Monday, October 31, 2016

SCANDALO VATICANO: ALTRO CHE POVERI! ECCO DOVE ANDAVANO A FINIRE LE OFFERTE IN ORO

SCANDALO VATICANO: ALTRO CHE POVERI! ECCO DOVE ANDAVANO A FINIRE LE OFFERTE IN ORO

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SCANDALO VATICANO: LE OFFERTE IN ORO DELLE PERSONE? ALTRO CHE POVERI, ECCO DOVE ANDAVANO A FINIRE..
SPY STORY ALL’ITALIANA – UN’INCHIESTA PARALLELA SULLA FUGA DEL LATITANTE AMEDEO MATACENA SVELA UN’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE IN CUI CI SONO UN AGENTE DEI SERVIZI AFFILIATO ALLA MASSONERIA, UN MONSIGNORE CHE TRAFFICA LINGOTTI D’ORO, SGHERRI DEL CLAN CASAMONICA, GENERALI E POLITICI
Valeria Di Corrado per “Il Tempo”
Un agente dei Servizi segreti italiani, affiliato al Grande Oriente d’Italia, accusato di aver favorito la latitanza di un ex parlamentare condannato per concorso esterno alla ’ndrangheta. Un monsignore che vuole vendere “in nero” centinaia di chili d’oro, custoditi nel caveau del Vaticano, frutto delle offerte dei fedeli. Un’imprenditrice corleonese che contatta un poliziotto in servizio presso la presidenza del Consiglio dei ministri per “piazzare” i lingotti.
Sullo sfondo compaiono generali dell’Esercito italiano, politici di centrodestra, esponenti della famiglia Casamonica; mentre si intrecciano accordi per la vendita di petrolio “d2”, gas liquefatto e giubbotti antiproiettile. Sono questi gli ingredienti di un’avvincente spy story internazionale, di cui si trova traccia nell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria, coordinata dal procuratore distrettuale antimafia Cafiero De Raho e dal sostituto Giuseppe Lombardo.
LA LATITANZA DI MATACENA
Lo scorso aprile gli uomini della Dia hanno perquisito da cima a fondo le abitazioni di Domenico Sperandeo, agente dell’Aise di origine palermitana ora in pensione, e Franco Ciotoli, l’assistente capo della Polizia di Stato in servizio presso la presidenza del Consiglio dei Ministri, sequestrando pc, Ipad e hard disk.
Entrambi sono indagati per associazione di tipo mafioso “in concorso necessario” con Amedeo Gennaro Matacena, ex deputato forzista condannato in via definitiva quale decisivo concorrente esterno della ’ndrangheta reggina e latitante da circa tre anni, Chiara Rizzo e Maria Grazia Fiordelisi, rispettivamente moglie e segretaria di Matacena, Martino Antonio Politi, considerato il suo factotum, l’ex ministro forzista Claudio Scajola e la sua segretaria Roberta Sacco, nonché Vincenzo Speziali, latitante in Libano sposato con la figlia di un ex presidente libanese e nipote dell’omonimo senatore Pdl.
Sono tutti accusati dai pm calabresi di far parte di «un’associazione per delinquere segreta collegata all’associazione di tipo mafioso e armata denominata ’ndrangheta da rapporto di interrelazione biunivoca al fine di estendere le potenzialità operative del sodalizio in campo nazionale e internazionale».
«In particolare – si legge nel capo d’imputazione – hanno posto in essere, consentito o comunque agevolato condotte delittuose dirette ad agevolare l’attività di interferenza di Speziali su funzioni sovrane (quali la potestà di concedere l’estradizione, in capo alle rappresentanze politiche della Repubblica del Libano), finalizzate a proteggere la perdurante latitanza di Matacena», in modo da «mantenere inalterata la piena operatività di Matacena e della galassia imprenditoriale a lui riferibile, costituita da molteplici società usate per schermare la vera natura delle relazioni politiche, istituzionali e imprenditoriali da lui garantite a livello regionale, nazionale e internazionale».
I RAPPORTI CON LA MASSONERIA
Dall’attività di intercettazione della Procura reggina emerge «in maniera inequivocabile» che, subito dopo le perquisizioni degli uomini della Direzione investigativa antimafia, «la direzione dell’Aise aveva invitato Sperandeo affinché si pensionasse», così come poi è accaduto. Sperandeo «risulta inserito – si legge nel decreto di perquisizione – in una loggia massonica, verosimilmente il Grande Oriente d’Italia, sin dai tempi in cui era ancora in servizio all’Aise».
«Tale eventuale appartenenza – precisa il pm Lombardo nel decreto – viola i limiti imposti dalla legge in ordine all’iscrizione alle logge massoniche di un soggetto che riveste lo status di militare in servizio». Sperandeo, che dalle carte risulta difeso dall’avvocato Daniele Francesco Lelli (penalista noto per aver difeso personaggi di spicco in processi alla criminalità organizzata), viene intercettato mentre parla al telefono con avvocati, dipendenti Rai e professionisti romani, di riunioni con tutti i “fratelli” che ogni martedì si incontrano per la “tornata rituale” in un “tempio” diverso.
L’ORO DEI FEDELI IN VENDITA
Nelle carte dell’inchiesta emerge anche come Sperandeo e Ciotoli abbiano fatto da intermediari per “piazzare” lingotti d’oro per conto di un prelato del Vaticano, avvalendosi del supporto dei soci del gruppo Goldiam (società di diritto maltese, nonché “mandate” del gruppo Viloro, con sede in Romania, Svizzera e Dubai).
Il 7 ottobre 2015 viene interrogato dagli inquirenti uno di questi imprenditori: «Nel periodo di Pasqua dello scorso anno fui invitato a Roma perché un alto prelato del Vaticano era intenzionato a vendere un consistente quantitativo di oro. (…) Il Monsignore mi disse che aveva la necessità di effettuare un’operazione riservata che prevedeva la vendita di un primo stok di 400 chili. (…) Richiedeva il pagamento in contanti o attraverso il deposito presso una cassetta di sicurezza estera». Un altro dei soci della Goldiam riferisce ai pm: «A dire del Monsignore l’oro era custodito nel caveau del Vaticano. Appresi che proveniva dalla Svizzera ed era frutto della fusione di oro donato dai fedeli alla Chiesa».

Saturday, October 29, 2016

Gaeta / Porto Sicuro, M5S pronto a collaborare con la Procura di Cassino Scritto da Redazione Temporeale / Attualità, Gaeta, Politica / 13 agosto 2015,

GAETA – Il Movimento Cinquestelle (M5S) è pronto a collaborare con la procura della repubblica di Cassino e fornire elementi utili all’inchiesta “Porto Sicuro”. In particolare M5S Sud Pontino metterà a disposizione i preziosi fascicoli di cui è entrato in possesso a seguito dell’ispezione nel porto commerciale di Gaeta dei parlamentari Cristian Iannuzzi e Silvia Vecchi. Di seguito la nota completa.
movimento 5 stelle formia“Ci conforta leggere che la Procura della Repubblica di Cassino, nell’ambito dell’indagine relativa alla gestione del porto commerciale di Gaeta, riconosca il ruolo delle associazioni, comitati, movimenti e cittadini nella svolta dell’inchiesta sui reati ambientali del porto di Gaeta. E’ la stessa Procura, infatti, a scrivere che “le complesse attività investigative sono state svolte anche a seguito di una serie di esposti/denunce di privati cittadini e di associazioni di settore che denunciavano diverse irregolarità nella gestione del pubblico demanio marittimo portuale di Gaeta”.
Quello che il Movimento 5 Stelle del sudpontino ha sempre denunciato pubblicamente, ovvero che all’interno del porto di Gaeta si consumavano quotidianamente una serie di reati ambientali e non solo, oggi trova sbocco, finalmente, nell’inchiesta della Procura della Repubblica di Cassino che ha iscritto 4 dirigenti del porto di Gaeta nel registro degli indagati. Corruzione e reati ambientali, che molto spesso sono strettamente collegati, sono due dei diversi capi d’imputazione che la Procura contesta ai dirigenti del porto di Gaeta, per un’inchiesta nata, appunto, dalla mobilitazione dei comitati, movimenti e cittadini della zona.
Oltre ai reati ambientali, da noi sempre contestati, la Procura ha rilevato anche reati come corruzione, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e altri, tanto da disporre sequestri di conti correnti, interdittive e sospensioni. La Procura di Cassino, inoltre, si è spinta ben oltre nelle indagini, ravvisando un “sistema” di illegalità: “La complessa ed ampia attività investigativa condotta per due anni dalla Guardia Costiera di Gaeta a tutela della legalità e sicurezza del territorio, eseguita attraverso, permetteva di accertare che le condotte illecite avessero assunto, nel tempo, il carattere della sistematicità”.
Il Movimento 5 Stelle ha da subito recepito le istanze dei comitati e associazioni locali, sia presentando un’interrogazione parlamentare a firma del deputato Alessandro Di Battista, rispetto alla quale il Governo vergognosamente ancora non risponde, e sia realizzando un’ispezione con i parlamentari del M5S all’interno del porto, dopo che l’Autorità Portuale aveva rifiutato l’ingresso ai comitati e alla associazioni. E’ giusto precisare che il Movimento 5 Stelle è stato l’unico soggetto politico a recepire le istanze dei comitati locali, in piena solitudine, nell’indifferenza totale dei partiti del centrosinistra locale, che oggi più che mai sospettiamo essere stati complici del “sistema”.
Nei prossimi giorni gli attivisti di zona del Movimento 5 Stelle invieranno alla Procura di Cassino un voluminosissimo plico con tutta la documentazione di atti amministrativi che i parlamentari riuscirono a ottenere tramite la richiesta di accesso agli atti. Tutti documenti non accessibili con le procedure ordinarie, che la Procura potrebbe usare ai fini dell’indagine.
Ora non resta che attendere gli sviluppi dell’inchiesta della Procura, per comprendere responsabilità, corresponsabilità e complicità che in questi anni si sono intrecciate nel “sistema” di gestione del porto. Vogliamo sapere fino in fondo qual è stato il ruolo della politica e delle istituzioni locali rispetto alle ingerenze nella gestione del porto. Vogliamo sapere quali sono state le pressioni politiche rispetto a raccomandazioni, favoritismi e clientele che già sono emerse in altre inchieste. Vogliamo conoscere le responsabilità dei sindacati dei lavoratori e degli organismi locali addetti al controllo. Vogliamo sapere qual è stata la “quota di partecipazione” delle attività criminali e camorriste che agiscono nel territorio.
Sia chiaro: il Movimento 5 Stelle non vuole, come alcuni sostengono, la chiusura del porto di Gaeta o, come dicono altri, la perdita di posti di lavoro. L’interesse della politica dovrebbe essere proprio quello di sostenere l’occupazione locale, aumentare i livelli di sicurezza per i lavoratori e i cittadini, evitare di movimentare merci pericolose e nocive e, soprattutto, ampliare il più possibile i livelli di trasparenza rispetto alle attività che si svolgono all’interno del porto.

Ora, però, è importante mantenere alto il livello di guardia da parte dei cittadini. L’indagine della Procura di Cassino non chiude “la partita” della gestione del porto di Gaeta. E’ necessario continuare a monitorare il territorio e segnalare le difformità rispetto alle leggi. Il Movimento 5 Stelle del sudpontino continuerà, come ha fatto finora, a recepire tutte le istanze che proverranno dai cittadini, movimenti e comitati, perché solamente attraverso una sinergia costante con i cittadini e il mondo dell’associazionismo, e una spinta partecipazione popolare, sarà possibile “riconquistare il territorio” a beneficio della legalità, della sicurezza e dell’ambiente”.