Thursday, November 3, 2022

Processo "Piedi d’Argilla", Patriciello 14 giugno 2o12

“Piedi di Argilla”. Assolto l’ex procuratore capo Antonio La Venuta. Da Redazione -19 Febbraio 2011Il Magistrato residente nel Comune matesino è stato assolto con formula piena. Nell’inchiesta coinvolto anche l’Europarlamentare Aldo Patriciello Assolto perché il fatto non sussiste. Con questa formula l’ex procuratore capo di Isernia Antonio La Venuta, di San Gregorio Matese, è stato prosciolto ieri mattina al termine del processo abbreviato dal gup del tribunale di Bari. L’ex magistrato, attualmente in pensione, dopo aver ricoperto l’incarico a Isernia e sul quale il Csm aveva aperto un procedimento per incompatibilità ambientale, risultava imputato per abuso d’ufficio, falso ideologico e favoreggiamento. Insieme con La Venuta sono stati assolti dal gup Lo Vecchio anche tre sottufficiali dei carabinieri che, all’epoca dei fatti, svolgevano funzioni di polizia giudiziaria: Massimo La Boccetta, Domenico Pisano e Beniamino Cocozza. Il pm Drago aveva chiesto la condanna a sei anni per l’ex magistrato e pene da uno ai due anni per gli altri. La vicenda è quella relativa all’inchiesta «Piedi d’argilla» del 2004, condotta dai carabinieri di Venafro su delega della Dda di Campobasso e riguardante la fornitura di calcestruzzo per la Variante Anas tra Sesto Campano e Pozzilli, primo tratto dell’autostrada San Vittore-Termoli, inaugurata nell’ottobre del 2008. Il filone principale dell’indagine portò al sequestro del cantiere, a quattro arresti e 23 avvisi di garanzia. Attualmente il procedimento principale che vede, tra gli altri, imputati per frode in pubbliche forniture, truffa e falso ideologico, anche l’europarlamentare Aldo Patriciello, è al vaglio del gup di Isernia che a giorni dovrebbe pronunciarsi sul rinvio a giudizio. L’ipotesi formulata nei confronti di La Venuta poggiava su una denuncia avanzata dall’allora capitano dell’Arma Antonio Bandelli per aver ostacolato l’attività investigativa. Bandelli, Massimiliano Scarabeo, attuale consigliere regionale del Molise, e Loreto Zullo, si erano costituiti parte civile. La parte civile ha già dichiarato l’intezione di ricorrere in Appello.*******Il 23 dicembre 2011, in primo grado, Aldo Patriciello viene assolto con formula piena per “non aver commesso il fatto” dal giudice monocratico D’Onofrio del tribunale di Isernia.**********************************************************************************************************Un anno e quattro mesi ad Aldo Patriciello, due anni a Francesco Paolo Pirollo, le conferme delle condanne inflitte in primo grado: queste le richieste del Pg La Rana nell’appello del processo “Piedi d’argilla”, in corso al Tribunale di Campobasso. E’ iniziato intorno alle 14 in tribunale a Campobasso il processo d’Appello per la vicenda Piedi d’Argilla, l’inchiesta sulla costruzione della variante di Venafro della Autostrada A14-A1 Termoli-San Vittore del Lazio. Tra le persone coinvolte c’è l’europarlamentare Aldo Patriciello, presente in aula, che fu assolto in primo grado. Il verdetto è atteso in giornata, tra sei giorni scatta infatti la prescrizione. Inchiesta Piedi d’argilla: Nel dicembre del 2004 Patriciello riceve un avviso di garanzia e suo fratello Gaetano, costruttore edile, viene arrestato insieme ad altre tre persone nell’ambito una inchiesta sulla costruzione della variante di Venafro della Autostrada A14-A1 Termoli-San Vittore del Lazio, la cosiddetta Autostrada del Molise, un’opera di nove chilometri a quattro corsie appaltata per 55.669.471,69 di euro. L’inchiesta viene denominata «Piedi d’argilla» in quanto i piloni dei viadotti della variante sono stati costruiti con materiale scadente. Secondo l’ordinanza del gip di Campobasso, Giovanni Fiorilli, che ha accolto le quattro richieste d’arresto avanzate dal pm della Direzione Distrettuale Antimafia Nicola D’Angelo, nei cantieri di Gaetano Patriciello viene aggiunto materiale vario come fango e legno al calcestruzzo e suo fratello utilizza la sua influenza per evitare che i controlli rivelino tale truffa. Inoltre, dalle indagini (condotte dal tenente dei Carabinieri Antonio Bandelli, comandante della compagnia di Venafro) e dalle intercettazioni telefoniche, risulta che i Patriciello hanno dei legami con alcuni esponenti della ‘ndrangheta, appartenenti alla ‘ndrina Comberiati-Garofalo di Petilia Policastro, che imperversano nella zona di Venafro e hanno sostenuto Patriciello in occasione della campagna elettorale per le elezioni del Parlamento europeo, facendogli ottenere circa seimila preferenze in Calabria. In particolare, uno di questi, Antonio Curcio, è stato messo dai Patriciello alla direzione di una loro azienda. Patriciello si dimette dalla giunta regionale. Successivamente viene rinviato a giudizio. Nel luglio del 2006 la Direzione Investigativa Antimafia, su ordine della procura distrettuale di Campobasso, perquisisce il Comando generale dei Carabinieri nell’ambito di una indagine sulle manovre per screditare e far trasferire il tenente Bandelli e il collega capitano Fabio Moscatelli, comandante della compagnia di Termoli. Il capitano Moscatelli ha condotto l’inchiesta «Black Hole», disposta dalla Procura di Larino, sul deputato locale Remo Di Giandomenico (UDC) e la moglie di questi Patrizia De Palma, gravemente coinvolti nella gestione illecita dell’Azienda sanitaria locale e successivamente arrestati insieme ai vertici dell ASL, ed è stato inviato in Kosovo e a Nasiriya pur non conoscendo l’inglese e infine allontanato da Termoli. La perquisizione effettuata dalla DIA vuole accertare quali «alte autorità istituzionali» sono intervenute presso il Comando generale dei Carabinieri sollecitando il trasferimento dei due ufficiali che hanno indagato sui due deputati molisani del partito di Pierferdinando Casini, allora presidente della Camera dei deputati. Dopo un primo conflitto territoriale, la Cassazione assegna l’inchiesta «Piedi d’argilla» alla Procura di Isernia che nel maggio del 2008 invia gli avvisi di conclusione indagini e l’11 settembre 2008 la richiesta di rinvio a giudizio. La variante, per conto suo, viene inaugurata nell’ottobre del 2008. Nel febbraio del 2009 l’inchiesta «Piedi d’argilla» giunge in udienza preliminare al Tribunale di Isernia e il Gup Andrea Penta decide il trasferimento dell’inchiesta alla Procura di Cassino in quanto il reato di falso ideologico sarebbe stato commesso nella certificazione del calcestruzzo utilizzato nei piloni da parte della Geolab, società che ha sede a San Vittore del Lazio. Allo stato attuale gli indagati sono otto: Aldo Patriciello (che non aveva potuto partecipare alla precedente udienza del 15 gennaio per impegni istituzionali), suo fratello Gaetano, Francesco Furner, Anna Maria Pirollo, Francesco Pirollo, Cesare Di Bucci, Orlando Pallotta e Massimo Zullo. L’avvocato Arturo Messere rappresenta l’Anas che si era costituita parte civile nella precedente udienza, lamentando un danno di sette milioni di euro. Dopo l’archiviazione di alcune accuse, i reati contestati sono: frode in pubbliche forniture, truffa e falso ideologico. Il 18 febbraio 2011, con Sentenza n. 259/11 depositata il 21/4/2011 n.23807/10 R.G., il Tribunale di Bari ha assolto l’ex Procuratore della Repubblica di Isernia La Venuta e tre sottoufficiali nell´ambito di un filone dell´inchiesta “Piedi d´argilla”. Il teorema accusatorio iniziato da una denuncia del capitano Bandinelli costituitosi parte civile nell´ambito del procedimento, è stato smontato dal Tribunale di Bari che ha sancito la totale correttezza istituzionale tenuta da La Venuta nel suo periodo di permanenza a Isernia decretandone la piena e totale assoluzione per non sussistenza dei fatti indebitamente contestatigli. Il 24 febbraio 2011 il gup del Tribunale di Isernia Maria Luisa Messa ha rinviato a giudizio per frode in pubbliche forniture, falsità ideologica e truffa sei persone: Aldo Patriciello, suo fratello Gaetano, Francesco Paolo Furner, Orlando Pallotta, Massimo Zullo e Francesco Paolo Pirollo. Vengono invece prosciolti dalle accuse Cesare Di Bucci e Annamaria Pirollo. La prima udienza del processo si è celebrata il 3 marzo dinanzi al giudice monocratico Roberta D’Onofrio e si è conclusa con un rinvio al 17 giugno per un difetto di notifica. Il termine previsto per la prescrizione dei reati contestati è maggio 2012. Il 23 dicembre 2011, in primo grado, Aldo Patriciello viene assolto con formula piena per “non aver commesso il fatto” dal giudice monocratico D’Onofrio del tribunale di Isernia.