesa anche alla pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Per Seldon Lady, condannato a nove anni di reclusione, la grazia riduce la pena di due anni.

Gesto 'simbolico'. La grazia per i due americani è più che altro un gesto simbolico: nel processo sul sequestro di Abu Omar, infatti, erano stati condannati solo i cittadini americani poiché gli italiani si erano potuti avvalere del segreto di Stato concesso dai governi italiani. Inoltre, nessuno dei cittadini americani condannati per il sequestro, in totale 26, si trova attualmente nel nostro Paese, avendo tutti già da tempo raggiunto gli Stati Uniti.

All'epoca dei fatti, Betnie Medero svolgeva solo funzioni di segreteria, mentre Seldon Lady era il vice capo della Cia in Italia:  quest'ultimo è stato condannato a una pena superiore a quella del suo capo Jeff Castelli a cui era stata comminata una pena di 7 anni. Nella decisione della grazia, spiega una nota del Colle, si è voluto adeguare la pena inflitta alla gravità delle responsabilità nell'organizzazione del sequestro. Il Quirinale ha anche valutato il fatto che durante l'amministrazione Obama si è interrotta completamente la pratica dei rapimenti, pratica giudicata dall'Italia incompatibile con le regole dello stato di diritto. Già nel 2013, tra l'altro, Giorgio Napolitano concesse la grazia a Joseph Romano, colonnello americano coinvolto anch'esso nel caso Abu Omar.

Per Romani, il decreto concede la grazia totale della pena ancora da espiare, relativa alla condanna ad anni trenta di reclusione, inflittagli dopo il riconoscimento, da parte della Corte di appello, della sentenza thailandese di condanna alla pena di quaranta anni di reclusione (ridotti a trenta in Italia), per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti. L'esecuzione della pena è in corso dal 17 aprile 2008, dapprima in Thailandia e dall'agosto 2014 in Italia.

Le tappe del caso Omar
17 febbraio 2003
: scompare Hassan Mustafa Osama Nasr, noto come Abu Omar, imam egiziano della moschea di viale Jenner a Milano. La moglie ne denuncia subito il sequestro. Anni dopo, in una memoria scritta, lui stesso descriverà l'accaduto. "Camminavo a piedi da casa mia (?) e davanti a un giardino pubblico ho visto una Fiat rossa. L'autista veniva verso di me di corsa. Ha tirato fuori una tessera: sono della polizia (...) Un furgone bianco si è fermato vicino al marciapiede. Non ho capito niente, ho visto solo che due persone mi sollevavano di peso (...) Mi hanno legato piedi e mani, tremavo per le botte e dalla mia bocca è uscita schiuma bianca". Abu Omar, su cui la Procura di Milano stava indagando per il ruolo in organizzazioni fondamentaliste islamiche, viene portato alla base di Aviano e poi trasferito in Egitto.

24 giugno 2005: prende corpo l'idea che il blitz sia stato ideato dai vertici del Sismi e da un gruppo di agenti della Cia, per i quali vengono spiccati 13 ordini di arresto (saliranno poi a 26). Più volte i giudici chiederanno l'estradizione dei cittadini statunitensi.

5 luglio 2006: viene arrestato Marco Mancini, capo del controspionaggio militare, con l'accusa di concorso in sequestro di persona; con lui il funzionario del Sismi Gustavo Pignero. Dieci giorni dopo vengono liberati. Il direttore del Sismi Nicolò Pollari viene iscritto nel registro degli indagati.

16 febbraio 2007: il gup Caterina Interlandi manda a processo Pollari, Mancini e altre 32 persone, tra cui 26 agenti della Cia. Patteggiano il maresciallo dei Ros Luciano Pironi e il giornalista Renato Farina.

18 aprile 2007: la Corte Costituzionale dichiara ammissibili i ricorsi del Governo per violazione del segreto di Stato da parte della Procura di Milano; stesso giudizio a settembre al ricorso della stessa Procura sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato nei confronti della presidenza del Consiglio. Il 18 giugno e di nuovo il 31 ottobre il giudice Oscar Magi sospende il processo.

12 marzo 2008: i pm Armando Spataro e Ferdinando Pomarici accusano il governo di "ambiguità e incertezza" sul nodo del segreto di Stato. Romano Prodi afferma che fu Berlusconi a porre il segreto nel 2004 e di averlo confermato al passaggio delle consegne.

11 marzo 2009: la Consulta accoglie in parte il ricorso del governo, affermando che la Procura di Milano ha violato il segreto di Stato. Il giudice Oscar Magi mandare avanti ugualmente il processo.

27 maggio 2009: Pollari in aula si dichiara "totalmente estraneo" e afferma che della verità "sono perfettamente a conoscenza le autorità di governo".

30 settembre 2009: i pm chiedono 13 anni per Pollari e per l'ex capo della Cia in Italia, Jeff Castelli; 10 anni per Mancini, pene tra 10 e 13 anni per i 26 agenti della Cia.

4 novembre 2009: Pollari e Mancini vengono prosciolti in primo grado in virtù del segreto di Stato. Condanne tra 5 e 8 anni per gli agenti della Cia; condannati anche gli ex 007 Luciano Seno e Pio Pompa. Ad Abu Omar sarà riconosciuto un risarcimento di 1 milione di euro, 500 mila euro alla moglie.

29 ottobre 2010: il procuratore generale Piero De Petris chiede 12 anni in appello per Pollari e Castelli, 10 per Mancini, otto anni per gli altri agenti della Cia.

15 dicembre 2010: l'appello conferma il primo grado per Pollari e Mancini, che vengono dichiarati non giudicabili. Agli agenti della Cia vengono comminate pene tra i 7 e i 9 anni.

19 settembre 2012: la Cassazione stabilisce che Mancini e Pollari siano riprocessati. Il 12 febbraio 2013 vengono condannati rispettivamente a 9
e 10 anni. La Cassazione si pronuncerà il 16 dicembre.
22 novembre: parte il processo che vede Abu Omar imputato. La Procura di Milano chiede per Abu Omar una condanna a 6 anni e 8 mesi.

Wednesday, December 16, 2015

Per i giudici l'ex premier dimostrò nella vicenda "sprezzo" delle istituzioni*COMPRA VENDITA DEI SENATORI*******

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La vicenda della compravendita dei senatori "in qualche modo dimostra lo sprezzo con cui il ricchissimo Berlusconi potè affrontare quei pagamenti corruttivi senza doverne avvertire minimamente il peso". E' uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza che l'8 luglio scorso condannò l'ex premier Silvio Berlusconi e l'ex direttore de L'Avanti, Valter Lavitola, riconosciuti responsabili di corruzione nella sentenza (firmata dal presidente Serena Corleto e dai giudici Nicola Russo e Antonio Baldassarre), Lavitola viene considerato la "mente" e l' "ispiratore" della cosiddetta operazione libertà, ovvero la presunta compravendita di senatori per far cadere la maggioranza che sosteneva il governo Prodi.

I giudici sottolineano che nel processo non si è indagato sulla provenienza della provvista "ma non vi sono dubbi - scrivono - che essa provenisse dalle risorse personali di Berlusconi". A tal proposito i giudici evidenziano ("non solo perché appartenente al notorio, ma anche perché lo hanno indicato i testi") che Berlusconi "vanta delle risorse economiche ingentissime in relazione alle quali insomma tre o anche cinque milioni di euro sono poco più che il costo di una cena fra amici



"Questo naturalmente non sminuisce la gravità della vicenda - aggiungono i giudici - perché anzi in qualche modo dimostra lo sprezzo con cui il ricchissimo Berlusconi potè affrontare quei pagamenti corruttivi senza doverne avvertire minimamente il peso, ma consente di collocare nel giusto contesto lo sforzo economico compiuto dallo stesso per quella corruzione e dunque di assimilare la sua posizione a quella di Lavitola"

Compravendita senatori, l’avvocato Coppi invoca la Severino: “Assolvete Berlusconi”

Compravendita senatori, l’avvocato Coppi invoca la Severino: “Assolvete Berlusconi”
Giustizia & Impunità
Ai ricorsi dei difensori dell'ex Cavaliere, Niccolo Ghedini e Michele Cerabona, si è aggiunto quello di Forza Italia, responsabile civile nel procedimento. Secondo gli avvocati Franco Coppi e Bruno Larosa il reato deve essere riqualificato da corruzione in concussione per induzione
Nella compravendita dei senatori costata la vita al governo Prodi, le condotte di Silvio Berlusconi sarebbero simili a quelle recentemente contestate a Vincenzo De Luca. Ma mentre il governatore Pd della Campania è indagato a Roma, l’ex premier deve essere assolto a Napoli perché la concussione per induzione è diventata reato solo nel 2012 con la legge Severino, e B. e Valter Lavitola fecero parte dell’Operazione Libertà insieme all’ex senatore Idv Sergio De Gregorio tra il 2006 e il 2008. È la sofisticata tesi scritta in punta di penna e di diritto dagli avvocati di Forza Italia in 120 pagine del ricorso in appello alla condanna del Cavaliere.
È il processo che si è concluso a luglio davanti alla prima sezione del Tribunale di Napoli con la condanna dell’ex premier e di Valter Lavitola a tre anni per la corruzione dell’ex senatore Idv Sergio De Gregorio (che ha patteggiato la pena). Acquistato nel centrodestra a suon di milioni di euro in più tranche per la causa “Operazione Libertà”, ovvero la “guerriglia urbana” parlamentare (parole di De Gregorio) per logorare e infine far cadere il governo Prodi. La prescrizione è scattata il 6 novembre, ma la precondizione dell’estinzione del reato è il ricorso in Corte d’Appello affinché la sentenza di primo grado non diventi esecutiva.
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Ai ricorsi dei difensori dell’ex Cavaliere, Niccolo Ghedini e Michele Cerabona, si è aggiunto quello di Forza Italia, responsabile civile nel procedimento. Secondo gli avvocati Franco Coppi e Bruno Larosa“se lo schema fattuale accertato con la sentenza censurata, relativo alle condotte poste in essere dai protagonisti della vicenda (Berlusconi, quale capo della coalizione di opposizione alla maggioranza di Governo; De Gregorio quale senatore eletto nelle file del centro-sinistra, ma da subito transitato in una posizione politica incompatibile con quella della maggioranza di governo; Lavitola quale mediatore tra le due posizioni, sollecitatore per conto del De Gregorio e datore delle somme di denaro in nero), fosse anche condivisibile – e non lo è – piuttosto che alla previsione astratta del delitto di cui alla veccia fattispecie di cui all’art. 319 c.p. (corruzione, ndr), per il quale non è raggiunta la prova del fatto e della responsabilità, quei fatti andrebbero a sussumersi perfettamente nella nuova fattispecie di cui all’art. 319 quater c.p. per come introdotto dalla L. 190 del 2012 di induzione indebita” (ovvero la legge Severino).
La differenza tra la corruzione e la concussione per induzione è che la prima si consuma tra soggetti di pari forza contrattuale che si accordano liberamente, mentre la seconda presuppone la prevaricazione del pubblico ufficiale verso l’altro soggetto che si trova in una condizione di “soggezione psicologica”. Tale era, secondo gli avvocati Coppi e Larosa, Berlusconi subito dopo la sconfitta elettorale del 2006: frustrato e ossessionato per aver perso per una manciata di voti. Quindi facile preda nel cadere nella rete tirata “da chi eletto con la maggioranza (De Gregorio, ndr), induceva colui (Berlusconi, ndr) che – pur di far cadere Prodi; di far riavere la maggioranza a chi stava all’opposizione; comunque di porre fine alla instabilità di un Governo che si reggeva per il voto dei Senatori a vita –  era disposto a tutto”.
Questo spiegherebbe perché fu proprio De Gregorio a prendere l’iniziativa di chiedere del denaro a Berlusconi per risolvere i propri problemi economici. “Ed è sempre lo stesso De Gregorio, secondo la ricostruzione accolta dal Tribunale, a “mettere in mora” di volta in volta il Berlusconi quando i soldi tardavano”, attraverso le sue tattiche parlamentari: entrando in polemica con quel centrodestra che lo aveva appena accolto, e facendo capire di essere pronto a tornare nel centrosinistra. Polemiche che si quietavano appena il bonifico arrivava.