Tuesday, October 25, 2022

DISCORSO DI OGGI 25 /10 2022 ALLA CAMERA DELLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI GIORGIA MELONI

Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono intervenuta molte volte in quest’aula, da parlamentare, da vice presidente della Camera e da Ministro della Gioventù. Eppure la sua solennità è tale che non sono mai riuscita ad intervenire senza un sentimento di emozione e di profondo rispetto. Vale a maggior ragione oggi, che mi rivolgo a voi in qualità di presidente del consiglio per chiedervi di esprimervi sulla fiducia a un governo da me guidato. Una grande responsabilità per chi quella fiducia deve ottenerla e meritarsela e una grandissima responsabilità per chi quella fiducia deve concederla o negarla. Sono i momenti fondanti della nostra democrazia ai quali non dovremmo mai assuefarci, e ringrazio fin da ora chi si esprimerà secondo le proprie convinzioni, qualsiasi sia la scelta che farà. Un sincero ringraziamento va al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel dare seguito all’indicazione chiaramente espressa dagli italiani lo scorso 25 settembre, non ha voluto farmi mancare i suoi preziosi consigli. E un ringraziamento sentito va ai partiti della coalizione di centrodestra, a Fratelli d’Italia, alla Lega, a Forza Italia, a Noi Moderati e ai loro leader. A quel cdx che dopo essersi affermato nelle ultime elezioni ha dato vita a questo governo in uno dei tempi più brevi della storia repubblicana. Credo che questo sia il segno più tangibile di una coesione che alla prova dei fatti riesce sempre a superare le differenti sensibilità nel nome di un interesse più alto. La celerità di questi giorni era per noi non soltanto un fatto naturale, ma anche un dovere nei confronti degli italiani: la difficilissima contingenza nella quale ci troviamo non consente di titubare o di perdere tempo. E non lo faremo. E voglio per questo ringraziare il mio predecessore Mario Draghi, che tanto a livello nazionale quanto internazionale ha offerto la sua massima disponibilità per garantire un passaggio di consegne veloce e sereno con il nuovo Governo, nonostante, per ironia della sorte, fosse guidato dal presidente dell’unica forza politica di opposizione all’Esecutivo da lui presieduto. Si è molto ricamato su questo aspetto, ma io penso che non ci sia nulla di strano. Così dovrebbe sempre accadere, e così accade nelle grandi democrazie. Tra i tanti pesi che sento gravare sulle mie spalle oggi, non può non esserci anche quello di essere la prima donna a capo del governo in questa Nazione. Quando mi soffermo sulla portata di questo fatto, mi ritrovo inevitabilmente a pensare alla responsabilità che ho di fronte alle tante donne che in questo momento affrontano difficoltà grandi e ingiuste per affermare il proprio talento o il diritto di vedere apprezzati i loro sacrifici quotidiani. Ma penso anche, con riverenza, a coloro che hanno costruito con le assi del proprio esempio la scala che oggi consente a me di salire e rompere il pesante tetto di cristallo posto sulle nostre teste. Donne che hanno osato, per impeto, per ragione, o per amore. Come Cristina (Trivulzio di Belgioioso), elegante organizzatrice di salotti e barricate. O come Rosalie (Montmasson), testarda al punto da partire con i Mille che fecero l’Italia. Come Alfonsina (Strada) che pedalò forte contro il vento del pregiudizio. Come Maria (Montessori) o Grazia (Deledda) che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese. Eppoi Tina (Anselmi), Nilde (Jotti), Rita (Levi Montalcini), Oriana (Fallaci), Ilaria (Alpi), Mariagrazia (Cutuli), Fabiola (Giannotti), Marta (Cartabia), Elisabetta (Casellati), Samantha (Cristoforetti), Chiara (Corbella Petrillo). Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io. Ma il mio ringraziamento più sentito non può non andare al popolo italiano: a chi ha deciso di non mancare all’appuntamento elettorale e ha espresso il proprio voto, consentendo la piena realizzazione del percorso democratico, che vuole nel popolo, e solo nel popolo, il titolare della sovranità. Con il rammarico, però, per i moltissimi che hanno rinunciato all’esercizio di questo dovere civico sancito dalla Costituzione. Cittadini che reputano sempre più spesso inutile il loro voto, perché, dicono, tanto poi decidono altri, decidono nei palazzi, nei circoli esclusivi..E, purtroppo, spesso è stato così negli ultimi 11 anni, con un susseguirsi di maggioranze di governo pienamente legittime sul piano costituzionale, ma drammaticamente distanti dalle indicazioni degli elettori. Noi oggi interrompiamo questa grande anomalia italiana, dando vita ad un governo politico pienamente rappresentativo della volontà popolare. Intendiamo farlo, assumendoci pienamente i diritti e i doveri che competono a chi vince le elezioni: essere maggioranza parlamentare e compagine di governo. Per 5 anni. Facendolo al meglio delle nostre possibilità, anteponendo sempre l’interesse dell’Italia a quello di parte e di partito. Non utilizzeremo il voto di milioni di italiani per sostituire un sistema di potere con un altro diverso e contrapposto. Il nostro obiettivo è liberare le migliori energie di questa nazione e di garantire agli italiani, a tutti gli italiani, un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere, sicurezza. E se per farlo dovremo scontentare alcuni potentati, o fare scelte che potrebbero non essere comprese nell’immediato da alcuni cittadini, non ci tireremo indietro. Perché il coraggio, di certo, non ci difetta. Ci siamo presentati in campagna elettorale con un programma quadro di governo della coalizione e con programmi più articolati dei singoli partiti. Gli elettori hanno scelto il centrodestra e all’interno della coalizione hanno premiato maggiormente determinate proposte rispetto ad altre. Manterremo quegli impegni, perché il vincolo tra rappresentante è rappresentato è la base di ogni democrazia. So bene che ad alcuni osservatori e alle forze politiche di opposizione non piacciono le nostre proposte, ma non intendo assecondare quella deriva secondo la quale la democrazia appartiene a qualcuno più che a qualcun altro, o che un esito elettorale sgradito non vada accettato e ne vada invece impedita la realizzazione con qualsiasi mezzo. Negli ultimi giorni sono stati in parecchi, anche fuori dai nostri confini nazionali, a dire di voler vigilare sul nuovo governo italiano. Direi che possono spendere meglio il loro tempo: questo parlamento ha valide e battagliere forze di opposizione più che capaci di far sentire la propria voce, senza bisogno, mi auguro, del soccorso esterno. E mi auguro che quelle forze convengano con me sul fatto che chi dall’estero dice di voler vigilare sull’Italia non manca di rispetto a me o a questo governo, manca di rispetto al popolo italiano che, voglio dirlo chiaramente, non ha lezioni da imparare. L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze. Stato fondatore dell’Unione Europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza Atlantica, membro del G7 e ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori fondato sulla libertà, l’uguaglianza e la democrazia; frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e giudaico cristiane dell’Europa. Noi siamo gli eredi di San Benedetto, un italiano, patrono principale dell'intera Europa. L'Europa. Permettetemi innanzitutto di ringraziare i vertici delle istituzioni comunitarie, il Presidente del Consiglio Charles Michel, la Presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, il Presidente di turno del Consiglio Petr Fiala, e con loro i tanti capi di stato e di governo che in queste ore mi hanno augurato buon lavoro. Ovviamente non mi sfuggono la curiosità e l’interesse per la postura che il governo terrà verso le istituzioni europee. O ancora meglio, vorrei dire dentro le istituzioni europee. Perché è quello il luogo in cui l’Italia farà sentire forte la sua voce, come si conviene a una grande nazione fondatrice. Non per frenare o sabotare l’integrazione europea, come ho sentito dire in queste settimane, ma per contribuire ad indirizzarla verso una maggiore efficacia nella risposta alle crisi e alle minacce esterne e verso un approccio più vicino ai cittadini e alle imprese. Noi non concepiamo l’Unione Europea come un circolo elitario con soci di serie A e soci di serie B, o peggio come una società per azioni diretta da un consiglio di amministrazione con il solo compito di tenere i conti in ordine. L’Unione Europea per noi è la casa comune dei popoli europei e come tale deve essere in grado di fronteggiare le grandi sfide della nostra epoca, a partire da quelle che gli Stati membri difficilmente possono affrontare da soli. Penso agli accordi commerciali, certo, ma anche all’approvigionamento di materie prime e di energia, alle politiche migratorie, alle scelte geopolitiche, alla lotta al terrorismo. Grandi sfide, di fronte alle quali l’Unione Europea non sempre si è fatta trovare pronta. Perché come è stato possibile, ad esempio, che un processo di integrazione nato come comunità del carbone e dell’acciaio nel 1950 si ritrovi a distanza di più di 70 anni - e dopo aver esteso a dismisura le materie di propria competenza - a non avere soluzioni efficaci proprio in tema di approvvigionamento energetico e di materie prime? Chi si pone questi interrogativi non è un nemico o un eretico, ma qualcuno che vuole contribuire a una integrazione europea più efficace nell’affrontare le grandi sfide che l’attendono, nel rispetto di quel motto fondativo che recita “Uniti nella diversità”. Perché è questa la grande peculiarità europea: Nazioni con storie millenarie, capaci di unirsi, portando ciascuna la propria identità come valore aggiunto. Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise, anche in ambito economico-finanziario. Questo Governo rispetterà le regole attualmente in vigore e nel contempo offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del patto di stabilità e crescita. Per la sua forza e la sua storia l’Italia ha il dovere, prima ancora che il diritto, di stare a testa alta in questi consessi internazionali. Con spirito costruttivo ma senza subalternità o complessi di inferiorità, come troppo spesso è accaduto durante i governi della sinistra, coniugando l'affermazione del nostro interesse nazionale con la consapevolezza di un destino comune europeo. E occidentale. L’Alleanza Atlantica garantisce alle nostre democrazie un quadro di pace e sicurezza e che troppo spesso diamo per scontato. È dovere dell’Italia contribuirvi pienamente, perché, ci piaccia o no, la libertà ha un costo e quel costo per uno Stato è la capacità che ha di difendersi e l’affidabilità che dimostra nel quadro delle alleanze di cui fa parte. L’Italia negli anni ha saputo dimostrarla, a partire dalle tante missioni internazionali delle quali siamo stati protagonisti. E voglio per questo ringraziare le donne e gli uomini delle nostre Forze Armate per aver tenuto alto il prestigio dell’Italia nei contesti più difficili, anche a costo della propria vita: la Patria vi sarà sempre riconoscente. L’Italia continuerà ad essere partner affidabile in seno all’Alleanza Atlantica, a partire dal sostegno al valoroso popolo ucraino che si oppone all’invasione della Federazione Russa. Non soltanto perché non possiamo accettare la guerra di aggressione e la violazione dell’integrità territoriale di una nazione sovrana ma perché è il modo migliore per difendere anche il nostro interesse nazionale. Soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato. È quello che intendiamo fare, a partire dalla questione energetica. La guerra ha aggravato la situazione già molto difficile causata dagli aumenti del costo dell’energia e dei carburanti. Costi insostenibili per molte imprese, che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori, e per milioni di famiglie che già oggi non sono più in grado di fare fronte al rincaro delle bollette. Ma sbaglia chi crede sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità. Cedere al ricatto di Putin sull’energia non risolverebbe il problema, lo aggraverebbe aprendo la strada ad ulteriori pretese e ricatti, con futuri aumenti dell’energia ancora maggiori di quelli che abbiamo conosciuto in questi mesi. I segnali arrivati dall’ultimo Consiglio europeo rappresentano un passo avanti, raggiunto anche grazie all’impegno del mio predecessore e del ministro Cingolani, ma sono ancora insufficienti. L’assenza, ancora oggi, di una risposta comune lascia spazio alle misure dei singoli governi nazionali, che rischiano di minare il mercato interno e la competitività delle nostre imprese. Sul fronte dei prezzi, se da un lato è vero che il solo aver discusso di misure di contenimento ha frenato momentaneamente la speculazione, dall’altro dobbiamo essere consapevoli che se non si darà rapidamente seguito agli annunci con meccanismi tempestivi ed efficaci la speculazione ripartirà. Anche per questo, sarà necessario mantenere e rafforzare le misure nazionali a supporto di famiglie e imprese, sia sul versante delle bollette sia su quello del carburante. Un impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili, e ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima legge di bilancio. Ma oggi la nostra priorità deve essere mettere un argine al caro energia e accelerare in ogni modo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale. Perché voglio credere che dal dramma della crisi energetica possa emergere, per paradosso, anche un’occasione per l’Italia. I nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno. E la nostra Nazione, in particolare il Mezzogiorno, è il paradiso delle rinnovabili, con il suo sole, il vento, il calore della terra, le maree e i fiumi. Un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili. Insomma, sono convinta che l’Italia, con un po' di coraggio e di spirito pratico, possa uscire da questa crisi più forte e autonoma di prima. Oltre al caro energia, le famiglie italiane si trovano a dover fronteggiare un livello di inflazione che ha raggiunto l’11,1% su base annua e ne sta erodendo inesorabilmente il potere d’acquisto, nonostante una parte di questi aumenti sia stata assorbita dalle aziende.È indispensabile intervenire con misure volte ad accrescere il reddito disponibile delle famiglie, partendo dalla riduzione delle imposte sui premi di produttività, dall’innalzamento ulteriore della soglia di esenzione dei cosiddetti fringe benefit e dal potenziamento del welfare aziendale. Allo stesso tempo dobbiamo riuscire ad allargare la platea dei beni primari che godono dell’ IVA ridotta al 5%. Misure concrete, che dettaglieremo nella prossima legge di bilancio, sulla quale siamo già al lavoro. Il contesto nel quale si troverà ad agire il governo è molto complicato, forse il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi. Le tensioni geopolitiche e la crisi energetica frenano la auspicata ripresa economica post-pandemia. Le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un marcato rallentamento dell’economia italiana, europea e mondiale, in un clima per di più di assoluta incertezza. La Banca Centrale Europea nel mese di settembre ha rivisto le previsioni di crescita 2023 per l’area euro, con un taglio di ben 1,2 punti percentuali rispetto alle previsioni del mese di giugno, prevedendo una crescita di appena lo 0,9%. Rallentamento e revisioni al ribasso che riguardano anche l’andamento dell’economia italiana per il prossimo anno. Nell’ultima Nota di aggiornamento al Def, la previsione di crescita del PIL per il 2023 si ferma allo 0,6%, esattamente un quarto del 2,4% previsto nel Documento di economia e finanza di aprile. E le previsioni del MEF sono addirittura ottimistiche rispetto a quelle più recenti del Fondo Monetario Internazionale, secondo le quali per l'economia italiana il 2023 sarà un anno di recessione: meno 0,2%, il peggior risultato tra le principali economie mondiali, dopo quello della GermaniaE non si tratta purtroppo di una congiuntura isolata. I dati sono chiari: negli ultimi vent’anni l’Italia è cresciuta complessivamente del 4%, mentre Francia e Germania di più del 20%. Negli ultimi dieci anni l’Italia si è collocata negli ultimi posti in Europa per crescita economica e occupazionale, con la sola eccezione del rimbalzo registrato dopo il crollo del Pil nel 2020. Non a caso dieci anni durante i quali si sono succeduti governi deboli, eterogenei, senza un chiaro mandato popolare, incapaci di risolvere le carenze strutturali di cui soffrono l’Italia e la sua economia e di porre le basi per una crescita sostenuta e duratura. Crescita bassa o nulla, quindi, accompagnata dall'impennata dell’inflazione che ha superato il 9% nell’area euro e ha indotto la BCE, al pari di altre banche centrali, per la prima volta dopo 11 anni, a rialzare i tassi di interesse. Una decisione da molti reputata azzardata e che rischia di ripercuotersi sul credito bancario a famiglie e imprese, e che si somma a quella già assunta dalla stessa Banca centrale di porre fine, a partire dal 1° luglio 2022, al programma di acquisto di titoli a reddito fisso sul mercato aperto, creando una difficoltà aggiuntiva a quegli Stati membri che hanno un elevato debito pubblico,. Siamo, dunque, nel pieno di una tempesta, con un'imbarcazione che ha subito diversi danni, e gli italiani hanno affidato a noi il compito di condurre la nave in porto in questa difficilissima traversata. Eravamo consapevoli di quello che ci aspettava, come lo sono tutte le altre forze politiche, anche quelle che governando negli ultimi dieci anni hanno portato un peggioramento di tutti i principali fondamentali macroeconomici, e oggi diranno che hanno le ricette risolutive e sono pronte a imputare al nuovo governo, magari con il supporto di mezzi d’informazione schierati, le difficoltà che l’Italia affronta. Eravamo consapevoli del macigno che ci stavamo caricando sulle spalle, e ci siamo battuti lo stesso per assumerci quella responsabilità. Perchè? In primo luogo perché non siamo abituati a fuggire di fronte alle difficoltà, e in secondo luogo perché sappiamo che la nostra imbarcazione, l’Italia, con tutte le sue ammaccature, rimane «La nave più bella mondo», per riprendere la celebre espressione usata dalla portaerei americana Independence quando incrociò la nave scuola italiana Amerigo Vespucci. Una imbarcazione solida, alla quale nessuna meta è preclusa, se solo decide di riprendere il viaggio. Allora noi siamo qui per ricucire le vele strappate, fissare le assi dello scafo e superare le onde che si infrangono su di noi. Con la bussola delle nostre convinzioni a indicarci la rotta verso la meta prescelta, e con un equipaggio capace di svolgere al meglio i propri compiti. Ci è stato chiesto come intendiamo tranquillizzare gli investitori a fronte di un debito al 145% del Pil, secondo in Europa soltanto a quello della Grecia. Potremmo rispondere citando alcuni fondamentali della nostra economia, che rimangono solidi nonostante tutto: siamo tra le poche nazioni europee in costante avanzo primario, ovvero lo Stato spende meno di quanto incassa, al netto degli interessi sul debito. Il risparmio privato delle famiglie italiane ha superato la soglia dei 5 mila miliardi di euro e, in un clima di fiducia, potrebbe sostenere gli investimenti nell’economia reale. Ma ancor più di questi dati, già significativi, sono importanti le potenzialità ancora inespresse che ha l’Italia. Mi sento di dire che se questo Governo riuscirà a fare ciò che ha in mente, scommettere sull’Italia potrebbe essere non solo un investimento sicuro, ma forse perfino un affare. Perché l’orizzonte al quale vogliamo guardare non è il prossimo anno o la prossima scadenza elettorale, quello che ci interessa è come sarà l’Italia tra dieci anni. La strada per ridurre il debito non è la cieca austerità imposta negli anni passati e non sono neppure gli avventurismi finanziari più o meno creativi. La strada maestra è la crescita economica, duratura e strutturale. E per conseguirla siamo naturalmente aperti a favorire gli investimenti esteri: se da un lato contrasteremo logiche predatorie che mettano a rischio le produzioni strategiche nazionali, dall’altro saremo aperti ad accogliere quelle imprese straniere che sceglieranno di investire in Italia, portando sviluppo, occupazione e know-how in una logica di benefici reciproci. In questo contesto si inserisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Fondi raccolti con l’emissione di debito comune europeo per fronteggiare crisi di portata globale. Una proposta avanzata a suo tempo dal governo di centrodestra con l’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti, per anni avversata, talvolta derisa, ed infine adottata. Il PNRR è un’opportunità straordinaria di ammodernare l’Italia: abbiamo tutti il dovere di sfruttarla al meglio. La sfida è complessa a causa dei limiti strutturali e burocratici che da sempre rendono difficoltoso per l’Italia riuscire ad utilizzare interamente persino i fondi europei della programmazione ordinaria. Basti pensare che la Nota di aggiornamento al Def 2022 ha ridotto la spesa pubblica attivata dal PNRR a 15 miliardi rispetto ai 29,4 miliardi previsti nel Def dell’aprile scorso. Il rispetto delle scadenze future richiederà ancora più attenzione considerato che finora si sono per lo più rendicontate opere già avviate in passato, cosa che non si potrà continuare a fare nei prossimi anni. Spenderemo al meglio i 68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all’Italia dal Next Generation EU. Senza ritardi e senza sprechi, e concordando con la Commissione europea gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa, alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi energetica. Perché queste materie si affrontano con un approccio pragmatico, non ideologico. Il PNRR non si deve intendere soltanto come un grande piano di spesa pubblica, ma come l’opportunità di compiere una vera svolta culturale. Archiviare finalmente la logica dei bonus, per alcuni, utili spesso soprattutto alle campagne elettorali, in favore di investimenti di medio termine destinati al benessere dell’intera comunità nazionale. Rimuovere tutti gli ostacoli che frenano la crescita economica e che da troppo tempo ci siamo rassegnati a considerare mali endemici dell’Italia. Uno di questi è certamente l’instabilità politica . Negli ultimi vent’anni l’Italia ha avuto in media un governo ogni due anni, cambiando spesso anche la maggioranza di riferimento. E’ la ragione per la quale i provvedimenti che garantivano sicuro e immediato consenso hanno sempre avuto la meglio sulle scelte strategiche. E’ la ragione per la quale le burocrazie sono spesso diventate intoccabili e impermeabili al merito. E’ la ragione per la quale la capacità negoziale dell’Italia nei consessi internazionali è stata debole. Ed è la ragione per la quale gli investimenti stranieri, che mal sopportano la mutevolezza dei governi, sono stati scoraggiati. Ed è la ragione la quale siamo fermamente convinti del fatto che l’Italia abbia bisogno di una riforma costituzionale in senso presidenziale, che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare. Una riforma che consenta all’Italia di passare da una “democrazia interloquente” ad una “democrazia decidente”. Vogliamo partire dall’ipotesi di semipresidenzialismo sul modello francese, che in passato aveva ottenuto un ampio gradimento anche da parte del centrosinistra, ma rimaniamo aperti anche ad altre soluzioni. Vogliamo confrontarci su questo con tutte le forze politiche presenti in Parlamento, per giungere alla riforma migliore e più condivisa possibile. Ma sia chiaro che non rinunceremo a riformare l’Italia di fronte ad opposizioni pregiudiziali. In quel caso ci muoveremo secondo il mandato che ci è stato conferito su questo tema dagli italiani: dare all’Italia un sistema istituzionale nel quale chi vince governa per cinque anni e alla fine viene giudicato dagli elettori per quello che è riuscito a fare. Parallelamente alla riforma presidenziale, intendiamo dare seguito al processo virtuoso di autonomia differenziata già avviato da diverse Regioni italiane secondo il dettato costituzionale e in attuazione dei principi di sussidiarietà e solidarietà, in un quadro di coesione nazionale. Per la provincia di Bolzano tratteremo del ripristino degli standard di autonomia che nel ‘92 hanno portato al rilascio della quietanza liberatoria ONU. E’ nostra intenzione completare il processo per dare a Roma Capitale i poteri e le risorse che competono a una grande capitale europea e dare nuova centralità ai nostri Comuni. Perché ogni campanile e ogni borgo è un pezzo della nostra identità da difendere. Penso in particolare a quelli che si trovano nelle aree interne, nelle zone montane e nelle terre alte, che hanno bisogno di uno Stato alleato per favorire la residenzialità e combattere lo spopolamento. Sono convinta che questa svolta che abbiamo in mente sia anche l’occasione migliore per tornare a porre al centro dell’agenda Italia la questione meridionale. Il Sud non più visto come un problema ma come un’occasione di sviluppo per tutta la Nazione. Lavoreremo sodo per colmare un divario infrastrutturale inaccettabile, eliminare le disparità, creare occupazione, garantire la sicurezza sociale e migliorarela qualità della vita. Dobbiamo riuscire a porre fine a quella beffa per cui il Sud esporta manodopera, intelligenze e capitali che sono invece fondamentali proprio in quelle regioni dalle quali vanno via. Non è un obiettivo facile, nell’attuale congiuntura, ma il nostro impegno sarà totale. E se le infrastrutture al Sud non sono più rinviabili, anche nel resto d’Italia è necessario realizzarne di nuove, per potenziare i collegamenti di persone e merci ma anche di dati e comunicazioni. Con l’obiettivo di ricucire non solo il Nord al Sud ma anche la costa tirrenica a quella adriatica e le Isole con il resto della Penisola. Servono investimenti strutturali per affrontare l’emergenza climatica, le sfide ambientali, il rischio idrogeologico e l’erosione costiera, e per accelerare i processi di ricostruzione dei territori colpiti in questi anni dai terremoti e da calamità naturali, come la drammatica alluvione che nella notte tra il 15 e il 16 settembre ha sconvolto la Regione Marche. Consentitemi, insieme a tutti voi, di rinnovare qui il cordoglio per le vittime e la vicinanza a tutta la comunità: siamo al vostro fianco e non vi abbandoneremo. La cura per il nostro territorio, da ogni punto di vista, sarà una priorità per questo Governo. Intendiamo tutelare le infrastrutture strategiche nazionali assicurando la proprietà pubblica delle reti, sulle quali le aziende potranno offrire servizi in regime di libera concorrenza, a partire da quella delle comunicazioni. La transizione digitale, fortemente sostenuta dal Pnrr, deve accompagnarsi alla sovranità tecnologica, al cloud nazionale e alla cyber-security. E vogliamo finalmente introdurre una clausola di salvaguardia dell’interesse nazionale, anche sotto l’aspetto.conomico, per le concessioni di infrastrutture pubbliche, come autostrade e aeroporti. Perché il modello degli oligarchi seduti su dei pozzi di petrolio ad accumulare miliardi senza neanche assicurare investimenti non è un modello di libero mercato degno di una democrazia occidentale. L’Italia deve tornare ad avere una politica industriale, puntando su quei settori nei quali può contare su un vantaggio competitivo. Penso al marchio, fatto di moda, lusso, design, fino all’alta tecnologia. Fatto di prodotti di assoluta eccellenza in campo agroalimentare, che devono essere difesi in sede europea e con una maggiore integrazione della filiera a livello nazionale, anche per ambire a una piena sovranità alimentare non più rinviabile. Che non significa mettere fuori commercio l’ananas, come qualcuno ha detto, ma garantire che non dipenderemo da nazioni distanti da noi per poter dare da mangiare ai nostri figli. Penso alla favorevole posizione dell’Italia nel Mediterraneo e alle opportunità legate all’economia del mare, che può e deve diventare un asset strategico per l’Italia intera e in particolare per lo sviluppo del meridione. E penso alla bellezza. Sì, perché l’Italia è la nazione che più di ogni altra al mondo racchiude l’idea della bellezza paesaggistica, artistica, narrativa, espressiva. Tutto il mondo lo sa, ci ama per questo e per questo vuole comprare italiano, conoscere la nostra storia e venire in vacanza da noi. E’ un orgoglio per noi, ma soprattutto una risorsa economica di valore inestimabile, che alimenta la nostra industria turistica e culturale. E aggiungo che tornare a puntare sul valore strategico dell’italianità vuol dire anche promuovere la lingua italiana all’estero e valorizzare il legame con le comunità italiane presenti in ogni parte del mondo, che sono parte integrante della nostra comunità nazionale. Perché tutti gli obiettivi di crescita possano essere raggiunti, serve una rivoluzione culturale nel rapporto tra Stato e sistema produttivo, che deve essere paritetico e di reciproca fiducia. Chi oggi ha la forza e la volontà di fare impresa in Italia va sostenuto e agevolato, non vessato e guardato con sospetto. Perché la ricchezza la creano le imprese con i loro lavoratori, non lo Stato tramite editto o decreto. E allora il nostro motto sarà “non disturbare chi vuole fare”. Le imprese chiedono soprattutto meno burocrazia, regole chiare e certe, risposte celeri e trasparenti. Affronteremo il problema partendo da una strutturale semplificazione e deregolamentazione dei procedimenti amministrativi per dare stimolo all’economia, alla crescita e agli investimenti. Anche perché tutti sappiamo quanto l’eccesso normativo, burocratico e regolamentare aumenti esponenzialmente il rischio di irregolarità, contenziosi e corruzione, un male che abbiamo il dovere di estirpare. Abbiamo bisogno di meno regole, ma chiare per tutti. E di un nuovo rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, perché il cittadino non si senta parte debole di fronte ad uno stato tiranno che non ne ascolta le esigenze e ne frustra le aspettative. Da questa rivoluzione copernicana dovrà nascere un nuovo patto fiscale, che poggerà su tre pilastri Il primo: ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità: riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare ed estensione della tassa piatta per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato. E, accanto a questa, introduzione della tassa piatta sull’incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente: una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato e che può essere un forte incentivo alla crescita. Il secondo: una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese (in particolare alle PMI) in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco. Il terzo: una serrata lotta all’evasione fiscale (a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’Iva) accompagnata da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell’Agenzia delle Entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora. Imprese e lavoratori chiedono da tempo, come priorità non rinviabile, la riduzione del cuneo fiscale e contributivo. L’eccessivo carico fiscale sul lavoro è uno dei principali ostacoli alla creazione di nuova occupazione e alla competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali. L’obiettivo che ci diamo è intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori, per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi. E per incentivare le aziende ad assumere, abbiamo in mente un meccanismo fiscale che premi le attività ad alta densità di lavoro. “Più assumi, meno paghi”, lo abbiamo sintetizzato, ma ovviamente questo non deve far venire meno il necessario sostegno all’innovazione tecnologica. Parlando di impresa e lavoro il pensiero va alle decine di tavoli di crisi ancora aperti, a cui dedicheremo il massimo impegno, e a quelle migliaia di lavoratori autonomi che non si sono più rialzati dopo la pandemia. A loro, che sono stati spesso, e ingiustamente, trattati come figli di un Dio minore, vogliamo riconoscere tutele adeguate e in linea con quelle giustamente garantite ai lavoratori dipendenti. Perché siamo sempre stati al fianco di quei quasi 5 milioni di lavoratori autonomi, tra artigiani, commercianti, liberi professionisti, che costituiscono un asse portante dell’economia italiana, e non smetteremo ora. E le tutele adeguate vanno riconosciute anche a chi dopo una vita di lavoro va in pensione o vorrebbe andarci. Intendiamo facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale, partendo, nel poco tempo a disposizione per la prossima legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno. La priorità per il futuro sarà un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l’assegno solo in base al regime contributivo. Una bomba sociale che continuiamo a ignorare ma che investirà in futuro milioni di attuali lavoratori, che si ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli già inadeguati che si percepiscono attualmente. C’è un tema di povertà dilagante che non possiamo ignorare. Sua Santità Papa Francesco, a cui rivolgo un affettuoso saluto, ha di recente ribadito un concetto importante: “La povertà non si combatte con l’assistenzialismo, la porta della dignità di un uomo è il lavoro”. E’ una verità profonda, che soltanto chi la povertà l’ha conosciuta da vicino può apprezzare appieno. È questa la strada che intendiamo percorrere: vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico. A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato. Ma per gli altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo. Perchè per come è stato pensato e realizzato, il rdc ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia. E se sul reddito di cittadinanza in quest'Aula esistono posizioni diversificate, sono certa che tutti concordiamo sull’importanza di porre fine alla tragedia degli incidenti, anche mortali, sul lavoro. Il tema, qui, non è introdurre nuove norme, ma garantire la piena attuazione di quelle che esistono. Perché come ha ricordato anche il sindacato - da ultimo con la manifestazione di sabato scorso -, non possiamo accettare che un diciottenne come Giuliano De Seta - e cito lui per ricordare tutte le vittime -, esca di casa per andare a lavorare e non torni mai più. Serve colmare il grande divario esistente tra formazione e competenze richieste dal mercato del lavoro, con percorsi formativi specifici, certamente, ma ancora prima grazie a una formazione scolastica e universitaria più attente alle dinamiche del mercato del lavoro. L’istruzione è il più formidabile strumento per aumentare la ricchezza di una nazione, sotto tutti i punti di vista. Il capitale materiale non è nulla senza capitale umano. Per questo la scuola e l’università torneranno centrali nell’azione di governo, perché rappresentano una risorsa strategica fondamentale per l’Italia, per il suo futuro e i suoi giovani. Si è polemizzato sulla nostra scelta di rilanciare la correlazione tra istruzione e merito. Rimango sinceramente colpita. Diversi studi dimostrano come, oggi, chi vive in una famiglia agiata abbia una chance in più per recuperare le lacune di un sistema scolastico appiattito al ribasso, mentre gli studenti dotati di minori risorse vengono danneggiati da un insegnamento che non premia il merito, perché quelle lacune non vengono colmate da nessuno.L’Italia non è un Paese per giovani. La nostra società nel tempo si è sempre più disinteressata del loro futuro, persino del diffuso fenomeno di quei giovani che si auto-escludono dal circuito formativo e lavorativo, così come della crescente emergenza delle devianze, fatte di droga, alcolismo, criminalità. E la pandemia ha decisamente peggiorato questa condizione, ma la risposta di certa politica è stata promettere a tutti la cannabis libera. Perché era la risposta più facile. Ma noi non siamo qui per fare le cose facili. Noi intendiamo lavorare sulla crescita dei giovani. Promuovere le attività artistiche e culturali, e accanto a queste lo sport, straordinario strumento di socialità, di formazione umana e benessere. Lavorare sulla formazione scolastica, per lo più affidata all’abnegazione e al talento dei nostri insegnanti, spesso lasciati soli a nuotare in un mare di carenze strutturali, tecnologiche, motivazionali. Garantire salari e tutele decenti, borse di studio per i meritevoli, favorire la cultura di impresa e il prestito d’onore. Lo dobbiamo a questi ragazzi, ai quali abbiamo tolto tutto, per lasciare loro solo debiti da ripagare. E lo dobbiamo all’Italia, che il 17 marzo di 161 anni fa è stata unificata dai giovani eroi del Risorgimento e oggi, come allora, è dall’entusiasmo e dal coraggio dei suoi giovani che può essere risollevata. Sappiamo che ai giovani sta particolarmente a cuore la difesa dell’ambiente naturale. Ce ne faremo carico. Perché, come ebbe a scrivere Roger Scruton, uno dei grandi maestri del pensiero conservatore europeo, “l’ecologia è l’esempio più vivo dell’alleanza tra chi c’è, chi c’è stato, e chi verrà dopo di noi”. Proteggere il nostro patrimonio naturale ci impegna esattamente come la tutela del patrimonio di cultura, tradizioni e spiritualità, che abbiamo ereditato dai nostri padri affinché lo potessimo trasmettere ai nostri figli. Non c’è un ecologista più convinto di un conservatore, ma quello che ci distingue da un certo ambientalismo ideologico è che noi vogliamo difendere la natura con l’uomo dentro. Coniugare sostenibilità ambientale, economica e sociale. Accompagnare imprese e cittadini verso la transizione verde senza consegnarci a nuove dipendenze strategiche e rispettando il principio di neutralità tecnologica. Sarà questo il nostro approccio. Penso di conoscere più di altri l’universo dell’impegno giovanile. Una meravigliosa palestra di vita per i ragazzi e le ragazze, indipendentemente dalle idee politiche che sceglieranno di difendere e promuovere. Confesso che difficilmente riuscirò a non provare un moto di simpatia anche per coloro che scenderanno in piazza contro le politiche del nostro governo. Mi torneranno inevitabilmente alla memoria le mille manifestazioni a cui ho partecipato con tanta passione. Senza mai prendere ordini da alcuno. Al famoso “Siate folli, siate affamati”, di Steve Jobs, io vorrei aggiungere “siate liberi”. Perché è nel libero arbitrio la grandezza dell’essere umano. C’è poi un’altra istituzione formativa importante, accanto a scuola e università. Forse la più importante. Ed è la famiglia. Nucleo primario delle nostre società, culla degli affetti e luogo nel quale si forma l’identità di ognuno di noi. Intendiamo sostenerla e tutelarla; e con questa sostenere la natalità, che nel 2021 ha registrato il tasso di nascite più basso dall'Unità d'Italia ad oggi. Per uscire dalla glaciazione demografica e tornare a produrre quegli anni di futuro, quel Pil demografico di cui abbiamo bisogno, serve un piano imponente, economico ma anche culturale, per riscoprire la bellezza della genitorialità e rimettere la famiglia al centro della società. È allora un nostro impegno, preso anche in campagna elettorale, quello di aumentare gli importi dell’assegno unico e universale e di aiutare le giovani coppie ad ottenere un mutuo per la prima casa, lavorando progressivamente per l’introduzione del quoziente famigliare. E visto che i progetti familiari vanno di pari passo con il lavoro, vogliamo incentivare in ogni modo l’occupazione femminile, premiando quelle aziende che adottano politiche che offrono soluzioni efficaci per conciliare i tempi casa-lavoro e sostenendo i Comuni per garantire asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici.’Italia ha bisogno di una nuova alleanza intergenerazionale, che abbia nella famiglia il suo pilastro e rafforzi il legame che unisce i figli con i nonni e i giovani con gli anziani, che vanno protetti, valorizzati e sostenuti perché rappresentano le nostre radici e la nostra storia. Diceva Montesquieu che “La libertà è quel bene che fa godere di ogni altro bene”. La libertà è il fondamento di una vera società delle opportunità; è la libertà che deve guidare il nostro agire; libertà di essere, di fare, di produrre. Un governo di centrodestra non limiterà mai le libertà esistenti di cittadini e imprese. Vedremo alla prova dei fatti, anche su diritti civili e aborto, chi mentiva e chi diceva la verità in campagna elettorale su quali fossero le nostre reali intenzioni. Libertà, dicevamo. Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà europea contemporanea nei quali da sempre mi riconosco. E dunque, a dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso. Esattamente come ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre. I totalitarismi del ‘900 hanno dilaniato l’intera Europa, non solo l’Italia, per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei. E l’orrore e i crimini, da chiunque vengano compiuti, non meritano giustificazioni di sorta, e non si compensano con altri orrori e altri crimini. Nell’abisso non si pareggiano mai i conti, si precipita e basta. Ho conosciuto giovanissima il profumo della libertà, l’ansia per la verità storica e il rigetto per qualsiasi forma di sopruso o discriminazione proprio militando nella destra democratica italiana. Una comunità di uomini e donne che ha sempre agito alla luce del sole e a pieno titolo nelle nostre istituzioni repubblicane, anche negli anni più bui della criminalizzazione e della violenza politica, quando nel nome dell’antifascismo militante ragazzi innocenti venivano uccisi a colpi di chiave inglese. Quella lunga stagione di lutti ha perpetuato l’odio della guerra civile e allontanato una pacificazione nazionale che proprio la destra democratica italiana, più di ogni altro, da sempre auspica. Da allora, la comunità politica da cui provengo ha compiuto sempre passi in avanti verso una piena e consapevole storicizzazione del Novecento, ha assunto importanti responsabilità di governo giurando sulla Costituzione repubblicana, come abbiamo avuto l’onore di fare ancora poche ore fa, ha affermato e incarnato senza alcuna ambiguità i valori della democrazia liberale, che sono alla base dell’identità comune del centrodestra italiano. E da cui non defletteremo di un solo centimetro: combatteremo qualsiasi forma di razzismo, antisemitismo, violenza politica, discriminazione. E di libertà molto si è discusso in epoca di pandemia. Il Covid è entrato nelle nostre vite quasi tre anni fa, e ha portato alla morte di oltre 177.000 persone in Italia. Se siamo usciti al momento dall’emergenza è soprattutto merito del personale sanitario, della professionalità e dell’abnegazione con le quali ha salvato migliaia di vite umane. A loro, ancora una volta, va la nostra gratitudine. E con loro il mio ringraziamento va ai lavoratori dei servizi pubblici essenziali, che non si sono mai fermati, e alla straordinaria realtà del nostro Terzo Settore, rappresentante virtuoso di quei corpi intermedi che consideriamo vitali per la nostra società. Purtroppo non possiamo escludere una nuova ondata di covid o l’insorgere in futuro di una nuova pandemia. Ma possiamo imparare dal passato per farci trovare pronti. L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma nonostante questo è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa, decisamente, non ha funzionato e dunque voglio dire fin d’ora che non replicheremo in nessun caso quel modello. L’informazione corretta, la prevenzione e la responsabilizzazione sono più efficaci della coercizione, in tutti gli ambiti. E l’ascolto dei medici sul campo è più prezioso delle linee guida scritte da qualche burocrate, quando si ha a che fare con pazienti in carne ed ossa. E se si chiede responsabilità ai cittadini, i primi a dimostrarla devono essere coloro che la chiedono. Occorrerà fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica. Lo si deve a chi ha perso la vita e a chi non si è risparmiato nelle corsie degli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori.La legalità sarà la stella polare dell’azione di governo. Ho iniziato a fare politica a 15 anni, il giorno dopo la strage di Via D’Amelio, nella quale la mafia uccise il giudice Paolo Borsellino, spinta dall’idea che non si potesse rimanere a guardare, che la rabbia e l’indignazione andassero tradotte in impegno civico. Il percorso che mi ha portato oggi a essere Presidente del Consiglio nasce dall’esempio di quell’eroe.* Affronteremo il cancro mafioso a testa alta, come ci hanno insegnato i tanti eroi che con il loro coraggio hanno dato l’esempio a tutti gli italiani, rifiutandosi di girare lo sguardo o di scappare, anche quando sapevano che quella tenacia li avrebbe probabilmente condotti alla morte. Magistrati, politici, agenti di scorta, militari, semplici cittadini, sacerdoti. Giganti come Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Rosario Livatino, Rocco Chinnici, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella, Emanuela Loi, Libero Grassi, Don Pino Puglisi, e con loro un lunghissimo elenco di uomini e donne che non dimenticheremo. La lotta alla mafia ci troverà in prima linea. Da questo Governo, criminali e mafiosi non avranno altro che disprezzo e inflessibilità. Legalità vuol dire anche una giustizia che funzioni, con una effettiva parità tra accusa e difesa e una durata ragionevole dei processi, che non è solo una questione di civiltà giuridica e di rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, ma anche di crescita economica: la lentezza della giustizia ci costa almeno un punto di pil l’anno secondo le stime di Bankitalia. Lavoreremo per restituire ai cittadini la garanzia di vivere in una Nazione sicura, rimettendo al centro il principio fondamentale della certezza della pena, grazie anche a un nuovo piano carceri. Dall’inizio di quest’anno sono stati 71 i suicidi in carcere. E’ indegno di una nazione civile, come indegne sono spesso le condizioni di lavoro degli agenti di polizia penitenziaria. Con la stessa determinazione rivedremo anche la riforma dell’ordinamento giudiziario, per mettere fine alle logiche correntizie che minano la credibilità della magistratura italiana. E permettetemi una chiosa finale Abbiamo assunto l’impegno di limitare l’eccesso di discrezionalità nella giustizia minorile, con procedure di affidamento e di adozione garantite e oggettive, perché non ci siano mai più casi Bibbiano, e intendiamo portarlo a termine Gli italiani avvertono il peso insopportabile di città insicure, in cui non c’è tutela immediata, in cui si percepisce l’assenza dello Stato. Vogliamo prendere l’impegno di riavvicinare ai cittadini le istituzioni, ma anche di riportare in ogni città la presenza fisica dello Stato. Vogliamo fare della sicurezza un dato distintivo di questo esecutivo, al fianco delle nostre forze dell’ordine, che voglio ringraziare qui oggi per l’abnegazione con la quale svolgono il proprio lavoro in condizioni spesso impossibili, e con uno stato che a volte ha dato l’impressione di essere più solidale con chi minava la nostra sicurezza di quanto lo fosse con chi, invece, quella sicurezza rischiava la vita per garantirla. Sicurezza e legalità, certo, riguardano anche una corretta gestione dei flussi migratori. Secondo un principio semplice: in Italia, come in qualsiasi altro Stato serio, non si entra illegalmente, si entra solo attraverso i decreti flussi. In questi anni di terribile incapacità nel trovare le giuste soluzioni alle diverse crisi migratorie, troppi uomini e donne, e bambini, hanno trovato la morte in mare nel tentativo di arrivare in Italia. Troppe volte abbiamo detto “mai più”, per poi doverlo ripetere ancora e ancora. Questo governo vuole quindi perseguire una strada, poco percorsa fino ad oggi: fermare le partenze illegali, spezzando finalmente il traffico di esseri umani nel Mediterraneo. La nostra intenzione è sempre la stessa. Ma se non volete che si parli di blocco navale lo dirò così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione Europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal nord Africa. Intendiamo proporlo in sede europea e attuarlo in accordo con le autorità del nord Africa, accompagnato dalla creazione sui territori africani di hotspot, gestiti da organizzazioni internazionali, dove poter vagliare le richieste di asilo e distinguere chi ha diritto ad essere accolto in Europa da chi quel diritto non ce l’ha. Perché non intendiamo in alcun modo mettere in discussione il diritto d’asilo per chi fugge da guerre e persecuzioni. Il nostro obiettivo è impedire che sull’immigrazione l'italia continui a farsi fare la selezione in ingresso dagli scafistiE allora mancherà un’ultima cosa da fare, forse la più importante: rimuovere le cause che portano i migranti, soprattutto i più giovani, ad abbandonare la propria terra, le proprie radici culturali, la propria famiglia per cercare una vita migliore in Europa. Il prossimo 27 ottobre ricorrerà il sessantesimo anniversario della morte di Enrico Mattei, un grande italiano che fu tra gli artefici della ricostruzione post bellica, capace di stringere accordi di reciproca convenienza con nazioni di tutto il Mondo. Ecco, credo che l’Italia debba farsi promotrice di un “piano Mattei” per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana. Ci piacerebbe così recuperare, dopo anni in cui si è preferito indietreggiare, il nostro ruolo strategico nel Mediterraneo. Mi avvio a concludere, ringraziandovi per la pazienza. Non sarà una navigazione semplice, quella del governo che si appresta a chiedere la fiducia del Parlamento. Per la gravosità delle sfide che saremo chiamati ad affrontare, ma anche per il pregiudizio politico che colgo spesso tra le analisi che ci riguardano. Credo che in parte sia persino giustificato. Sicuramente per la parte che mi riguarda. Sono la prima donna incaricata come presidente del Consiglio dei ministri nella storia d’Italia, provengo da un’area culturale che è stata spesso confinata ai margini della Repubblica, e non sono certo arrivata fin qui fra le braccia di un contesto familiare e di amicizie influenti. Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l’underdog. Lo sfavorito, per semplificare, che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Intendo farlo ancora, stravolgere i pronostici, con l’aiuto di una valida squadra di ministri e sottosegretari, con la fiducia e il lavoro dei parlamentari che voteranno favorevolmente, e con gli spunti che arriveranno dalle critiche di coloro che voteranno contro.Con un unico obiettivo: sapere che abbiamo fatto tutto quello che potevamo per dare agli italiani una Nazione migliore. A volte riusciremo, a volte falliremo, ma state certi che non ci arrenderemo, non indietreggeremo, e non tradiremo le speranze che in noi sono state riposte. Nel giorno in cui il nostro Governo ha giurato nelle mani del Capo dello Stato, ricorreva la memoria liturgica di Giovanni Paolo II. Un Pontefice, uno statista, un santo, che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente. Mi ha insegnato una cosa fondamentale, della quale ho sempre fatto tesoro. “La libertà” diceva “non consiste nel fare ciò che ci piace, ma nell’avere il diritto di fare ciò che si deve”. Io sono sempre stata una persona libera, per questo intendo fare ciò che devo. Grazie.

Tuesday, October 18, 2022

TESTO DELLA QUERELA CONTRO LE MASSIME CARICHE DELLO STATO ALLA CORTE INTERNAZIONALE DELL’AIA ECCO IL TESTO COMPLETO

TESTO DELLA QUERELA CONTRO LE MASSIME CARICHE DELLO STATO ALLA CORTE INTERNAZIONALE DELL’AIA ECCO IL TESTO COMPLETO DELLA DEN... Rosario Marin
gola 1 gennaio 1970 · 53 minuti per la lettura · Contenuto condiviso con: I tuoi amici Monday 24 december 2012 TESTO DELLA QUERELA CONTRO LE MASSIME CARICHE DELLO STATO ALLA CORTE INTERNAZIONALE DELL’AIA ECCO IL TESTO COMPLETO DELLA DENUNCIA PRESENTATA ALL’AUTORITA’ GIUDIZIARIA ITALIANA E CHE SARA’ A GIORNI PRESENTATA ALL’ATTENZIONE DELLA CORTE DI GIUSTIZIA INTERNAZIONALE PENALE DELL’AIA. ROMA, 21/12/2012 Al Comando stazione dei Carabinieri SEDE Alla Procura Della Repubblica Competente Alla Alta Corte Penale Internazionale de l’Aia E, p.c. Ad Altri QUERELA/DENUNCIA ALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE DELL’AIA (I.C.C.) Contro lo Stato italiano i suoi più alti amministratori ed altri : 1) Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; 2) Tutti i Presidenti della Repubblica italiana a partire dall’anno 1992; 3) Il Presidente del consiglio dei ministri Silvio Berlusconi; 4) Il presidente del Consiglio dei ministri sig. Mario Monti; 5) Tutti i presidenti del Consiglio dei Ministri a partire dall’anno 1992; 6) Il Presidente della Camera Gianfranco Fini; 7) Tutti i presidenti della Camera a partire dall’anno 1992; 8) Il Presidenti del Senato Renato Schifani; 9) Tutti i presidenti del Senato a partire dall’anno 1992; 10) Tutti i componenti dello Pseudo-governo dei tecnici nominati da Monti; 11) Tutti i Ministri dei governo Berlusconi (all’apparenza appena dimesso, esautorato?); 12) Tutti i Ministri della Repubblica a partire dall’anno 1992; 13) Tutti i Segretari dei Partiti dell’arco parlamentare a partire dall’anno 1992; 14) Tutti i Parlamentari che hanno accettato passivamente il “Golpe” a partire dall’anno 1992; 15) Tutti i consiglieri delle banche nazionali, e non, di cui costoro sono emanazione; 16) Il Governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi; 17) Il sig. Mario Monti Presidente del consiglio e tutti i componenti del “Governo Tecnico”; 18) Tutti i Presidenti del Consiglio Superiore della Magistratura a partire dall’anno 1992; 19) Tutti i Presidenti della Corte dei Conti a partire dall’anno 1992; 20) Tutti i Generali Capo di Stato Maggiore della Difesa a partire dall’anno 1992; 21) Tutti i Generali Capo di Stato Maggiore dell’Aereonautica a partire dall’anno 1992; 22) Tutti gli Ammiragli Comandante della Marina Militare a partire dall’anno 1992; 23) Tutti i Comandanti Generale di Corpo di Guardia di Finanza a partire dall’anno 1992; 24) Tutti i Comandanti Generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri a partire dall’anno 1992; 25) Tutti i Dirigenti Generali Comandanti della Pubblica sicurezza a partire dall’anno 1992; 26) Tutti i Dirigenti Generali del Corpo Forestale dello Stato a partire dall’anno 1992; 27) Tutti i Generali Comandanti dei corpi di polizia giudiziaria locale a partire dall’anno 1992; 28) Il governatore della Banca d’Italia sig. Ignazio Visco ; 29) Tutti i titolari e dirigenti del ministero dell’ Economia a partire dall’anno 1992; 30) Tutti i titolari e dirigenti del ministero delle Finanze a partire dall’anno 1992; 31) Tutti i titolari e dirigenti del ministero del Tesoro a partire dall’anno 1992; 32) Tutti i titolari e dirigenti del ministero del Bilancio a partire dall’anno 1992; 33) Tutti i Ragionieri Generali dello Stato a partire dall’anno 1992; 34) Tutti i Consiglieri e i Direttori Generali della Corte dei Conti a partire dall’anno 1992; 35) Tutti i Presidente e Consiglieri d’amministrazione della Con.So.B. a partire dall’anno 1992; 36) Tutti i Governatori e Dirigenti della Banca Centrale Europea a partire dall’anno 2002; 37) Tutti i Governatori e Dirigenti della Banca d’Italia a partire dall’anno 1992; 38) Tutti i Consiglieri d’amministrazione delle banche commerciali a partire dall’anno 1992; 39) Tutti i Ragionieri Generali dello Stato a partire dall’anno 1992; 40) Tutti i Consiglieri e i Direttori Generali della Corte dei Conti a partire dall’anno 1992; 41) Tutti i Dirigenti, Amministratori e Funzionari della Equitalia S.p.A.; 42) Tutti i Consiglieri dell’”Autorità Garante delle telecomunicazioni” (Agcom); 43) Tutti i componenti del CO.RE.COM Lazio da L. 31 luglio 1997, n. 249;; 44) Tutti i ministri delle comunicazioni a partire da L. 31 luglio 1997, n. 249; 45) Tutti i Direttori Generali del ministero delle comunicazioni a partire da L.31 luglio ‘97 n. 249; 46) Tutti i Consiglieri d’amministrazione della .B.C.E.; 47) Tutti i Consiglieri e Dirigenti della Banca d’Italia a partire dall’anno 1992; 48) Il sig.r Befera come Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia Spa; 49) Tutti gli ottocento Dirigenti Generali dello Stato sottocitati a partire dall’inizio dei fatti; 50) Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate e Presid. di Equitalia S.p.A sig.r Massimo Romano; 51) Il Vice Presidente Equitalia sig.r Antonio Mastrapasqua; 52) Il direttore generale di Equitalia sig.r Marco Cuccagna; 53) Il Vice Direttore Generale di Equitalia sig.r Luciano Mattonelli; 54) Il Vice Direttore Generale di Equitalia sig.r Renato Raffaele Vicario; 55) L’Amministratore Delegato di Equitalia nord sig.r Giancarlo Rossi; 56) L’Amministratore Delegato di Equitalia centro sig.r Antonio Piras; 57) L’Amministratore Delegato di Equitalia sud sig.r Benedetto Mineo; 58) Tutti i Consiglieri d’amministrazione di Poste Italiane S.p.A., fra cui il sig.r Giovanni Ialongo e il sig.r Massimo Sarmi per non aver sospeso il servizio di consegna pur dopo le palesi violazioni di legge costantemente sanzionate; 59) titolari di agenzie recupero credito adottanti procedure postali per notificare cartelle esattoriali; 60) Tutti i responsabili legali dell’agenzia di “Rating” internazionale Standard & Poors; 61) Tutti i responsabili legali dell’agenzia di “Rating” internazionale Moody’s; 62) Tutti gli Amministratore Delegati di Banca IMI S.p.A. a partire dall’anno 1992; 63) Tutti gli Amministratore Delegati di Barclays Bank PLC a partire dall’anno 1992; 64) Tutti gli Amministratore Delegati di BNP Paribas a partire dall’anno 1992; 65) Tutti gli Amministratore Delegati di Citibroup Global Markets Ltd. a partire dall’anno 1992; 66) Tutti gli Amministratore Delegati di Commerzbank A.G. a partire dall’anno 1992; 67) Tutti gli Amministratore Delegati di Credit Agricole Corp. Inv. Bank a partire dall’anno 1992; 68) Tutti gli Amministratore Delegati di Credit Suisse Securities (Europe) Ltd. a partire dall’anno 1992; 69) Tutti gli Amministratore Delegati di Deutsche Bank A.G. a partire dall’anno 1992; 70) Tutti gli Amministratore Delegati di Goldman Sachs Int. Bank a partire dall’anno 1992; 71) Tutti gli Amministratore Delegati di HSBC France a partire dall’anno 1992; 72) Tutti gli Amministratore Delegati di ING Bank N.V. a partire dall’anno 1992; 73) Tutti gli Amministratore Delegati di JP Morgan Securities Ltd. a partire dall’anno 1992; 74) Tutti gli Amministratore Delegati di Merrill Lynch Int. a partire dall’anno 1992; 75) Tutti gli Amministratori Delegati di Monte dei Paschi di Siena Capital Services Banca per le Imprese S.p.A. a partire dall’anno 1992; 76) Tutti gli Amministratori Delegati Delegati di Morgan Stanley & Co. Int. PLC a partire dall’anno 1992; 77) Tutti gli Amministratori Delegati di di Nomura Int.PLC a partire dall’anno 1992; 78) Tutti gli Amministratori Delegati di Royal Bank of Scotland PLC a partire dall’anno 1992; 79) Tutti gli Amministratori Delegati di Societè Generale Inv. Banking a partire dall’anno 1992; 80) Tutti gli Amministratori Delegati di UBS Ltd. a partire dall’anno 1992; 81) Tutti gli Amministratori Delegati di UniCredit Bank A.G. a partire dall’anno 1992; Per le ipotesi dei reati p. e p. dagli articoli: 1) Riduzione in schiavitù (art.600 c.p.); 2) Alto tradimento (art.90 Costituzione, per i civili sopra indicati); 3) Alto tradimento (artt.77; 78; 81; 82; 84;100 cod. militare di pace, per i militari indicati); 4) Concorso formale in reato continuato (art.81 c.p.); 5) Pene per coloro che concorrono nel reato (art.110 c.p.); 6) Circostanze aggravanti (art.112 c.p.); 7) Attentato contro l’integrità l’indipendenza e l’unità dello Stato (art.241 c.p.); 8) Intelligenze con lo straniero a scopo di guerra contro lo Stato italiano (art.243 c.p.); 9) Corruzione del cittadino da parte dello straniero (art.246 c.p.); 10) Infedeltà in affari di Stato (art.264 c.p.); 11) Attentato contro la Costituzione dello Stato (art.283 c.p.); 12) Usurpazione di potere politico o comando militare (art.287 c.p.): 13) Attentati contro i diritti politici del cittadino (art.294 c.p.); 14) Istigazione a commettere alcuno dei delitti provveduti dai capi i° e II° (art.302 c.p.); 15) Pubblica istigazione e apologia (art.303 c.p.); 16) Peculato (art.314 c.p.); 17) Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (art.319 c.p.); 18) Corruzione di persona incaricata di pubblico servizio (art.320 c.p.); 19) Abuso d’uffico (art.323 c.p.); 20) Omissione di atti d’ufficio (art.328 c.p.); 21) Interruzione d’un servizio pubblico o di pubblica utilità (art.331 c.p.); 22) Usurpazione di funzioni pubbliche (art. 347 c.p.); 23) Inadempimento di contratto di pubbliche forniture (art.355 c.p.); 24) Frode nelle pubbliche forniture (art.356 c.p.); 25) Istigazione a delinquere (art.414 c.p.); 26) Istigazione a disobbedire alle leggi (art.415 c.p.); 27) Associazione a delinquere (art.416 bis); 28) Falsificazione di monete, spendita ed introduzione nello Stato ….. etc., (art. 453 c.p.); 29) Alterazione di monete (art.454 c.p.); 30) Circostanze aggravanti (art.456 c.p.); 31) Parificazione delle carte di pubblico credito alle monete (art.458 c.p.); 32) Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.476 c.p.); 33) Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati (art.477 c.p.); 34) Falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.479 c.p.); 35) Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati (art.480 c.p.); 36) Falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art.481 c.p.); 37) Falsità materiale commessa dal privato (art.482 c.p.); 38) Falsità ideologica commessa dal privato in atti pubblici (art.483 c.p.); 39) Falsità commesse da pubblici impiegati incaricati di un pubblico servizio (art. 493 c.p.); 40) Distruzione di materie prime o di prodotti agricoli o industriali o di produzione (art.499 c.p.); 41) Manovre speculative su merci (art.501 bis c.p.); 42) Boicottaggio (art. 507 c.p.): 43) Turbata libertà dell’industria o del commercio (art.513 c.p.); 44) Riduzione in schiavitù (art.600 c.p.); 45) Circonvenzione di persone incapaci (art.643 c.p.); 46) Abuso della credulità popolare (art.661 c.p.); 47) Istigazione o aiuto al suicidio (art.580 c.p.); 48) Furto (art.624 c.p.); 49) Truffa (art.640 c.p.); 50) Circonvenzione di persone incapaci (art.643 c.p.); 51) Abuso della credulità popolare (art.661 c.p.); 52) Furto (art.624 c.p.); 53) Rapina (art.628 c.p.); 54) Estorsione (art.629 c.p.); 55) Truffa (art.640 c.p.); 56) Usura (art.644 c.p.); 57) Appropriazione indebita (art.646 c.p.); 58) Abuso della credulità popolare (art.661 c.p.); 59) Ed eventuali altre fattispecie di reato che venissero rilevate nel corso delle indagini.- LUOGO DI COMMISSIONE : Tutto il territorio italiano TEMPO DI COMMISSIONE : Reati in corso di esecuzione; Persone offese: la Repubblica italiana, tutti i Cittadini italiani, la Nazione italiana. STRUMENTO DI RIFERIMENTO : Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale Ratifica italiana: 12 luglio 1999, n. 232 Entrata in vigore in Italia: 20 luglio 1999 ….. OMISSIS … Evidenziando che la Corte penale internazionale istituita ai sensi del presente Statuto e’ complementare alle giurisdizioni penali nazionali, Articolo 4 Status giuridico e poteri della Corte 2. La Corte può esercitare le proprie funzioni ed i propri poteri quali preveduti nel presente Statuto, sul territorio di qualsiasi Stato Parte e mediante una convenzione a tal fine, sul territorio di ogni altro Stato. Articolo 5. Crimini di competenza della Corte 1. La competenza della Corte e’ limitata ai crimini piu’ gravi, motivo di allarme per l’intera comunita’ internazionale. La Corte ha competenza, in forza del presente Statuto, per i crimini seguenti: a) crimine di genocidio; b) crimini contro l’umanita’; c) crimini di guerra; d) crimine di aggressione. 2. La Corte esercitera’ il proprio potere giurisdizionale sul crimine di aggressione successivamente all’adozione in conformita’ agli articoli 121 e 123, della disposizione che definira’ tale crimine e stabilira’ le condizioni alle quali la Corte potra’ esercitare il proprio potere giurisdizionale su tale crimine. Tale norma dovra’ essere compatibile con le disposizioni in materia della Carta delle Nazioni Unite. Articolo 6. Crimine di genocidio Ai fini del presente Statuto, per crimine di genocidio s’intende uno dei seguenti atti commessi nell’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, e precisamente: a) uccidere membri del gruppo; b) cagionare gravi lesioni all’integrita’ fisica o psichica di persone appartenenti al gruppo; c) sottoporre deliberatamente persone appartenenti al gruppo a condizioni di vita tali da comportare la distruzione fisica, totale o parziale, del gruppo stesso; d) imporre misure volte ad impedire le nascite in seno al gruppo; e) trasferire con la forza bambini appartenenti al gruppo ad un gruppo diverso; Articolo 7. Crimini contro l’umanità 1. Ai fini del presente Statuto, per crimine contro l’umanità s’intende uno degli atti di seguito elencati se commesso nell’ambito di un esteso o sistematico attacco contro popolazioni civili, e con la consapevolezza dell’attacco: a) Omicidio; b) Sterminio; c) Riduzione in schiavitù; …. Omissis …. k) Altri atti inumani di analogo carattere diretti a provocare intenzionalmente grandi sofferenze o gravi danni all’integrità fisica o alla salute fisica o mentale. 2. Agli effetti del paragrafo 1: a) Si intende per “attacco diretto contro popolazioni civili” condotte che implicano la reiterata commissione di taluno degli atti previsti al paragrafo 1 contro popolazioni civili, in attuazione o in esecuzione del disegno politico di uno Stato o di una organizzazione, diretto a realizzare l’attacco; b) per “sterminio” s’intende, in modo particolare, il sottoporre intenzionalmente le persone a condizioni di vita dirette a cagionare la distruzione di parte della popolazione, quali impedire l’accesso al vitto ed alle medicine; c) per “riduzione in schiavitù” s’intende l’esercizio su una persona di uno o dell’insieme dei poteri inerenti al diritto di proprietà, anche nel corso del traffico di persone, in particolare di donne e bambini a fini di sfruttamento sessuale; … omissis … e) per “tortura” s’intende l’infliggere intenzionalmente gravi dolori o sofferenze, fisiche o mentali ad una persona di cui si abbia la custodia o il controllo; in tale termine non rientrano i dolori, o le sofferenze derivanti esclusivamente da sanzioni legittime, che siano inscindibilmente connessi a tali sanzioni o dalle stesse incidentalmente occasionati; ….. omissis … g) per “persecuzione” s’intende la intenzionale e grave privazione dei diritti fondamentali in violazione del diritto internazionale, per ragioni connesse all’identità …… omissis …. Articolo 13. Condizioni di procedibilità Articolo 15. Il Procuratore …… OMISSIS … STRUMENTO DI RIFERIMENTO PER I MILITARI COINVOLTI Codice Penale Militare di Pace Titolo I DEI REATI CONTRO LA FEDELTÀ E LA DIFESA MILITARE. Capo I DEL TRADIMENTO. Art. 77. Alto tradimento. (1) Il militare, che commette alcuno dei delitti contro la personalità dello Stato preveduti dagli articoli 241, 276, 277, 283, 285, 288, 289 e 290-bis del codice penale, modificati dal decreto legislativo luogotenenziale 14 settembre 1944, n. 288, e dalla legge 11 novembre 1947, numero 1317, è punito a norma delle corrispondenti disposizioni dello stesso codice, aumentata di un terzo la pena della reclusione. Art. 78. Istigazione all’alto tradimento; cospirazione; banda armata. E’ punito a norma delle corrispondenti disposizioni del codice penale, aumentata la pena della reclusione da un terzo alla metà: 1. il militare colpevole di istigazione o cospirazione, dirette a commettere alcuno dei reati indicati nell’articolo precedente; 2. il militare, che, per commettere alcuno dei reati indicati nell’articolo precedente, promuove, costituisce od organizza una banda armata, ovvero vi partecipa. Art. 81. Vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate dello Stato. (1) Il militare, che pubblicamente vilipende la Repubblica, le Assemblee legislative o una di queste, ovvero il Governo o la Corte Costituzionale o l’Ordine giudiziario, è punito con la reclusione militare da due a sette anni. Art. 82. Vilipendio alla nazione italiana. Il militare, che pubblicamente vilipende la nazione italiana, è punito con la reclusione militare da due a cinque anni. Se il fatto è commesso in territorio estero, si applica la reclusione militare da due a sette anni.Art. 84. Intelligenze con lo straniero e offerta di servizi. Il militare, che tiene intelligenze con lo straniero, dirette a favorire, per il caso di guerra con lo Stato italiano, le operazioni militari di uno Stato estero, è punito con la reclusione non inferiore a quindici anni. Se trattasi di offerte di servizi non ancora accettate, la pena è della reclusione non inferiore a dieci anni. Art. 100. Omesso rapporto. Il militare, che, avendo notizia di alcuno dei reati preveduti da questo capo e dai capi precedenti, per il quale la legge stabilisce la pena della reclusione o della reclusione militare, non inferiore nel massimo a cinque anni, o una pena più grave, non ne fa immediatamente rapporto ai superiori, è punito con la reclusione militare da tre mesi a due anni. Se il colpevole è un ufficiale, si applica la reclusione militare da uno a tre anni. Premesso che : La Costituzione italiana non è mai stata ratificata dai cittadini italiani, originari ed esclusivi detentori della Sovranità tramite referendum popolare, cittadini che unici hanno potere di legittimare, come dichiarato nello stesso art. 1 della Costituzione; La costituzione italiana risulta sotto molti aspetti inapplicata o addirittura elusa sia nella lettera che nei fatti; Costituzione italiana stessa … che attraverso una serie di successive “scatole cinesi” gradualmente partendo dalla originaria definizione che (la sovranità appartiene al popolo [e qui incomincia la sottrazione di potere] … che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione) … poi arriva al punto in cui Il Presidente della Repubblica ….. che nessuno dei cittadini “sovrani” elettori si è mai sognato di eleggere a Presidente……. Designa un tizio (Dr. Mario Monti) non eletto da nessuno, ma lo nomina senatore a vita “ipso facto”, perché così necessitava, non si sa per quali meriti… …… (che è consulente e collaboratore della Goldman-Sachs ed altre amene banche “d’affari” da “illo tempore”…… l quale a “senatore a vita” sua volta nomina ministri degli emeriti (molto chiacchierati) personaggi da nessuno mai votati e meno che mai eletti, dove la volontà popolare e la sovranità dei cittadini proprio non ha avuto nessuna occasione per esprimersi… ed al contrario è stata spudoratamente beffata, raggirata e truffata. Per cui oggi ci ritroviamo dei perfetti usurpatori che nessuno ha MAI votato, NÉ eletto… a dirigere il paese; Personaggi che hanno violato ogni norma costituzionale e ogni linea di Diritto e ogni Sovranità popolare e che non hanno nessuna investitura popolare… e che sono in totale carenza di mandato istituzionale derivante da delega del potere popolare… I quali in barba a tutte le norme, regolamenti, logica, Diritto, hanno la ferma intenzione di prendere in futuro decisioni di lacrime e sangue a scapito ed in danno del popolo; Popolo che in una repubblica democratica e libera, come noi in Italia dovremmo essere, ha il titolo assoluto, imprescindibile, inequivocabile, inalienabile di sovranità sulle proprie decisioni. Sovranità che nessuno, neppure, e meno che mai, il Presidente della Repubblica può sottrarre ai legittimi detentori …. Che sono soli e soltanto i CITTADINI SOVRANI. Infatti ….. Il testo della Costituzione all’articolo 1 comma 2 dice : < ….La Sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.>; All’articolo 56 seguita molto congruamente : < ……La Camera dei Deputati è eletta a suffragio universale e diretto.> ; Ed anche all’articolo 58 continua molto avvedutamente : < …..I Senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anno di età.>; ma da questo punto in poi incominciamo a deviare dalla retta via logica e razionale di procedere ed appaiono le incongruenze, illogicità, assurdità… i paradossi le sottrazioni di potere e Sovranità del popolo. E quindi la Costituzione all’articolo 83 cita : < …Il Presidente della Repubblica è eletto dal parlamento in seduta comune dei suoi membri…….>. Ma non era stabilito all’articolo 1 che ….La Sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione? Perché mai il popolo dovrebbe demandare il potere della sovranità popolare ad altri senza validi motivi??, e quando mai l’ha, o l’avrebbe, fatto???; La Costituzione all’articolo 59 riporta : < …. E’ senatore di diritto e a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica!! Prima riflessione Mai in tutta la storia della Repubblica che ci sia stato un uomo col senso delle istituzioni (vedi articolo 3) ed abbia rinunciato consapevole dell’affronto all’uguaglianza tra cittadini. Seconda riflessione Allora per la stessa logica demenziale, per equità di trattamento, dovrebbero essere nominati consiglieri a vita con potere di voto tutti coloro che sono stati presidenti di un qualche ente, altrettanto tutti quelli che sono stati presidenti di consigli d’amministrazione di aziende private, e tutti i presidenti di ogni genere di istituzione fino a giungere al condominio di casa. Sì perché sennò verrebbe contraddetto l’articolo 3 , come fino ad oggi è stato ed è, articolo 3 che dice : < …. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Il che mi sembra venga evidentissimamente smentito dagli articoli già citati e da quelli di seguito evidenziati. E questo è un vulnus insanabile ed assoluto, indegno della cosiddetta “Carta Costituzionale!” che già solo per questo motivo andrebbe abrogata, riscritta e corretta secondo logica, razionalità e soprattutto in onore del principio di eguaglianza di trattamento e di diritti fra cittadini. In particolare in merito ai rapporti tra cittadini e le istituzioni dello Stato. Ma non s’era stabilito all’articolo 1 che ….La Sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione? Vedi articolo 3 ??. E allora… perché mai (art.59) Il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Io mi domando …. Ma come può il nostro primo funzionario dirigente dello Stato, dipendente a tempo determinato, il Presidente della Repubblica, che già il nostro Consiglio d’Amministrazione (Il Parlamento) ha nominato usurpando il nostro legittimo diritto di elezione, senza interpellarci né consultarci, nominare a sua volta altri funzionari dello Stato a nostra insaputa a cui però egli (primo funzionario) ci costringe a pagare la loro congrua e pingue prebenda mensile di oltre quaranta milioni di vecchie lire, ultimamente, nonostante la mordente “crisi” economica il sig.r Presidente della repubblica si è aumentato di circa novemila euro al mese.. nonché tutte le regalie e pertinenze del caso. Non vale la pena di entrare nella disamina dei meriti che hanno permesso la traslazione di queste cariatidi dal Quirinale al Senato, perché la Costituzione non lo prevede, e soprattutto non ce ne sono. Voglio però focalizzare l’attenzione sul fatto che stipendiando immeritatamente ed indebitamente i sette attuali senatori a vita, che noi non abbiamo eletto (di qualunque tendenza noi fossimo questo è un dato di fatto), costoro influenzano il dibattito politico e le votazioni (senza averne titolo e mandato popolare), determinando così le sorti politiche, economiche e sociali del Paese, ancor più falsando e distorcendo la Volontà Popolare e l’esito delle votazioni parlamentari. È mai ammissibile e tollerabile quanto descritto in un paese che si definisce libero e democratico? RIFLESSIONE PRELIMINARE Un popolo è libero quando coesistono (tutti) e vengono applicati i cosiddetti Diritti Soggettivi… e cioè : 1) il diritto ad esistere (in pace – salute – giustizia – equità); 2) il diritto al possesso (beni – opere – identità culturale); 3) il diritto alla libertà; 4) il diritto all’espressione E … conseguentemente la capacità di autonomamente ed autarchicamente disporre delle sue sovranità eccone le principali … : 1) sovranità monetaria; 2) sovranità politica – elettorale; 3) sovranità territoriale; 4) sovranità giudiziaria; 5) sovranità culturale; 6) sovranità informativa – formativa; 7) sovranità alimentare – agricola; 8) sovranità medico- farmaceutico – sanitaria; 9) sovranità energetica; 10) sovranità industriale; Tutte queste sfaccettatura della identità nazionale italiana nel corso degli ultimi decenni ci sono state gradualmente sottratte mentre la popolazione indaffarata nelle proprie piccole beghe o facendola interessare a beghe pubbliche artefattamente orchestrate inducessero la popolazione a porre l’attenzione su fatti di puro gossip, mentre nelle “secrete stanze” i traditori dei valori della patria si svendevano i “gioielli di famiglia, cioè le sovranità sopra elencate… Il processo di appropriazione dello Stato e di esautorazione della sovranità popolare è in corso gradualmente ma costantemente da decenni ed ha condotto alla situazione attuale sotto gli occhi di tutti. Come di seguito sufficientemente descritto. COME CI SONO STATI SOTTRATTI IL DIRITTO DI POSSESSO, IL DIRITTO ALLA DIFESA LEGALE, ETC., ETC., Manipolazioni e travisazioni plateali delle leggi, della Costituzione e della conseguente pressione fiscale dai modi irrituali ed usurpativi di ogni diritto proprio del cittadino presunto “debitore”, usate a seguito della legge 130 del 1999 per la “cartolarizzazione”, l’esazione fiscale ed adottate dalle bande criminali che hanno occupato, modificato le istituzioni dello Stato e le sue leggi incostituzionalmente e contro gli interessi dei cittadini e dello Stato stesso. CONSIDERAZIONI Il debito pubblico è attualmente il presupposto principale della tassazione. Oltre il 22% delle tasse serve per pagare interessi sul “debito pubblico” (DEL TUTTO FALSO). Quanto segue non è una mia scoperta o teoria, ma riporta studi economici e giuridici di carattere scientifico e prodotti da studiosi e da accademici di diversi paesi: i proff. James Robertson e Joseph Huber[1]; Richard Werner[2]; John Sloman[3]; il famoso Giacinto Auriti docente in varie università italiane; l’ex P.G. presso la Corte di Appello dell’Aquila, dr. Bruno Tarquini[4]; l’avv. Marco Della Luna[5]; Steven Zarlenga[6], presidente dell’American Monetary Institute, e tanti altri illustri economisti. Esiste, come anche sostenuto da questi economisti, da lungo tempo un meccanismo di falsi contabili e falsi in bilancio (dello Stato, della Banca d’Italia, delle banche commerciali), evasione fiscale, truffa, usurpazione, di diritto e tutta la serie innumerevole di fattispecie di reato elencato in prima e seconda pagina. Un meccanismo che porta a creare false ed indebite passività della finanza pubblica – le quali a loro volta portano alla presente, oppressiva, pressione fiscale e alla perdita dei beni dei cittadini e dello Stato ed all’improprio, indebito, inventato indebitamento di enti locali, di province e di regioni. Pressione che, per la sua intensità, per la falsità ed artificiosità dolosa dei suoi presupposti, per l’arbitrarietà della sua costruzione in quanto alla individuazione della base imponibile e al ricorso a presunzioni di ricavi ed all’inversione dell’onere della prova, nonché per le modalità violente dell’esecuzione esattoriale, concreta essa stessa, fattispecie di reato di tipo estorsivo, soprattutto in quanto il “debito” è creato attraverso la costruzione di falsi ed illeciti presupposti giustificativi. Infatti la contrazione del debito pubblico attraverso l’emissione di titoli del debito pubblico avviene in modo pretestuoso, senza reale corrispettivo, al solo fine di attuare un trasferimento di potere d’acquisto dai contribuenti (dal popolo) ai banchieri privati ed un indebitamento dello Stato, del popolo, verso costoro. Quest’operazione ha attuato per le sue dimensioni nel corso degli ultimi decenni in particolare un trasferimento di potere politico in favore dei predetti banchieri privati. L’intera operazione configura un’eversione dell’ordinamento e della legalità costituzionali, ed è perpetrata in forma ovviamente e palesemente ed inconfutabilmente associativa. Questa è una denuncia che chiede a questa Alta Corte Internazionale di prendere una chiara ed inequivocabile posizione rispetto a questi illeciti, politici, finanziari, economici che RIDUCONO I CITTADINI ITALIANI ALLO STATO DI SCHIAVITU’ IN QUANTO PRIVI DEGLI STRUMENTI PRINCI DI AUTODIFESA E LI RENDONO RICATTABILI DAI “POTERI FORTI”. Il sistema bancario internazionale, in mano a finanzieri privati, di fatto ha esautorato lo Stato e le istituzioni democratiche e rappresentative, spogliandoli della sovranità e della stessa indipendenza, e sottomettendoli all’interesse e alla volontà dei propri capi, per lo più stranieri. Lo Stato, i Ministeri, le Istituzioni sono quindi ridotti a strumento manovrato dalla finanza privata sovranazionale per lo sfruttamento del lavoro del popolo e riduzione in schiavitù. Le leggi dello Stato che cedono alla Banca d’Italia, e conseguentemente alla B.C.E. e a qualsiasi soggetto diverso dallo Stato italiano l’esercizio della sovranità monetaria, violano l’art. 1 della Costituzione (principio della sovranità nazionale) e non si giustificano con l’art. 10 (che consente solo limitazioni, non già cessioni, della sovranità; e solo per tutela della pace, non dell’economia, del potere di acquisto della moneta; e non certo in favore di soggetti come la B.C.E., autocratici, a proprietà e gestione private, non sottoposti a controllo di organi democratici nazionali o comunitari, con dirigenti esonerati da ogni responsabilità (art. 12 del protocollo SEBC). Il sistema bancario privato, tra creazione di banconote e creazione di denaro scritturale, produce tutto o quasi il denaro circolante, solo gli spiccioli sono coniati dallo Stato (in senso metaforico e purtroppo anche reale), che può aumentarne o ridurne l’offerta, alzare o abbassare il t.u.s. – quindi ha il potere, non di rado esercitato, di produrre rapide espansioni e rapide contrazioni dell’economia. Tutta questa creazione di denaro apporta al sistema bancario un pari reddito, detto reddito monetario o signoraggio. Un reddito che dovrebbe andare invece allo Stato, e quindi ai cittadini, dato che la creazione di denaro è un atto sovrano. È’ un atto sovrano perché chi (a costo nullo per sé, come avviene con la cartamoneta non convertibile) crea denaro e lo immette sul mercato, ossia lo spende, aumenta unilateralmente il proprio potere d’acquisto rispetto agli altri soggetti, può produrre rincari dei prezzi a carico di chi non ha il potere di creare denaro, e può produrre crisi economiche. Ma aumentare unilateralmente il proprio potere d’acquisto, senza immettere in cambio ricchezza reale (beni e servizi nel sistema, vuol dire assumere a sé il potere d’acquisto del resto del sistema, vuol dire sottrarre potere d’acquisto agli altri, ai lavoratori, ai pensionati, ai risparmiatori, ai contribuenti – vuol dire arricchirsi a loro spese. Ma soprattutto, nel caso dell’Euro che (a detta della Commissione Europea e della BCE) è all’atto dell’emissione e lo rimane per sempre di proprietà dalla BCE, e dato che il “VALORE” non sta nella moneta, ma nei beni – prodotti – servizi, questo sta a significare che tutto il “VALORE” prodotto all’interno della zona “Euro” alla fine dei giochi diventa di proprietà della BCE. Tutti ormai diamo per assodato che dobbiamo pagare imposte e tasse, tanto che non ci poniamo più la domanda sul perché esistano e né se perdurino i motivi che le hanno istituite. E’ l’effetto della perdita della capacità di analisi e di critica delle idee, dei concetti, e del porre di conseguenza nell’inconscio collettivo ciò che è cosi evidente da divenire automatico e ovvio. Eppure se solo riflettiamo un attimo e non diamo per scontato ciò che da molto tempo esiste, possiamo prendere coscienza di realtà a noi sconosciute. E questo è il problema : nati in un dato sistema, spesso lo diamo per inconfutabile ed incontrovertibile, e apparentemente coerente, verosimilmente ottimale, poiché da sempre abbiamo conosciuto solo quello. Ed esso diventa ovvio, naturale, consolidato dalla prassi, fondato : in altre parole, verità. Le imposte e le tasse sono denaro, ricchezza, denaro sudato e generato dai cittadini attraverso il lavoro. E’ denaro ciò che si dà alla persona giuridica “Stato” al fine di sostenere le spese pubbliche. Tale concetto non è negativo ma apprezzabile segno di solidarietà, di comunità, di unità. Ognuno supporta, o così dovrebbe, la comunità nell’affrontare le spese che a tutti giovano, in quanto unità collettiva e solidale. Il problema non è l’imposizione di tassa in sè ma se ne sussista o persista la sua necessità. In altre parole: è sempre necessario privarci di denaro personale per darlo alla “comunità”? Ma poi è davvero così?? Ciò possiamo capirlo solo se sappiamo e capiamo che la Moneta è una istituzione pubblica, cioè di proprietà della comunità , data in uso al cittadini singolo individuo componente della società, in quanto ne crea e ne accetta il valore per convenzione, allora e solo allora potremo capire come le imposte e le tasse non hanno senso e ragione di esistere nella situazione monetaria italiana contingente (dal 1992). Anche perché la moneta è essa stessa una “tassa” in quanto la funzione primaria è la stessa del fisco e cioè far circolare e condividere, ridistribuire la ricchezza con tutti gli altri cittadini. La Sovranità monetaria, il potere di emettere moneta ex nihilo, però non è nelle mani della Comunità, come dovrebbe essere, quale precondizione scaturente la motivazione per eventualmente, e semmai, tassare i cittadini. La distonia logica assoluta incomincia a sopravvenire nel momento in cui la Sovranità monetaria è trasferita “d’un blai” nelle mani di privati cittadini stranieri, la BCE, ai quali lo Stato italiano, ed altri Stati, hanno delegato un enorme potere a spese della comunità nazionale ed europea, e l’azione, ben lungi dal far circolare e condividere la ricchezza fra i cittadini, al contrario gliela sottrae. Vista la Costituzione italiana che stabilisce la inalienabilità del diritto di sovranità (anche monetaria), si sarebbe forse potuto capire (mai accettare nei metodi e nei tempi in cui sono stati attuati) il trasferimento dalla Sovranità monetaria del cittadino italiano alla Sovranità monetaria del cittadino europeo, la qual cosa avrebbe potuto avere un certo senso logico ed anche di diritto. Tutti i diritti di Sovranità monetaria dei singoli cittadini di tutti gli Stati europei aderenti alla zona Euro, si sarebbero assommati in un’unica entità e contemporaneamente suddivisa e frazionata nei 455 milioni di cittadini europei scambievolmente. Al contrario, contro ogni logica ed ogni diritto, la Sovranità sottratta ai cittadini inconsapevoli con la frode e la spogliazione di diritti …. viene regalata e delegata ad una S.P.A. (blindata, secretata, intangibile, incensurabile, incondizionabile, insindacabile) …… per di più di partecipazione azionaria a maggioranza non europea. Qui è necessario e doveroso fare un po’ di storia. Prima dell’avvio del processo di privatizzazione delle banche pubbliche italiane, nel 1993, il controllo su Bankitalia, almeno apparentemente e formalmente, era esercitato dallo Stato. I principali azionisti di Via Nazionale erano infatti le tre banche d’interesse nazionale controllate dall’IRI e quindi dal Tesoro (Banca Commerciale, Credito Italiano e Banco di Roma) e i sei istituti di credito di diritto pubblico (Banco di Sicilia, Banco di Sardegna, Banco di Napoli, Banca Nazionale del Lavoro, Istituto San Paolo di Torino e Monte dei Paschi di Siena). Anche queste controllate dal Tesoro. A queste si aggiungevano banche più piccole e altri azionisti “storici” come le Assicurazioni Generali, l’Inps e la Fiat. Lo Stato e quindi il governo, attraverso il Tesoro, era il primo azionista di Via Nazionale e come tale aveva il potere di indicarne i vertici agli azionisti (tutti pubblici) che provvedevano poi alla nomina formale. La situazione cambiò quando si iniziò a far passare le banche dalla proprietà pubblica a quella privata. In quel periodo che sancì il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica pochi si posero il problema su quale dovesse essere la sorte delle quote azionarie possedute in Via Nazionale. Mentre quelli che potevano e dovevano aprire bocca, i ministri del Tesoro dei governi di transizione del quinquennio 1990-1994 , preferirono tacere e restare colpevolmente alla finestra. “Casualmente” il capo del governo, aprile 93-maggio 94, fu un ex governatore di Bankitalia, Carlo Azeglio Ciampi e ministro del Tesoro Barucci (DC) lo stesso del precedente governo Amato. Il Ministero del Tesoro nel 1993 vendette il Credito Italiano tramite OPV e nel 1994 la COMIT con una OPV di 2891 miliardi. La privatizzazione continuò fino al 1997 quando il Ministero del Tesoro vendette la quota posseduta nel San Paolo, uno dei sei istituti di credito di diritto pubblico presenti nel capitale della Banca d’Italia per continuare nel 1998 con la vendita della partecipazione in BNL per 6707 miliardi. Finì così per realizzarsi un autentico scippo. Le azioni della Banca d’Italia, inizialmente di fatto e di diritto un’istituzione pubblica, creata con il preciso fine di difendere l’interesse nazionale, quindi l’interesse di tutti, vennero infatti trasferite a società bancarie private, portate quindi a fare gli esclusivi, soggettivi interessi dei propri azionisti privati. Un cambiamento non da poco! Un cambiamento non da poco e che accomuna l’Italia, guarda caso, alla realtà statunitense dove sono le banche private ad essere gli azionisti della Federal Reserve, l’unico soggetto autorizzato ad stampare ed emettere moneta e che fu messo in condizione di farlo grazie ad un autentico colpo di mano realizzato all’inizio del secolo scorso. E’ appena il caso di ricordare a proposito di risparmio, la legge 262 del 28/12/05 al Titolo IV art 19.10 , che di fatto dimissionò l’ex governatore Antonio Fazio, prevedeva tra l’altro che entro il gennaio del 2009 le quote delle banche in Via Nazionale tornassero di proprietà del Tesoro o altri enti pubblici ad un prezzo di vendita stabilito dallo stesso Ministero. Ecco l’ Art 19 ……omissis ….. 10.Con regolamento da adottare ai sensi dell’articolo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400, e’ ridefinito l’assetto proprietario della Banca d’Italia, e sono disciplinate le modalità di trasferimento, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, delle quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia in possesso di soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici.Questo articolo non ha ancora trovato un governo che lo applicasse scrivendo il regolamento. Solo la nostra ignoranza ha permesso che ciò avvenisse. Rammento e sottolineo che è la comunità stessa che dovrebbe emettere Moneta, esercitando la Sovranità monetaria, senza doversi indebitare con altri soggetti perché è essa la creatrice del valore della Moneta e di conseguenza soltanto essa ne è la legittima proprietaria, e …. “poiché democrazia significa sovranità politica popolare, il popolo deve avere anche la sovranità monetaria che di quella politica è parte costitutiva ed essenziale in un sistema di democrazia vera o integrale in cui la moneta va dichiarata, a titolo originario, di proprietà dei cittadini sin dal momento della sua emissione.” Prof. Giacinto Auriti . Alla domanda in merito a chi fosse il proprietario dell’euro come fattispecie giuridica, posta dal prof Auriti nei suoi scritti e dal sen Serena al Senato (all 4) , nessuno ha mai dato una risposta. Nell’attuale momento storico, in cui la moneta è costituita soltanto da supporto cartaceo, privo di qualunque copertura aurea o valutaria, non si comprende la ragione , e non se ne concepiscono di fondate e legittime, per le quali lo Stato debba richiedere ad un apposito istituto bancario privato il mutuo, sempre oneroso, di banconote create dal nulla e prive quindi di ogni valore intrinseco, trasferendogli in tal modo, con la sovranità monetaria, anche il loro valore , potere d’acquisto, potere in senso assoluto e reale e quindi anche la sovranità monetaria e la sovranità tutta in senso assoluto. Quindi il debito pubblico viene artificiosamente creato con la richiesta di denaro da parte dello Stato alla banca centrale (Bankitalia /BCE): lo Stato che ha necessità di denaro si indebita, per il valore facciale, e non per il solo costo di stampa, come sarebbe logico, nei confronti della banca centrale. Questo porta al folle, demenziale, delinquenziale, perverso paradosso che più un’economia cresce, più ha bisogno di denaro cartaceo, o di altro supporto, per rappresentare il valore dei beni ed i servizi prodotti, e contemporaneamente più si indebita. In pratica si immetttono nel circuito monetario 100 € ma se ne addebitano 105! Quando semmai la logica messa a debito dovrebbe essere di 5 € (cinque)!!! E la messa a credito di 100 € !!!!! Fatte queste premesse viene spontaneo chiedersi come mai lo Stato, massima autorità in una nazione, si sia rivolto ad alcuni “privati” e “speciali” “imprenditori” per avere il denaro necessario per esercitare le proprie funzioni, quando a rigor di logica e di diritto dovrebbe e potrebbe farlo autonomamente. A soddisfare le richieste dello Stato per poter esercitare le sue funzioni ci pensa invece la Banca centrale BCE, creatrice del denaro, sottoscrivendo, attraverso operatori da essa designati, i Titoli di Stato alle condizioni (tasso di interesse) dettate dalla stessa e creando così altrettanto dal nulla, dimostrabile con un semplice e banale calcolo aritmetico e contabile, il Debito pubblico inestinguibile della nazione, ma non è lo Stato sovrano? Il gioco è stato ulteriormente mistificato, “armonizzato, semplificato” in quanto, fra l’altro, è stato tolto, ….. per “semplicità” l’ acquisto diretto, anche da parte dei cittadini, estromettendo i tanti a vantaggio dei “pochi”, e soprattutto a vantaggio di quei “POCHI” che possono emettere moneta CREATA DAL NULLA a fronte di titoli di debito statali di nuova emissione nelle aste organizzate dal Ministero del Tesoro, e ciò avviene da parte dei c.d. Operatori Abilitati, gli Specialisti in Titoli di Stato, cioè SOLTANTO Banche Commerciali e d’ Affari, registrate presso la Banca d’ Italia. Elenco presentato in dettaglio in altro contesto di questo documento…Banche queste sempre protese risolutamente ed indefaticabilmente ad indebitare lo Stato direttamente, anche alle aste, comprando titoli di Stato con moneta CREATA DAL NULLA, poiché TUTTE le banche prestano moneta scritturale (oggi quasi solo di tipo elettronico) senza spostare e prelevare fisicamente alcunché, né dal patrimonio, né dai conti correnti. NULLA DI NULLA : utilizzano immobilizzazioni e depositi SOLO come garanzia per i prestiti, non come zone di prelievo di moneta. E questi prestiti, erogati per CHIUNQUE, sono delle semplici registrazioni contabili (moneta scritturale). Agli Specialisti in titoli di Stato si aggiungono successivamente, nelle varie operazioni di negoziazione dei titoli, le Società di Intermediazione Mobiliare (SIM) registrate presso la CONSOB. Una volta acquistati da questi, i titoli di Stato possono essere riacquistati dalla Banca Centrale e detenuti da quest’ultima sia prima della loro scadenza sia fino alla scadenza, a seconda della politica monetaria decisa dalla stessa Banca Centrale e della necessità di autofinanziamento attraverso gli interessi sui titoli. La politica monetaria della Banca Centrale infatti è data dalla somma delle operazioni di acquisto/vendita di titoli di Stato con rispettive e contemporanee creazione/distruzione di moneta e iniezione/ritiro di liquidità nel/dal sistema delle Banche Commerciali e d’Affari. In tali compravendite di titoli di Stato sono definite Operazioni di Mercato Aperto le compravendite riguardanti titoli di Stato che la Banca Centrale rivende prima della loro scadenza, trattandosi di rifinanziamenti temporanei ad hoc delle Banche Commerciali e d’ Affari. Lo Stato piuttosto che dichiarare la moneta di proprietà del cittadino sin dal momento dell’emissione, come accadeva per le banconote da 500 Lire firmate dal direttore del Tesoro (all 1), a differenza delle 1000 lire firmate dal governatore di Bankitalia (all 2), e far circolare tutta la valuta e il credito necessari a soddisfare la necessità di spesa del Governo per lo sviluppo del paese e il potere d’acquisto dei consumatori, abdica a favore e nell’esclusivo interesse dei banchieri centrali privati la sovranità monetaria di interesse nazionale e si limita ad occuparsi per conto dei banchieri di espropriare i cittadini del proprio reddito e patrimonio, tassandoli per pagare un “debito pubblico” fittizio ed inestinguibile che nasce dall’uso della moneta-debito, inventato ad uso e consumo dei banchieri e che serve loro a mantenere ed espandere il potere ed il controllo sull’economia, sfruttando le ricchezze produttive di una nazione, mantenendo il popolo in schiavitù, esercitando con il loro potere condizionamenti e pressioni su governi di ogni regime politico, con il dominio dell’intera economia produttiva attraverso la regolazione del credito e la monetizzazione del debito ed, in particolare, esercitando il controllo sui mezzi di informazione di massa, attraverso il denaro, al fine di evitare che gli italiani diventino consapevoli delle tecniche e dei meccanismi bancari che sono stati architettati nel corso degli anni per la confisca occulta delle ricchezze e patrimonio dei cittadini e dello Stato. A puro titolo di memoria basta riandare alle vicende delle varie “svendite dei gioielli di Stato, dall’I.R.I. alle Banche di Stato, dal Demanio alle varie “liberalizzazioni : Autostrade S.p.A., Telecom Italia etc., etc.. La fittizia ed impossibile contrazione del debito pubblico (nel modo visto sopra), motivazione addotta per giustificare l’enorme prelievo fiscale, avviene in modo pretestuoso, attraverso l’emissione di titoli del debito pubblico acquistati dalla Banca centrale, che crea moneta, con banconote ottenute al costo di stampa, senza reale corrispettivo, o, in forma elettronica, addirittura senza alcun costo, al solo fine di attuare un trasferimento di potere d’acquisto dai contribuenti (popolo italiano) ai banchieri privati. Dal 15 agosto 1971 quando Nixon ufficializzò la fine del Golden Exchange Standard (della convertibilità del dollaro con l’oro) la creazione di moneta risulta essere una semplice stampa tipografica o digitazione elettronica senza alcunché a garanzia, salvo il controvalore costituito dal bene- servizio prodotto dal cittadino che si acquista con quella determinata quantità di “valuta – denaro – banconota” , che quindi, anche per questa ulteriore ragione, non può che essere del cittadino e quindi della collettività. Molti credendo giustamente alla fine del sistema economico-monetario preesistente, auspicarono che il valore alla moneta non venisse più dato dalle banche centrali, le quali fino ad allora sostenevano che la banconota era loro perché l’oro che le copriva era loro, bensì dalla collettività che la accetta per le sue transazioni e quindi la proprietà al momento della creazione (e sempre) era ed è del cittadino produttore e di conseguenza della collettività. A questa rivoluzione e mutazione epocale dei rapporti giuridici e comportamentali sulla Sovranità monetaria non seguì alcunché di contestuale e simmetrico nella revisione dei rapporti fra Stato le banche, il fisco ed il cittadino contribuente. Lo Stato continuò ad indebitarsi grazie ai politici definiti da Ezra Pound, in epoche insospettabili, “camerieri dei banchieri”, e le banche si trasformarono con un magistrale colpo di mano e granitica “faccia tosta” da forzieri a protezione del “tesoro” e della solvibilità dello Stato in pure e semplici tipografie, per di più senza alcuna responsabilità verso nessuno. Insomma le banche mantenendo i privilegi derivanti dagli obblighi preesistenti continuarono come se nulla fosse, con l’iperbolico vantaggio di essere spariti in un colpo solo tutti i loro obblighi. Un regalo da nababbi!!! Lo Stato, essendosi autonomamente privato della Sovranità monetaria, ma come è potuto succedere senza che nessuno dei nostri governanti se ne sia meno che mai minimamente accorto?…. E’ oggi costretto a prendere in prestito le banconote di cui necessita dalla Banca centrale indebitandosi mediante l’emissione di Titoli di Stato. Uno Stato e governo normali, logici, sani ….onesti, invece di stampare titoli di debito potrebbe più semplicemente stampare le banconote di cui necessita. Peraltro è bene sapere che lo Stato, oggi, per mezzo dei propri stabilimenti della Zecca, provvede alla creazione ed alla messa in circolazione di tutta la monetazione metallica, del cui ammontare (anche se di modestissimo valore rispetto a tutto il circolante cartaceo di banconote) esso non è debitore di nessuno, tanto meno della [ndt: privata] Banca d’Italia. Così come, fino a pochi anni fa, provvedeva, nello stesso modo, alla creazione ed alla messa in circolazione di carta moneta di cinquecento lire e, prima ancora, anche di mille lire [all 2], in relazione delle quali ovviamente non sorgeva in capo allo Stato alcuna obbligazione di restituzione né di pagamento di interessi, poiché di esse lo stesso Stato era padrone, possessore, Sovrano, provvedendo direttamente alla loro creazione ed alla loro immissione in circolazione, e soprattutto essendone proprietario come gli stessi cittadini detentori. Questo dimostra, dunque, che lo Stato avrebbe i mezzi tecnici, giuridici e potestativi per esercitare in concreto il potere di emettere moneta e per riappropriarsi quella sovranità monetaria che gli permetterebbe di svolgere una politica socio-economica non limitata da influenze esterne, ma soprattutto liberandosi di ogni indebitamento senza dover richiedere più esose tasse ai suoi cittadini per rifondere un debito, secondo lo stato attuale delle “regole”, impossibile da estinguere. Il prof. Giacinto Auriti nel suo “Il paese dell’utopia” sosteneva : < NOI SIAMO PER LA PROPRIETA’ POPOLARE DELLA MONETA – RIPRENDIAMOCI LA PROPRIETA’ DEI NOSTRI SOLDI>. “La proprietà popolare della moneta, che restituisca al popolo il maltolto dei valori monetari che esso crea. L’auspicio è che siano i governi a gestire l’emissione monetaria ed a ripartire gli utili, come reddito di cittadinanza, a tutti i cittadini.” (Questo tema andrà sviluppato in altro momento). L’on Buontempo qualche anno fa cercò di esaminare e realizzare il concetto della proprietà popolare della moneta con una proposta di legge: “Proprietà popolare della moneta e conto di cittadinanza”, alla quale addirittura non fu permesso di passare neanche al vaglio della commissione. Il sistema bancario, ora in mano a finanzieri privati, ha esautorato completamente lo Stato e le istituzioni democratiche e rappresentative, e quindi i cittadini, spogliandoli della sovranità e della stessa indipendenza, creando un sistema legislativo, giudicante e di polizia teso solo a tutelare i loro interessi e sottomettendo tutti all’interesse e alla volontà dei propri capi, per lo più stranieri. La cessione ai banchieri privati, per giunta stranieri (BCE), della Sovranità monetaria è incostituzionale in quanto essa non è nella disponibilità di nessun uomo di governo, art 1 Costituzione “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. La Costituzione non prevede in alcun modo la cessione della Sovranità monetaria e men che mai a dei privati stranieri, al contrario… E IN NESSUN CASO. Neanche la Corte Costituzionale può sottrarre ed annullare Diritti Naturali e Sovranità ai cittadini, se non nei modi rituali, che qui sono stati anch’essi tutti stravolti, elusi, annichiliti, eversi. La sottrazione definitiva della Sovranità monetaria ai cittadini si è avuta quando il 12/12/2006 è stato approvato per Decreto ( all 5), dal Presidente del Consiglio Romano Prodi (consulente Goldman Sachs), dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal min dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa (membro dell’Aspen institute membro della Commissione trilaterale e membro del Bilderberg), con la modifica all’art 3 dello statuto della Banca d’Italia il quale così riportava: Da questa lunga premessa si deduce che lo Stato italiano è ora privo della Sovranità monetaria, potere di emissione della moneta, con la conseguenza che dietro il prelievo fiscale non c’è una effettiva, sequenziale e contestuale motivazione dello Stato di chiedere denaro ai cittadini per adempiere ai suoi compiti istituzionali Statali : a) né per la parte che concerne gli interessi sui debiti pregressi, b) né altrettanto in relazione alle nuove immissioni di denaro “prestato” dalle banche. in particolare a partire dal 29 gennaio 1992. Questa imposizione fiscale attuale in vigore dalla data sopraccitata altro non è che un semplice trasferimento di ricchezza dal popolo ai banchieri, insomma l’autorità dello Stato, nello specifico la potestà impositiva esercitata sul popolo come strumento per attuare una azione illecita, e quindi agire per rifondere un Debito pubblico artefatto illegalmente è già in sé atto di pirateria internazionale estortiva e di rapina, ed assoluta ed estrema gravità e rilevanza penale. Dal che ne consegue che gli atti ad essa azione collegati perdono il fondamento giuridico e la legittimità per esser fatti valere, e non trova giustificazione la potestà impositiva dello Stato e quella delle amministrazioni periferiche a cui lo Stato la trasferisce, essendo viziato e contro legge il presupposto che la giustifica. “Il Debito pubblico è primariamente e sostanzialmente un debito nato a causa della illegale ed incostituzionale cessione della Sovranità monetaria.” Ecco la ragione di fondo perché questa è una indebita, abusiva pretesa di richiedere una nuova tassazione. Viceversa secondo lo schema attuale è come se lo Stato pretendesse di pagare con un debito un altro debito. Insomma è costretto a pagare un debito non dovuto, che dovrebbe invece essere un credito, con il proprio capitale ed il reddito del lavoro dei cittadini. COME STA AVVENENDO DA QUALCHE ANNO IN GRECIA….. La palese illegittimità tributaria deriva dalla incostituzionale cessione della Sovranità monetaria attuata con l’adesione al Trattato di Maastricht. Non trova alcuna giustificazione, in quanto non dovuto alle banche, e al contrario dovuto dalle banche allo Stato e ai cittadini tutti, il prelievo fiscale attuato sinora dallo Stato e fondato, da una parte, su un di trattato internazionale incompatibile con la Costituzione (articolo 105A del Trattato di Maastricht), su una estorsione e sottrazione delinquenziale di diritti inalienabili dei cittadini, sulla falsificazione di bilanci di società private e di Enti pubblici, ed altro ancora…….. e dall’altra su un sistema normativo fiscale presupponente ancora la proprietà della moneta da parte dello Stato e dei Cittadini, e della convertibilità in oro, ….. volutamente ed intenzionalmente lasciato intatto nelle sue norme, prassi e funzionalità, atavico, obsoleto, inorganico, inadeguato, al nuovo in modo di raggirare per l’ennesima volta l’ignaro cittadino, in veste, a seconda delle situazioni e delle preferenze di : capro espiatorio; vacca da mungere o pollo da spennare, bue sacrificale. Scegliete voi!! In definitiva, ripeto, a costo di sembrare pedante, il sistema appare forzatamente, coercitivamente, impropriamente ed incoerentemente, ma intenzionalmente, basato sulla incostituzionale sottrazione della Sovranità monetaria allo Stato e volto solamente a trasferire e drenare, trasferire, ricchezza dal popolo verso i banchieri privati stranieri, e non per la finalità inizialmente ideata dai padri per contribuire alle spese della collettività. Questa azione di tassazione illegittima ed illegale si esplica contro i diritti dei cittadini, e del Diritto in assoluto, principalmente secondo tre direttrici di richieste di pagamento: a) per coprire le spese di gestione di tutti i servizi ed il funzionamento dello Stato; b) per pagare il fittizio “debito pubblico” e gli interessi annuali maturati; c) per risarcire il costo di emissione monetario necessario al sistema economico ed illegalmente ed incostituzionalmente devoluto alle banche che artefattamente hanno corrotto e “perfezionato” il sistema plasmandolo a loro favore ed esclusivo interesse. Tutti ottenuti attraverso l’emissione di denaro falso dal nulla, aspetti immotivati, non dovuti, deviati di una stessa immane truffa architettata a danno dei cittadini e dello Stato, messa in atto dal sistema bancario e di chi lo controlla, attraverso l’indebita emissione da chi non ha titolo, risorse, ragioni, diritto, merito, delega. Tutto ciò ottenuto tramite la emissione a vuoto di valuta falsa, messa impropriamente a debito e fatta “pagare” almeno tre volte ai cittadini mediante la schiavizzazione del sistema sociale, culturale, politico. Di cui le banche però pretendono il pagamento vero tramite le tasse di ogni forma, tipo, identità, provenienza, colore, misura, caratteristica, attraverso la schiavizzazione o il prelievo forzoso, la confisca di beni dei cittadini, degli imprenditori, dello Stato. Azioni che si sono potute esplicare grazie a contorsionismi e distorsioni logiche, legali e procedurali, volutamente inefficienti, incongrue, inette, tutti strategicamente voluti, intenzionali, programmati. È ciò costituisce una immane truffa, ma soprattutto un’eversione dell’ordine costituzionale, per l’Italia e per l’Europa…. un’usurpazione di potere sovrano, in cui banchieri, ministri, alti dirigenti dello stato, tutti concorrono e sono concorsi nel corso di questi ultimi decenni. Da quanto sopra derivano due corollari di grande interesse per il nostro Paese, perché recuperare l’evasione fiscale riferibile ad essi consentirebbe un rapido, immediato, quasi istantaneo e permanente il risanamento delle finanze pubbliche ed il recupero di risorse per la riappropriazione della propria identità e per il recupero delle sovranità perdute. Come è potuto accadere. FALSI CONTABILI, IN BILANCIO, ED EVASIONE FISCALE I bilanci e le dichiarazioni dei redditi delle banche centrali di emissione sono falsi, rispetto alla realtà economica e giuridica, in quanto: a) nel conto dei profitti e delle perdite non dichiarano il signoraggio monetario realizzato durante l’anno precedente con lo scambiare valuta legale da esse a costo zero creata ed emessa contro titoli del debito pubblico o altri titoli; b) nel conto patrimoniale non dichiarano il signoraggio realizzato e accumulato nelle annate pregresse nel predetto modo; c) nel conto patrimoniale, appostano come voce passiva le banconote in circolazione, mentre le banconote non costituiscono alcuna obbligazione reale per la banca che le ha emesse, e non possono quindi considerarsi una passività. E’ come se si pretendesse di responsabilizzare il tipografo per avergli fatto stampare sui nostri bigliettini da visita il titolo che non ci competeva. I bilanci delle banche non di emissione sono falsi in quanto non dichiarano l’incremento di valore realizzato come incremento di potere d’acquisto attraverso la concessione dei crediti di vario titolo e la creazione di liquidità a costo zero per le banche, con pari aumento del loro potere d’acquisto – come si è descritto nel precedente capitolo. È vero che le regole contabili elaborate dai contabili delle banche internazionali ed adottati dalle stesse, noti come International Accounting Standards, consentono, anzi impongono quanto sopra; ma è anche vero che essi sono regole falsanti elaborate dai banchieri privati pro domo sua, al fine di nascondere il core business della loro attività, il loro principale reddito, e e cioè il fatto che, creando liquidità dal nulla a costo zero, sottraggono depauperano, avviliscono, inibiscono unilateralmente e ingiustificatamente il potere d’acquisto alla società economica, imprenditoriale, civile. Approfondimento La Banca d’Italia, prima e dopo l’istituzione della Banca Centrale Europea, opera ed è partecipata in una sostanziale illegittimità rispetto alla legge costituzionale, penale e civile. I bilanci sono sistematicamente e oggettivamente contrari alla realtà economica, in quanto non indicano nel conto economico di gestione il reddito monetario; e in quanto indicano pure nella situazione patrimoniale, tra le passività, il valore della cartamoneta circolante, sebbene questa non costituisca debito per la banca di emissione. Per documentare quanto sopra, iniziamo dalle aberrazioni del bilancio della B.C.E., analoghe a quelle del bilancio della B.d.I. Riproduco qui di seguito, dal bilancio contenuto nel Rapporto Annuale della B.C.E. per il 2004, lo stato patrimoniale e il conto economico di gestione. La voce” Banconote in circolazione – 40.100.852.165” – è la massima voce del passivo, ed è pari alla massima voce attiva “Crediti derivanti dall’allocazione delle banconote in Euro all’interno dell’Eurosistema – 40.100.852.165”. Essa risulta aumentata di oltre 5 miliardi nel corso dell’esercizio 2004. Come si vedrà, dal conto economico di gestione risulta però una perdita di esercizio di € 1.636.028.702. (VEDI IL BILANCIO DELLA BCE ). Se il bilancio 2004 fosse stato redatto conformemente alla realtà economico-giuridica, ossia alla inesigibilità verso la banca emittente delle banconote emesse, la voce passiva “Banconote in circolazione” dello stato patrimoniale, di oltre quaranta miliardi di Euro, sarebbe stata soppressa, e si sarebbe messa, nel conto economico, tra i ricavi, la posta “Sopravvenienza attiva € 40.100.852.165”; la quale porterebbe a un utile di esercizio di € 38.464.823.463 – utile da riportarsi nello stato patrimoniale in luogo della perdita. Anzi, l’utile di esercizio sarebbe molto maggiore, perché questa enorme variazione del patrimonio netto attivo porterebbe a ricavi proporzionalmente maggiori (circa € 1.000.000.000 al t.u.s. del 2,5%) come interessi attivi (e ciò non solo per l’anno 2004, ma anche per tutti gli anni precedenti in cui la voce passiva fasulla era presente). Inoltre, tutto l’incremento annuale della massa di banconote circolanti – circa € 5.200.000.000 – andrebbe ad aggiungersi agli utili di gestione. Si noti che, in questa riscrittura del bilancio, si sommerebbero, per l’anno 2004, alcune voci attive straordinarie (la sopravvenienza attiva del controvalore delle banconote circolanti e la conseguente sopravvenienza attiva degli interessi attivi per tutti gli anni precedenti al 2004), e alcune ordinarie, ossia destinate a ripetersi (gli interessi attivi o gli altri utili derivanti dal maggiore capitale netto; il profitto del signoraggio, ossia dell’emissione di nuove banconote). La gigantesca somma delle passività inesistenti costituisce il valore non manifesto del patrimonio della B.C.E., quindi del patrimonio delle Banche Centrali che ne fanno parte. La quota competente alla Banca d’Italia, al netto, è € 4.796.563.485,84 – pari alla stima del patrimonio di Banca d’Italia come stimata nel proprio bilancio consolidato dalla sua partecipante Banca Popolare di Lodi. Il bilancio della Banca d’Italia è fatto secondo i medesimi metodi che occultano reddito e “negano” cespiti patrimoniali. E’ da tener presente che gli accordi del Sistema Europeo delle Banche Centrali riservano alla B.C.E. l’emissione dell’8% della cartamoneta Euro, e il restante 92% alle Banche Centrali partecipanti della B.C.E., per quota. La Banca d’Italia, stante il 14,85% di proprietà azionaria della BdI, emette in proprio, dunque, circa il 10% della emissione complessiva di Euro ossia, in base ai dati del su riprodotto bilancio della B.C.E., ha emesso nel 2004 € 6.500.000.000, che costituiscono sua voce di profitto, la quale come tale va fiscalmente dichiarata. Voglia Codesto PM acquisire i bilanci tutti della BCE e della Banca d’Italia al fine di verificare, secondo quanto sopra esposto, se essi siano o non siano falsi e se ricorrano omissioni di appostazioni di profitti e/o attivi patrimoniali occultati mediante false appostazioni di passività inesistenti. Questo stato di cose ha cagionato e cagiona gravi danni alla finanza pubblica, ai risparmiatori, ai lavoratori, ai contribuenti. Inoltre ha esautorato lo Stato, lo ha indebitato fino alla paralisi, e lo ha privato della sovranità in politica economica, e politica “tout court” in favore di un potere privato sovranazionale. MAGGIORI REATI Avvertendo che i principi in questione sono recepiti e confermati di ampia letteratura economica e giuridica, già citata, i reati più gravi inerenti al sistema monetario sono quelli di eversione della Costituzione, commessi col trasferire il potere sovrano a organismi privati. Attentato all’indipendenza dello Stato (art. 241 CP): [I]. Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza dello Stato, è punito con l’ergastolo. Questo reato potrebbe essere stato commesso da quei governanti che illegittimamente hanno donato la sovranità monetaria prima alla Banca d’Italia e poi alla B.C.E., e sottoponendo così la Repubblica al potere indipendente e sovrano di organismi privati e, il secondo, addirittura esterno alla Repubblica stessa. La denominazione di “istituto di diritto pubblico” applicata recentemente alla Banca d’Italia è ingannevole e non cambia le cose: per quanto le norme statutarie siano formulate dallo Stato, la gestione e la proprietà sono totalmente autoreferenziali e private. Attentato contro la costituzione dello Stato (art. 283 CP): [I]. Chiunque commette un fatto diretto a mutare la Costituzione dello Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall’ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni [90 Cost.]. Questo reato potrebbe essere stato commesso da quei governanti che illegittimamente hanno concorso a istituire il sistema di dominio della finanza privata sullo Stato. Peculato (art. 314): [I]. Il pubblico ufficiale [357] o l’incaricato di un pubblico servizio [358], che, avendo per ragione del suo ufficio o servizio il possesso o comunque la disponibilità di denaro o di altra cosa mobile altrui, se ne appropria, è punito con la reclusione da tre a dieci anni. Forse commesso da funzionari e ministri col donare soldi dei cittadini alle Banche Centrali in cambio di denaro il cui valore è dato dai cittadini e non dalle Banche Centrali. Il peculato potrebbe ravvisarsi nel fatto che il governo fa pagare allo Stato il denaro emesso a costo zero da una banca privata, senza alcuna necessità, o corrispettivo, con danno per lo Stato e vantaggio per i banchieri privati. Nonché nel fatto che l’esecutivo ha ceduto, mediante privatizzazioni, quote di società di capitali pubbliche (BPL, Credito Italiano, Banca Intesa) senza prima scorporare le loro partecipazioni nella Banca d’Italia, in violazione dell’art. 3 dello Statuto della medesima, che proibisce le cessioni a privati di quote azionarie della BdI e prescrive che essa sia per la maggioranza in mano pubblica. ESPROPRIAZIONE, SPOLIAZIONE, USURPAZIONE, USURA, TRUFFA, RAPINA, “CONFISCA”. L’altro aspetto eclatante della assoluta delinquenzialità ed illegalità comportamentale strutturale e standardizzata delle banche commerciali e di tutto il mondo economico – finanziario che ruota loro intorno è stato l’atto di approvazione del D. Lgs 385/1993, meglio conosciuto come T.U.B. – Testo Unico Bancario. Tutto il vandalico progetto studiato e voluto da molto lontano nel tempo e nello spazio prende però forma, consistenza e materia in particolare dalla legge 130/1999 fatta dal governo D’Alema, quella delle “cartolarizzazioni” e successivamente supportato, modificato, integrato da tutti i successivi governi che si sono alternati al potere (di “sinistra”, di “centro”, di “destra”, “tecnici”) che hanno dovuto modificare il senso e il dettato di alcuni articoli del codice civile per dare una parvenza di legalità e costituzionalità ad un simile immondo parto. Le banche italiane nel loro complesso avevano migliaia di miliardi di crediti ipotecari e chirografari di difficile se non impossibile esigibilità. Con la legge 130/1999 gli si consentiva di vendere questi crediti a terzi e di mettere in perdita la differenza fra il credito vantato (ad esempio 100.000€) e il prezzo di cessione del credito (ad esempio 40.000€), defalcando dall’imponibile fiscale i 60.000€. Mentre prima il credito “certo e libero” andava dimostrato in tribunale per poter agire contro il debitore ora diventava “certo e libero” su semplice dichiarazione della Banca. Mentre prima era vietato cedere un credito a terzi senza il consenso del debitore ora si poteva cedere questo credito all’insaputa del debitore (con un semplice annuncio in Gazzetta Ufficiale (la Banca X ha ceduto i suoi crediti alla Società Y). E a chi li vendevano questi crediti “certi e liberi” le banche? A se stesse. Tutte le banche crearono delle Srl con capitale di venti milioni di lire alle quali vendettero crediti per migliaia di miliardi di lire, gli ipotecari al 40% del loro valore nominale, i chirografari al 10% del loro valore nominale, che pagarono con delle “obbligazioni”, cioè con delle “cambiali” (nobilitate anche col nome di Derivati ed Hedge Fund). Cambiali che erano garantite dal credito acquistato e che rimaneva al 100% nei riguardi dell’ignaro debitore. Insomma le banche vendettero a se stesse i crediti sottraendo al fisco tra il 40% o il 90% dell’imponibile, ma il credito rimaneva al 100% “certo e libero” in quota a una società di proprietà della stessa banca, che però non ci pagava le tasse perchè nella messa a bilancio a questo “attivo” si sottraeva il “passivo” delle obbligazioni emesse, e per di più le banche avevano già recuperato fiscalmente questi crediti poiché avevano già conseguito il beneficio degli ammortamenti attraverso il dispositivo degli accantonamenti annuali al fondo di svalutazione crediti ed al fondo di rischio, mediamente del 70% (accantonamento del 5% annuo sul Fondo Svalutazione Crediti (FSV) e di un altro 5% annuo sul Fondo Rischio Crediti (FRC). Le operazioni di cartolarizzazione a partire dal 1999 sono state attuate dalle maggiori banche nazionali, per un ammontare stimato di oltre 300 miliardi di euro, pari a circa 580.000 miliardi di lire, con elusione fiscale derivata che ha aperto una voragine nei conti pubblici di almeno 150 miliardi di euro, pari a 290.000 miliardi di lire. Ecco alcuni lanci d’agenzia della prima ondata di “cartolarizzazioni” visti dall’ottica sindacalista : [ Il Governo “cartolarizza” i crediti INPS (li trasforma in titoli di Borsa !) e cede (svende) a metà prezzo la riscossione dei crediti a banche e a finanziarie private: con il decreto legge 308 del 6 settembre 1999 è stata data la garanzia dello Stato sui titoli (!!), oltre ad agevolazioni ed esenzioni fiscali alle finanziarie che trattano questi titoli, comprese le finanziarie residenti nei paradisi fiscali. Avendo suscitato notevole “sorpresa per l’inatteso ai paradisi fiscali” (IlSole24ore,9-9-99), su questo punto forse il governo -alla Camera- farà marcia indietro ma ha già escogitato l’inganno. Infatti l’Inps cederà i primi 8.000 miliardi di crediti a due finanziarie olandesi (l’Olanda, come l’Irlanda o la Danimarca,non è classificata come paradiso fiscale ma lo è di fatto per le banche e le finanziarie). “Entro la fine di ottobre -ha affermato il presidente dell’Inps Paci- i crediti dovrebbero essere sul mercato e non escludiamo anche una quotazione in Borsa”. “Alla porta del direttore generale del Tesoro Mario Draghi (regista dell’operazione) hanno bussato immediatamente i rappresentanti delle case finanziarie più affermate nel mondo: Paribas, Lehman Brothers, Warburg, Nomura. Tutti pronti a l’operazione Inps e a piazzare sul mercato i junk bond (obbligazioni spazzatura nel gergo americano) made in Italy legati ai contributi previdenziale non versati”. I crediti Inps a fine ’98 ammontavano a 54.438 miliardi di lire. Ma ai privati andranno -a meno di metà prezzo e per giunta garantiti dallo Stato- solo “i crediti più appetibili” (IlSole24ore,23-4-99). Una prima cernita è già stata fatta da tre banche: Morgan Stanley, Warburg e San Paolo-Imi (chissà se quest’ultima ha controllato i crediti Inps che deve pagare la Fiat…); ora altre 4 agenzie (Standard & Poor’s, Moody’s, Fitch-Ibca e Duff & Phelps) “dovranno soppesare i crediti da vendere, individuati sulla massa di oltre 50mila miliardi”, lasciando all’Inps i crediti più difficili da riscuotere….. ] Prima fra tante, la Banca di Roma s.p.a. che nel 1999 ha cartolarizzato oltre 20.000 miliardi di lire di crediti con i multipli delle società da essa controllate Trevi Finance s.p.a. – Trevi 1 e Trevi 2, seguita a ruota dalla Banca Nazionale del Lavoro, che ha ceduto i propri crediti alla S.V.P. Venezia s.p.a. e alla Aeres Finance, che insieme al Banco di Napoli, hanno ceduto i propri crediti alla S.G.C., dal Monte Paschi di Siena che ha ceduto alle varie società satelliti; Banca Intesa che ebbe a cedere decine di migliaia di milioni di euro prima a Intesa Gestione Crediti, operazioni proseguite anche dopo la fusione in Intesa-San Paolo, con la cessione da Intesa Gestione Crediti a Castello Finance, che ha travasato i suoi crediti in Italfondiario, divenuta la più ricca finanziaria, con un portafoglio da recuperare di oltre 26 miliardi di euro. Un’operazione degna di nota è quella compiuta nel 2008 da Unicredit Banca di Roma che ha cartolarizzato un miliardo e passa di crediti con la Aspra Finance. Crediti incagliati, già portati in ammortamento per il 70/80% (e quindi sottratti al fisco), sono ridiventati “veri e liberi”, cioè esigibili e al 100% del loro valore iniziale, più ovviamente gli interessi, le spese, etc., e contemporaneamente sottraendo al fisco la stratosferica cifra di altri 150 miliardi di €, che per “risanare i conti pubblici” lo Stato deve richiedere ai cittadini. Oltre che cornuti pure maziati.