Chiunque tiene intelligenze con lo straniero per impegnare o per compiere atti diretti a impegnare lo Stato italiano alla dichiarazione o al mantenimento della neutralità, ovvero alla dichiarazione di guerra (1), è punito con la reclusione da cinque a quindici anni.
La pena è aumentata [64] se le intelligenze hanno per oggetto una propaganda col mezzo della stampa (2).
Note
(1)Il reato è plurisoggettivo o meglio si tratta di un reato-accordo dal momento che la condotta presuppone l'intercorrere fra almeno due soggetti, dei quali uno necessariamente straniero, di intelligenze ovvero accordi per lo più segreti volti al conseguimento di uno scopo comune e in cui è insita un'attività cospirativa a danno dello Stato italiano. Tali accordi devono risultare diretti alternativamente a impegnare lo Stato, ovvero fargli assumere un obbligo che lo vincoli direttamente a prendere una posizione determinata a riguardo della neutralità o della guerra, o compiere atti diretti a impegnare lo Stato, ovvero qualsiasi attività di pressione sugli organi dello Stato, affinchè assumano una posizione in merito alla neutralità/guerra, che altrimenti non avrebbero assunto.
(2)Data la particolare diffusività ed influenza che la carta stampata esercita, si viene a configurare una circostanza aggravante speciale se le intelligenze sono propagandate a mezzo stampa.
Le mie scelte universitarie erano finalizzate al concorso del Ministero degli Esteri, pensando di seguire le orme di mio padre, per questo mi iscrissi alla Facoltà di Scienze Politiche della Luiss, che ancora non era intitolata a Guido Carli ma si chiamava Università Pro Deo. Una volta laureato nel 1976, però, ebbi l’opportunità di entrare nel mondo imprenditoriale privato. Avevo diverse offerte e preferii una delle più grandi aziende italiane per conoscere il mercato», racconta l’ambasciatore Giampiero Massolo. Ma l’esperienza torinese nella direzione delle Relazioni economiche e sociali della Fiat, poi in quella delle Questioni comunitarie e Affari internazionali, sebbene di grande interesse, non gli cancellarono del tutto la predilezione iniziale per la Pubblica Amministrazione; cosicché il 4 maggio 1978 entrò nella carriera diplomatica. Un’aspirazione che oggi i due figli dell’ambasciatore non hanno e non intendono ripetere: Anna Claudia di 24 anni frequenta medicina, Alessandro di 21 per il momento segue il padre solo nella scelta della sede universitaria, iscrivendosi alla Luiss nella Facoltà di Diritto ed Economia. In casa comunque, nel settore dell’Amministrazione Pubblica, è presente la compagna Anna, alto funzionario della Presidenza del Consiglio.
Nato a Varsavia nel 1954, Giampiero Massolo dal 6 luglio 2008 è al vertice del Ministero degli Affari Esteri come Segretario generale, un incarico autorevole e delicato che lo impegna non meno di 12 ore al giorno, quando non è in giro per il mondo per incontri internazionali o per recarsi nelle nostre sedi diplomatiche che, precisa con rammarico, nei vari ruoli ricoperti negli anni ha visto meno di quanto avrebbe voluto; ma che ora diventa necessario visitare per il grande lavoro di riorganizzazione e soprattutto di razionalizzazione che è stato avviato. «Ho avuto una prima fase della carriera fortunata–racconta–, perché fui assegnato all’ambasciata di Mosca tra il 1982 e il 1985, nel periodo tra la scomparsa di Leonid Breznev e l’avvento di Michail Gorbaciov. Assistere alla fine di quel mondo e all’inizio della crisi dell’Unione Sovietica con il nuovo e imprevedibile annuncio di perestrojka e glasnost, ossia riforme e trasparenza dove sino ad allora aveva governato una dura dittatura, seguendo in particolare l’evoluzione degli aspetti politico-economici della realtà sovietica con i relativi riflessi nei rapporti dell’Urss con i Paesi occidentali, Italia in particolare, è stata una esperienza di grande valore, utile nei successivi incarichi nella Rappresentanza permanente dell’Italia presso l’Unione Europea».
Dal 1988 trascorre un lungo periodo alla Farnesina con incarichi nella Segreteria generale, seguito da sei anni di distacco alla Presidenza del Consiglio, nell’ufficio diplomatico nel sesto e settimo Governo Andreotti e nei Governi Amato e Ciampi. Nel giugno 1994, con il primo Governo Berlusconi, è capo della Segreteria del presidente del Consiglio, incarico confermato nel gennaio 1995 dal Governo di Lamberto Dini. Dal 1996 è di nuovo nel Ministero, alla guida del Servizio Stampa e Informazione, cui viene aggiunto nel 2000 l’incarico di vicesegretario generale anche con funzioni vicarie.
«L’impegno maggiore nei cinque anni di capo del Servizio Stampa è stato quello di interessare il pubblico italiano alla politica estera soprattutto per dissipare la sensazione, assai diffusa, che i problemi internazionali non riguardino direttamente la vita, l’economia e la sicurezza dei cittadini. Moltissime persone pensano che il fronte nel quale si combatte la battaglia per la sicurezza quotidiana nell’era della globalizzazione e delle sfide asimmetriche, sia ancora solo all’interno dei confini nazionali, mentre il vero fronte sul quale si combatte la guerra per la loro sicurezza ha inizio fuori dei confini, lontano, nelle aree in cui sono più attivi il terrorismo internazionale, il grande traffico di droga, i fenomeni di destabilizzazione, la criminalità organizzata. E la diplomazia è una delle armi che lo Stato mette a disposizione del cittadino sul fronte meno ovvio, meno prevedibile, più lontano».
Gli incarichi successivi, nel Ministero, consentono all’ambasciatore Massolo di delineare un originale progetto in materia di organizzazione dei servizi e di strategie della diplomazia italiana nel suo complesso, per renderla più efficace e adeguata alle nuove esigenze nazionali e internazionali. Nel 2002 giunge un autorevole impulso al progetto da parte di Silvio Berlusconi quando questi nel suo secondo Governo, assunto ad interim il Ministero degli Esteri rimasto vacante per le dimissioni di Renato Ruggiero, lo mantiene fino a novembre e proclama la necessità di un rinnovamento profondo dei compiti e delle funzioni della diplomazia.
Direttore generale per gli Affari politici multilaterali e per i Diritti umani e successivamente, nel 2004, capo di Gabinetto del Ministro Gianfranco Fini con il rango di ambasciatore, nel 2006 Massolo viene nominato direttore generale per il personale. Due anni dopo gli viene affidato, dal ministro Massimo D’Alema, l’attuale incarico al vertice del Ministero, che intende svolgere con l’impegno personale di attuare il necessario cambiamento di compiti, operatività e spirito del sistema diplomatico italiano, rendendolo un motore attivo della vita del Paese sotto l’aspetto economico, culturale, scientifico, tecnologico, immigratorio. Una diplomazia che, sotto il convinto impulso del ministro degli Esteri Franco Frattini, deve agire da protagonista nel complesso delle attività richieste dalle relazioni internazionali del mondo globalizzato, con rapporti problematici, spesso conflittuali.
«La vita delle persone, l’organizzazione degli Stati, le relazioni interpersonali e internazionali–sostiene Massolo–sono cambiate profondamente sotto la spinta delle nuove tecnologie comunicative, dell’inarrestabile flusso dell’immigrazione, del peso acquisito da quei Paesi che eravamo usi definire in via di sviluppo, ma oggi emersi in primo piano come protagonisti sulla scena mondiale; della presenza trasversale di un fattore destabilizzante come il terrorismo. Dobbiamo cambiare anche noi adeguandoci alle nuove esigenze con un totale rinnovamento di mentalità, comportamenti, compiti, funzioni».
L’area della Pubblica Amministrazione che il nuovo Segretario generale intende rinnovare è costituita da una rete di 319 uffici all’estero, di cui 122 Ambasciate, 8 Rappresentanze presso Organismi internazionali, 100 Consolati, 89 Istituti di cultura; a questi si aggiungono 25 Unità tecniche locali di cooperazione allo sviluppo. Una rete che pone la struttura diplomatica italiana al quarto posto nel mondo dopo Usa, Gran Bretagna e Francia e al primo posto per numero di Consolati. È composta da oltre 7 mila dipendenti tra diplomatici, dirigenti amministrativi, aree funzionali e personale della promozione culturale, personale a contratto, con il compito di instaurare o incrementare, con i diversi Paesi, rapporti attivi sotto il profilo economico, produttivo, politico, culturale, sociale.
Di questi, circa 2.100 prestano servizio nel Ministero, mentre circa 2.700 sono temporaneamente in servizio presso le sedi all’estero, dove operano anche 2.200 unità reclutate localmente. «Entrando in diplomazia tutti hanno davanti agli occhi la sala del Consiglio di Sicurezza dell’Onu; presto si deve scoprire che il Paese si serve dovunque in prima linea, in Europa come nelle Americhe, nei Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente, in Asia e in Oceania come nell’Africa sub sahariana».
Alcune cifre possono illustrare la quantità e la qualità del lavoro corrente svolto dal servizio diplomatico: 93 accordi internazionali firmati nel 2007, in aumento rispetto ai 77 dell’anno precedente; 403 visite all’estero e incontri in Italia con il Capo dello Stato, il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri, attività che richiede grande lavoro di preparazione e che, contro le 285 visite all’estero dell’anno precedente, dimostra il nuovo impegno di relazioni internazionali oggi richiesto. Nelle anagrafi consolari sono iscritti 3.876.067 cittadini italiani; 721 sono stati l’anno scorso gli interventi a favore di connazionali all’estero in situazioni di emergenza; 212 i casi di sottrazioni internazionali di minori nei quali uno dei genitori è italiano; 248.578 gli atti di stato civile perfezionati dalle nostre sedi all’estero, che hanno anche emesso o rinnovato 432.217 passaporti e hanno rilasciato 1.519.816 visti d’ingresso.
Accanto a queste attività in parte di natura amministrativa, va ricordato l’impegno delle sedi diplomatiche sul piano culturale con i corsi di lingua e cultura italiana che registrano 649.838 presenze, e quelli effettuati dagli Istituti di cultura con 78.718 iscritti, entrambi in crescita. L’attività sul piano culturale ha acquisito una nuova particolare importanza con lo stimolo del nuovo Segretario generale, che la considera «uno strumento fondamentale nelle mani della diplomazia per stringere relazioni economiche e sociali, essendo frutto peculiare e quasi esclusivo della nostra storia culturale, della tradizione dei secoli passati, della presenza di tante opere e città d’arte, insieme alla capacità di creare, produrre e innovare prodotti, della stessa way of life dell’italiano contemporaneo». Le macchine Ferrari ammirate in tutto il mondo, aggiunge Massolo, «nascono dalle macchine di Leonardo. È questo lo ‘strumento culturale’ che nessun altro Paese ha e che la diplomazia deve usare nel modo migliore collaborando con il nostro mondo produttivo privato nelle relazioni internazionali».
Domanda. La cultura vale per il made in Italy, ma anche per le piccole imprese che sono la maggioranza?
Risposta. Attraverso la diplomazia, la politica estera influisce anche sulla tasca del cittadino comune, perché uno dei suoi compiti è quello di assicurare una buona capacità competitiva del Paese nei confronti degli altri, promuovendo l’internazionalizzazione dell’intero sistema produttivo. Questo è un modo per far crescere le imprese e la sicurezza, perché un Paese competitivo e solido ha anche maggiori mezzi per tutelare i cittadini nei soggiorni all’estero per lavoro o per vacanza. Questo è dimostrato dall’azione svolta dall’«Unità di crisi» della Farnesina, nota anche all’estero. Pur se non appare molto evidente, la politica estera riguarda il cittadino comune sia per la posizione del Paese nei rapporti con gli altri, sia per la promozione degli interessi economici delle nostre aziende, sia per la tutela immediata dei cittadini all’estero.
D. Quali sono le risorse finanziarie e come vengono impiegate?
R. Escluso il settore della cooperazione allo sviluppo, nel 2008 il bilancio del Ministero degli Esteri è stato di circa 1,7 miliardi di euro, pari allo 0,24 per cento del bilancio dello Stato. Per il 2009 è stato ridotto a 1,6 miliardi e ulteriori tagli sono previsti per il 2010-2011. I fondi per l’Aiuto pubblico allo sviluppo sono passati da circa 400 milioni di euro nel 2006 a 703 milioni nel 2008. Le restanti voci di spesa riguardano, tra l’altro, i contributi a organismi internazionali, l’attività negli ambiti multilaterali, il servizio all’estero, l’assistenza alle collettività italiane, la promozione culturale. Se si esclude l’Aiuto allo Sviluppo, quasi raddoppiato nel triennio 2006-2008, le spese relative al funzionamento delle nostre strutture sono diminuite negli ultimi tre anni: per il servizio all’estero dal 30,2 al 22,4 per cento; per la rete all’estero e per la sede centrale dal 7,5 al 5,2 per cento. Questa progressiva contrazione riflette l’impegno della Farnesina nella razionalizzazione delle strutture e dei costi.
D. Quindi per il Paese è utile investire nel Ministero degli Esteri?
R. Il maggiore impegno diplomatico all’estero assicura un più elevato livello di sicurezza per tutti. Il Ministero e la sua rete promuovono la competitività delle nostre imprese nel mondo e assistono i connazionali con la capillare rete dei Consolati, con le informazioni diffuse dal sito «Viaggiare Sicuri» e con l’attività dell’Unità di crisi. La rete è stata aggiornata con la chiusura di 15 Uffici, l’apertura o l’elevazione di nuovi secondo le mutate priorità, la semplificazione del finanziamento che viene attuato ora con non più di due rimesse valutarie all’anno, la loro crescente autonomia finanziaria e gestionale, il migliore uso delle risorse, l’eliminazione di autorizzazioni dal centro. È stata introdotta per le sedi all’estero anche la possibilità di ottenere sponsorizzazioni da parte di soggetti pubblici e privati, per finanziare lavori di manutenzione, attività e personale interinale. Aumentano il ricorso alle tecnologie e il tipo di servizi, si semplificano le procedure. Entro l’anno entrerà in funzione il «Consolato digitale» che fornirà servizi consolari in rete come il rilascio di passaporti e certificati; mediante la carta d’identità elettronica si potrà compiere in rete l’iscrizione all’anagrafe, fissare un appuntamento con un operatore, verificare lo stato di una pratica, ottenere informazioni. Entro il 2009 tutte le comunicazioni con il Ministero saranno elettroniche, eliminando il ricorso alla carta.
D. Oltre alla Farnesina, chi sostiene la competitività del Paese all’estero?
R. Ai 319 Uffici all’estero del Ministero si affiancano 115 Uffici dell’Ice in 86 Paesi, 140 Camere di Commercio in 48 Paesi, più di 90 sedi o «antenne» degli enti locali, quelle di altri Ministeri e della Banca d’Italia, 24 Uffici dell’Enit in 20 Paesi, 414 comitati della Dante Alighieri, rappresentanze di associazioni di categoria, di grandi e medie aziende italiane e di istituti bancari. Ma per assicurare la massima efficacia e coerenza all’attività quotidiana della rete all’estero è essenziale rinnovare assetti e metodi dell’Amministrazione centrale. Per questo è stata creata una struttura dedicata alla competitività e denominata «Unità per il sistema Paese e le Autonomie territoriali».
D. Quali sono i suoi compiti?
R. Cura i rapporti con aziende produttive italiane affiancando le Direzioni generali. È stata avviata una prassi di incontri degli alti dirigenti del Ministero con i vertici dei grandi gruppi industriali e finanziari italiani. Con il Ministero dello Sviluppo economico si è dato vita a una «Cabina di regia per l’Italia internazionale», che ha il compito di coordinare le attività coinvolgendo Ice, Confindustria, Regioni, Amministrazioni dello Stato, Abi, Enit, sistema camerale, associazioni di categoria. È stato anche istituito, con il Ministero dell’Economia, un Comitato per la tutela degli interessi economici all’estero, al fine di analizzare le opportunità e i rischi connessi ai fondi sovrani e le possibilità di crescita sostenibile dei Paesi in via di sviluppo. È un organismo tecnico di supporto per il Governo, di cui fanno parte esperti designati dai ministri degli Esteri e dell’Economia. Alla ricerca della competitività, quindi, il Ministero degli Affari Esteri partecipa con nuove strutture, mentalità e metodi di lavoro, mettendo a servizio del Paese la rete all’estero in collaborazione con i numerosi attori presenti in campo internazionale, che concorrono a formare e promuovere l’immagine e gli interessi dell’Italia nel mondo.
Il poltronificio di Renzi è un valzer delle feluche: Massolo spicca il volo verso Bruxelles
Rimettere un diplomatico di carriera a Bruxelles, dove non si fanno affari ma si conducono battaglie su conti pubblici e direttive comunitarie. Dopo lo spostamento di Carlo Calenda al ministero dello Sviluppo economico, Matteo Renzi sta pensando di affidare il posto di rappresentante italiano presso l’Unione europea a Giampiero Massolo, direttore in uscita del Dipartimento informazioni e sicurezza e ambasciatore di lungo corso. La decisione non è definitiva e neppure è prevista in tempi brevissimi, ma a Palazzo Chigi se ne ragiona seriamente. E il nome di Massolo è nettamente il preferito.
Massolo è nato a Varsavia nel 1954 ed è entrato in diplomazia nel 1978. Tra le sedi dove ha prestato servizio c’è proprio quella di Bruxelles, tra il 1985 e il 1988, ma ha lavorato anche a stretto contatto con la politica, come nel 1994, quando è stato capo della segreteria particolare dell’allora premier Silvio Berlusconi. Alla Farnesina ha scalato tutti i gradini, arrivando nel 2007 alla poltrona di segretario generale, che è quella da cui si comanda tutta la struttura. Poi, nel 2012, per scelta di Mario Monti e volere di Giorgio Napolitano, la nomina al vertice dell’intelligence italiana, che ha guidato senza scossoni e senza incidenti, cercando di costruire sempre il massimo consenso.
Ricucitura
Con la nomina di Massolo, che in alternativa resta dato in pole position per la presidenza di Fincantieri, il presidente del Consiglio riuscirebbe a centrare un triplo risultato. Il primo è che troverebbe un posto adeguato all’ex capo del Dis, che alla fine non è stato rinnovato nel suo incarico più che altro a seguito di una carambola, visto che Renzi voleva piazzare a tutti i costi Franco Gabrielli a capo della Polizia e Alessandro Pansa è stato così spostato al Dis. Il secondo obiettivo che verrebbe centrato è quello di non smentire se stesso, ovvero di confermare a tutto il corpo diplomatico che tre mesi fa non c’era nessun ambasciatore in grado di sostituire Stefano Sannino. Il terzo risultato sarebbe quello di mandare in una casella tanto strategica come quella delle relazioni con la Commissione di Jean-Claude Juncker un uomo che è ormai di assoluta fiducia di Palazzo Chigi, anche se viene da una “tecnostruttura” come la Farnesina.
Rivoluzione
I rapporti con gli ambasciatori, però, sono destinati a rimanere tesi. La diplomazia italiana non ha assorbito il colpo, tre mesi fa, della nomina di un esterno come il manager montezemoliano Calenda. E il segretario generale Elisabetta Belloni, sorta di ministro ombra con un rapporto diretto con il premier, ha faticato a tenere a freno il malcontento delle feluche contro Renzi. E se anche Massolo finisse a Bruxelles, la ferita non sarebbe sanata. Secondo le voci che girano al ministero degli Esteri, i prossimi ambasciatori italiani a Tripoli, Buenos Aires e Tel Aviv potrebbero essere tre manager di stretta fiducia renziana.********************************************************
La nuova guida del Dipartimento informazioni per la sicurezza (Dis) ha iniziato la sua carriera diplomatica nel 1978 ed ha accumulato molta esperienza nei rapporti internazionali e la gestione del settore comunicazionale.
Classe 1954, Giampiero Massolo è nato a Varsavia. Conosce l´inglese, il francese, il russo, il polacco ed alcuni elementi del tedesco. Ha una laurea in Scienze Politiche con indirizzo in politica internazionale presso l´Università Luiss di Roma. È considerato uno degli uomini di Gianfranco Fini nel nuovo governo tecnico.
Massolo è stato nominato segretario generale del ministero degli Affari Esteri l’anno scorso, anche se lui non si riconosce in nessuna filiera politica, tantomeno quella “finiana”.
Era stato nella direzione per le Relazioni economiche e sociali e alla direzione per le questioni comunitarie e gli affari internazionali presso la Fiat dal 1977 al 1978. Ma quell’anno vince un concorso alla Farnesina e comincia la sua carriera diplomatica.
Per i due anni (1080-1982) Massolo è all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, dove ha collaborato sulle questioni politiche e ha curato il settore culturale e il rapporto con la stampa. Dopo è diventato primo segretario del settore commerciale all’ambasciata italiana a Mosca. La sua esperienza successiva è stata nella rappresentanza italiana presso la Comunità Europee in Bruxelles.
Ad agosto del 1988 rientra al ministero degli Affari Esteri e presta servizio alla segreteria generale. Nel febbraio 1990 passa all’Ufficio del Consigliere Diplomatico della presidenza del Consiglio. Dopo diversi passaggi, nel 1997 viene nominato Ministro plenipotenziario e nel 2000 vicesegretario generale della Farnesina. A marzo del 2004 è stato nominato direttore generale per gli Affari politici multilaterali e i Diritti umani e dopo capo di Gabinetto degli Affari esteri.
Con questo background in diplomazia e rapporti internazionale, ********Massolo prende la guida del Dipartimento informazioni per la sicurezza (Dis) e una nuova sfida nel mondo dei servizi segreti.*******
PERSONAGGI
Chi è il nuovo capo degli 007
Probabile che non abbiate mai sentito il nome di Giampiero Massolo. Ma è uno degli uomini più potenti d'Italia. Specie ora che Monti l'ha promosso ai vertici del Dis. Coronamento di una carriera nell'ombra, iniziata con Andreotti e proseguita con Fini e D'Alema
DI DENISE PARDO
📷Giampiero Massolo
Alla fine, dopo mesi di voci in cui veniva segnalato alla più sfavillante sede diplomatica, ma anche alla più importante delle authority e pure alla direzione generale di Confindustria, la poltrona è arrivata. Una poltrona che nessuno aveva mai pensato potesse essere destinata all'ambasciatore Giampiero Massolo, classe 1954, segretario generale della Farnesina, l'uomo con i baffi che negli ultimi vent'anni è apparso in tutti i telegiornali sempre un passo indietro a premier e a ministri degli Esteri, la quintessenza del potere della diplomazia, l'enfant prodige del ramo.
La poltrona è quella di capo del Dis, il Dipartimento informazioni per la sicurezza, l'organo di coordinamento dell'intelligence italiana interna ed esterna, uno dei posti nevralgici del Palazzo, la cassaforte dei dossier riservati e delicati lasciata da Gianni De Gennaro, ex capo della Polizia, uomo tra i più potenti e temuti della nomenklatura ora nominato dal governo Monti sottosegretario con la delega ai Servizi. A pensarci bene il posto su misura per uno come Massolo, diplomatico sopravvissuto non alle bombe di Beirut o di Sarajevo ma alla guerriglia della politica romana, da destra e da sinistra di volta in volta promosso e premiato, senza conoscere la pausa in un'irresistibile ascesa, senza mai un cedimento alla vanità, alle chiacchiere di Palazzo, alla fibrillazione dell'apparire.
Un'ombra della Repubblica per il grande pubblico, fatta di discrezione e riservatezza: cosa volere di più per chi avrà a che fare con barbe finte nazionali e soprattutto internazionali? Ma una roccia, un burocrate di ferro all'interno della Farnesina dove a soli 53 anni nel 2007 viene nominato al vertice della piramide diplomatica dall'allora ministro degli Esteri Massimo D'Alema, culmine di una carriera senza barriere che ha destato non pochi malumori in un enclave dove conta più che in ogni altra parte la gerarchia, la nascita e il doppio cognome, la differenza di casta tra chi è diplomatico e chi è funzionario, persino il dovere di un minimo di birignao.
Per i suoi critici, la scalata fulminea di Massolo è la ricompensa a chi sa obbedire chiunque conduca il gioco: Francesco Cossiga per segnalarne la doppia tessitura di rapporti lo definiva un fasciocomunista. Per chi gli è amico, invece, è la prova di una bravura tecnica che fa comodo a tutti. Fatto sta che all'arrivo di Monti a Palazzo Chigi il numero uno della diplomazia raggiunge quasi la nomina di ministro degli Esteri. In un governo di tecnici lui è un tecnico puro che ha da poco firmato una riforma amministrativa della Farnesina. Viene scalzato dall'ambasciatore a Washington Giulio Terzi di Sant'Agata. Il testa a testa non aiuterà certo i rapporti tra i due.
Secondo quanto ha raccontato lui stesso a una feluca di gran rango che gli riconosce il contagocce nelle parole ma la sottigliezza di un humour assai garbato ("Ha sempre saputo come dire no") è grazie all'incontro nel '94 nella toilette di Palazzo Chigi con un Silvio Berlusconi appena sbarcato a Roma, sorriso di plastica stampato in faccia, marziano arrivato nel Palazzo, che la sua vita prende la piega giusta per condurlo alla vetta. Massolo che parla inglese, francese, russo, polacco (è nato a Varsavia) e un po' di tedesco, è consigliere diplomatico aggiunto a Palazzo Chigi (governo Carlo Azeglio Ciampi) dove è approdato tre anni prima con Giulio Andreotti premier: una gran scuola. Il Cavaliere se ne invaghisce e ne fa il capo della sua segreteria particolare. In un certo senso è l'inizio e la fine della sua carriera diplomatica.
Massolo si laurea alla Pro Deo di Roma, l'università voluta da Gianni Agnelli diventata poi Luiss, e poi vola a Torino assunto dalla Fiat. Nel 1978 vince il concorso in diplomazia e torna a Roma: la prima missione è all'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede, poi Mosca e Bruxelles presso la Cee. Questo è quanto. Dal 1988 in poi Massolo non traslocherà mai più all'estero diventando una contraddizione in termini del lavoro in diplomazia: quasi un quarto di secolo stanziale in patria, un paradosso per la Farnesina, caso più unico che raro.
Quel che conta, la politica apprezza. Non buca un ministro. Dopo Berlusconi passa, con lo stesso incarico, al neo premier Lamberto Dini, che da ministro degli Esteri del governo Prodi lo nomina capo del servizio stampa oltre che, nel 2000, anche vice segretario generale. Chi lo ferma più? È un lavoratore instancabile, attento a non scavalcare mai il ministro di turno, abile a non dimenticare quello precedente: un vulcano della politica dei due forni, lo stemma andreottiano.
In dieci mesi diventa vicario del segretario generale (il ministro è Renato Ruggero). Direttore generale degli Affari politici solo per sette mesi, il tempo che il ministro Gianfranco Fini lo coopti capo nel suo gabinetto. Fini si sta giocando l'abiura del fascismo "male assoluto" e Massolo lavora con Italo Bocchino e Andrea Ronchi per il viaggio in Israele (dove il rappresentante diplomatico è proprio Terzi). Nel 2006 arriva la promozione a ambasciatore di grado, un anno dopo quella di direttore del personale, fino alla nomina dalemiana: l'ufficio al primo piano della Farnesina, quello da segretario generale.
Mai un passo falso, mai una sbavatura: Massolo, secondo un suo collega, ragiona e agisce come un computer. La sua riforma amministrativa degli Esteri raccoglie più mugugni e contestazioni che consensi. Padrone assoluto del ministero, controlla tutto, anche le nomine meno importanti in genere lasciate alla discrezionalità del capo del personale. Accorpa direzioni generali, da tredici a otto. Accentua il lato commerciale e marketing della carriera secondo i desiderata del Cavaliere. Gli ambasciatori della vecchia guardia lo accusano di cedere di fronte al potere politico e di non contrastare con la forza necessaria i tagli del ministro Giulio Tremonti "l'ex segretario Umberto Vattani con tutti i suoi difetti si sarebbe battuto di più". E certo non fa piacere la campagna per abbassare l'età della pensione da 67 a 65 anni che a fine 2012 manderà a casa una generazione di alte feluche, Giulio Terzi in primis.
Massolo è stato ministro degli Esteri in pectore per una notte. Si racconta che non abbia raggiunto l'obiettivo per aver chiesto troppe assicurazioni per il futuro. L'altra versione è che Terzi, oltre al sostegno di Fini (sul quale poteva contare pure Massolo), avesse anche l'ok di Pier Ferdinando Casini. Una delusione difficile da digerire. Anche perché governare la Farnesina con un politico come ministro ha una valenza ben diversa rispetto a quando il ministro è un diplomatico anche lui e vuole e sa dove mettere le mani. Così per il segretario generale arriva davvero il tempo di migrare.
L'occasione del Dis è da afferrare al volo. Soprattutto con un governo deciso a dare un impulso alla rete estera dei servizi e a puntare sulla mission, nel più puro dei pallini esterofili di Monti, di collaborare intensamente con le intelligence internazionali visti i molteplici tavoli di crisi aperti. La rete di altissimi rapporti tessuta negli anni da Massolo, consolidati da sherpa del governo italiano nel summit G8 dell'Aquila, servirà proprio a questo. La nuova poltrona gli permetterà anche di avere accesso ai dossier più delicati. E questo non ha fatto piacere proprio a tutti.
21 maggio 2012*************************************
Barbara Carfagna, intervista Giampiero Massolo capo dei servizi segreti.*********************************OCCORRE ACCERTARE LA SIG.RINA.CARFAGNA COME E QUANDO E’ STATA ASSUNTA IN RAI *******